Brani:
Nazarè, Pink caravan (I-II-III), Primavera, Dei avversi, Ulisse nella nebbia, Cronotopo di Bachtin, Fengari
Formazione:
Nick Le Rose - voci, chitarra acustica ed elettrica, bouzouki, (8) percussioni (6, 7, 8), basso (4,7,8), Andrea Monetti R. - flauto, flauto dolce tenore, flauti etnici, synth (4,7), organo (7), percussioni (4,6,7,8), Goffredo Fioravanti - piano, piano elettrico, organo Hammond, Andrea Zanotti: basso, Gianluca "Gisus" Pappalardo: chitarra elettrica (5,6), Gianluca "Pecos" Grazioli: batteria.
Prodotto da: Alhambra.
Anno: 2002, Fly Agaric! - Durata: 44:10

Alhambra è una sigla dietro cui si cela il nuovo progetto del flautista Andrea Monetti, assurto negli ultimi anni all'onore delle cronache per i suoi contributi con artisti del calibro di Embryo, Maschera di Cera, Amanita, Arjuna e Ku. L'attivissimo Andrea si circonda di bravissimi musicisti per questo lavoro di tre quarti d'ora molto raffinato e spesso acustico. L'opener "Nazarè" mostra già tutto il fascino degli Alhambra, attraverso melodie semplici eppure incantevoli, un po' stravaganti e sempre circondate da un alone di magia, grazie soprattutto alle eleganti note acustiche del flauto, che spesso guida il tema, della chitarra e del piano, su ritmi compassati e quieti. Queste caratteristiche, che un po' ricordano il rock progressivo italiano dei seventies ed un po' delineano accenti folk, si presentano anche in altri brani, a partire dalla strumentale "Pink caravan" e proseguendo con "Dei avversi" e "Cronotipo di Bachtin". A volte emerge qualche riferimento all'India e all'oriente, ben inserito in un contesto cantautoriale erede del primo Sorrenti ("Primavera"), o che sfocia in situazioni stralunate molto accattivanti per merito anche dei timbri dei numerosi strumenti utilizzati ("Eddy takes a ride" e "Fengari"). Da rimarcare, inoltre, l'immancabile presenza di piccoli rimandi alla psichedelia e ai corrieri cosmici, filoni molto cari ad Andrea, attraverso fraseggi appena accennati, lievi sussurri sonori e curiosi passaggi bucolici, avvertiti soprattutto nell'ipnotica "Ulisse nella nebbia". Ennesimo cd che conferma che nel rock progressivo non è il caso di essere troppo esterofili, visto che in Italia continuano ad uscire prodotti estremamente interessanti

Peppe
Maggio 2003