alt Brani:
1-Malleus Maleficarum; 2-Elektra (an evening with...); 3-Lilith; 4-The dance of the drastic navels; 5-Inside you.
Formazione:
Alfio Costa: keyboards, samplers and noises; Davide Guidoni: acoustic and electronic drums, acoustic and electronic percussions, gongs, octobans, samplers.
Special guests
Ettore Salati: guitars; Bobo Aiolfi: basses; Tirill Mohn: voices on 5; Letizia Riccardi: violin on 5; Guglielmo Mariotti: voice on intro of 1.
Produced by Alfio Costa and Davide Guidoni

2015, Agla Records - durata totale: 51:24

Dopo il romanticismo oscuro del Dodecahedron tornano un po' agli esordi Davide Guidoni e Alfio Costa con il loro progetto DAAL e con un nuovo disco ancora ricercato e ben strutturato. Emblematico l'incipit con un brano come Malleus Maleficarum, che per oltre dieci minuti ci assale con suoni pesanti e ritmiche ossessive, facendoci entrare subito nel pieno del lavoro. Alfio Costa alle tastiere va ad alternare suoni moderni, effetti elettronici e note di piano classicheggiante e sinistro, creando atmosfere care ai Goblin, mentre Davide Guidoni è la solita macchina ritmica ed è ben coadiuvato da Bobo Aiolgi al basso. A rendere ancora più vivace il tutto si aggiunge il tocco di Ettore Salati, che con la sua chitarra elettrica contribuisce non poco a mantenere forte le venature dark del brano. Un inizio da applausi, ma c'è da spellarsi le mani anche per quello che viene dopo! Già Elektra (an evening with...) si fa ammirare con i suoi saliscendi: partenza con lunga introduzione chitarristica, poi uno sviluppo, attraverso timbri elettronici, verso un trip sonoro carico di adrenalina e affascinante nella sua visionarietà, ma che pure si apre ad un finale sorprendentemente più pacato e sinfonico. Si prosegue con Lilith, che è una piccola magia di poco più di quattro minuti. Mellotron, pianoforte e chitarra acustica creano la delicata base su cui si dipana questa composizione, che con l'entrata della batteria si lancia poi in un crescendo di rara intensità e bellezza che sembra quasi modernizzare gli esordi dei King Crimson. E' il turno della chilometrica title-track; venitquattro minuti che mostrano alla perfezione la musica dei DAAL; un concentrato di heavy-prog attuale, in cui con grande abilità e personalità si vanno a mescolare effetti elettronici, elementi frippiani, atmosfere sinistre con echi di Black Sabbath e, nuovamente, Goblin, passaggi di solo piano dal sapore classico; il tutto condito con quei cambi di tempo che contribuiscono a rendere più labirintico il percorso, ma anche più ricco di attrattive. E non finisce qui! Se fino a questo momento il duo si è divertito a prenderci alla sprovvista con sonorità inquiete e asfissianti, nel finale, come d'incanto, ci regala una perla che lascia a bocca aperta. Contrariamente a quanto ci si potesse aspettare, infatti, l'album è chiuso da un gioiello incredibile, con un brano diretto intitolato Inside you, più semplice, ma straordinariamente romantico ed efficace, la cui dolcezza di base (alla quale contribuisce anche il violino) viene accentuata dal canto soave e ipnotico di Tirill Mohn, sirena norvegese che conosciamo per i suoi trascorsi con i White Willow e per alcuni splendidi lavori solisti di folk-rock. Finale migliore non ci poteva essere per un altro grande album a nome DAAL, progetto capace anche in questa occasione di sorprenderci e che ci "costringe" ancora una volta a elargire un bel po' di complimenti per la musica proposta.

Peppe
giugno 2015

Ultimo aggiornamento (Mercoledì 23 Settembre 2015 09:35)