alt Brani:
CD1:
1. Introvertus Fugu (Den asociala blåsfisken) Part 1 (6:56); 2. Höstsejd (11:25); 3. Längtans klocka (11:14); 4. Jordrök (12:56)

CD2:
1. Sorgmantel (12:40); 2. Kung Bore (15:20); 3. Sista somrar (16:00)
Formazione:
Anna Holmgren: flute, saxophone, Mellotron, recorder and melodica; Johan Brand: bass, Moog Taurus basspedals and atmospheric sound; Tord Lindman: guitar, vocals, gong and atmospheric sound; Linus Kåse: Hammond organ B-3, Mellotron, Fender Rhodes, Moog Voyager, piano, soprano saxophone and vocals; Erik Hammarström: drums, cymbals, vibraphone, glockenspiel, tubular bells, cran casa, gong.

2014, Anglagard Records - durata totale: 86:31

Devo ammettere che fu con un certo scetticismo che lessi del ritorno degli Anglagard nel 2012 dopo quasi vent’anni di silenzio, soprattutto per l’amore incondizionato che ho provato per i loro primi due dischi. Molto era cambiato in quegli anni di silenzio e pochi gruppi avevano seguito la strada crimsoniana degli Anglagard (Sinkadus, Areknames, Pangée fino agli Opeth di Deliverance). Vista la mancanza di veri degni eredi, avranno pensato gli svedesi, perché non tornare noi stessi a rinverdire quel sound retro-prog che tanto scalpore suscitò  agli inizi dei'90? Ed ecco in due anni album nuovo, tour e conseguente disco dal vivo. Lo scetticismo iniziale era stato già fugato dall’album del 2012 Viljans Oga, un bellissimo monolite strumentale crimsoniano che riprendeva la lezione dei due dischi dei ’90 ampliandola con influenze graffiane e jazzistiche. La prova live in Giappone documentata in questi due dischetti (90 minuti circa in totale) mi ha tolto ogni residuo dubbio: i nostri sono ancora maestri incontrastati nell’elaborare complesse architetture musicali senza mai annoiare. Chi possiede già Buried Alive (1996) ritroverà con piacere, come se fossero vecchi amici perduti, le melodie bucoliche genesiane di Hostsejd mischiate alle cervellotiche fughe del Re Cremisi, i nevrotici paesaggi del mellotron di Jordrock o le epiche cavalcate di Sista Somrar e Kung Bore qui dilatate fino a raggiungere quasi 30 minuti di durata. Ma in più troverà due pezzi dal recente Viljans, la cui resa è nettamente migliore rispetto a studio, ma soprattutto un inedito, l’iniziale Introvertus fuga, che ci consegna un'emozionante introduzione al concerto dove, oltre al classico duello flauto/chitarra, troviamo spruzzi di sintetizzatori e un sassofono alla Van Der Graaf Generator che mettono i brividi. Un inedito che ci fa ben sperare per il prossimo disco. Detto di qualche ovvia sbavatura dovuta alla difficoltà di riproporre dal vivo pezzi molto complessi e che necessitano di una maggiore amalgama tra i membri del gruppo, questo live è consigliato non solo a tutti i fan di vecchia data, ma soprattutto a coloro che si approcciassero alla band solo ora. Li aspettiamo con ansia a Veruno il prossimo settembre.

Italo Testa
giugno 2014

Ultimo aggiornamento (Lunedì 25 Maggio 2015 10:00)