alt Brani:
1-Mustardseed; 2-Skein; 3-Fountain of euthanasia; 4-Gnashville; 5-In that distant place; 6-Synecdoche; 7-The Earth is an atom; 8-Waylaid; 9-Spiritual gatescrasher; 10-The okanogan lobe.
Formazione:
Dennis Rea: guitar, electronic interventions, mellotron; Alicia DeJoie: electric violin; James DeJoie: baritone sax, flute, effects; Kevin Millard: stick bass; Tom Zgonc: drums.
Prodotto da Moraine & Steve Fisk.
2014, Moonjune Records - durata totale: 52:22

Abbiamo già avuto modo di decantare le lodi dei Moraine grazie ai primi due dischi di questo progetto di Dennis Rea, Manifest DeNsity e Metamorphic rock. La band si ripresenta nel 2014 con un altro lavoro che lascia ottime impressioni, intitolato Groundswell. Il disco comincia con Mustardseed, un brano molto particolare, aggressivo al punto giusto, con melodie stravaganti, vaghi riferimenti ai King Crimson del periodo '73-'74 e un infuocato mix strumentale portato avanti da chitarra elettrica, violino elettirco e sax. E' solo l'inizio... Skein riprende ancora nervosismi frippiani, ma qui comincia a venir fuori maggiormente l'anima jazz-rock del gruppo. Più passano i minuti, più la componente jazzistica diventa proponderante. Si va avanti, durante l'ascolto, con la morbidezza e l'eleganza di Fountain of euthanasia, in cui il violino èin bella evidenza, con i riff duri e le bizzarre armonie di Gnashville e Synecdoche, con le contaminazioni di The Earth is an atom, le vaghe tentazioni à la Mahavishnu Orchestra di The okanogan lobe, composizioni diverse tra di loro, ma in cui il comune denominatore è un jazz variopinto e pronto a deflagranti cariche di adrenalina. Si va più ad ampio respiro, invece, con In that distant place e Spiritual gatecrasher, e qui si può scomodare il grande Zappa del periodo Hot Rats - Grand Wazoo, anche se i Moraine, pur partendo da certi punti in comune col Maestro di Baltimora, riescono a personalizzare al meglio il discorso. Le inquietudini di Waylaid meritano un discorso a parte con il loro mix di rock, avanguardia e musica colta e con quella parte centrale che deve sicuramente molto a Ligeti.

Anche in questa occasione il giudizio finale non può che essere positivo. I Moraine sanno essere al contempo raffinati, intensi, fantasiosi e scoppiettanti; Rea si conferma compositore abile e creativo, riuscendo ad indirizzare influenze ed esperienze in un percorso personale, alimentato da musicisti di grande caratura e da eque proporzioni di rock e jazz che danno una spinta forte verso un discorso sonoro che si attesta anche in questa occasione su livelli qualitativi decisamente alti.

Peppe
aprile 2015

Ultimo aggiornamento (Martedì 22 Settembre 2015 10:38)