alt Brani:
1. Tufa Domes, Pyramid Lake (2:24); 2. Chiaroscuri (11:09); 3. Maschere Cadute (1:42); 4. Nel Tuo Mondo (6:13); 5. Danzano Le Memorie (2:12); 6. In Un Gioco Di Specchi (5:20); 7. Come Il Bianco Col Nero (8:01); 8. Il Nuovo E Il Vecchio Giorno (7:03).
Formazione:

Francesco Lembo: keyboards; Antonio Pappacoda: drums; Danilo Lupi: bass; Vincenzo Manzi: guitars.

2013, Autoproduzione - durata totale: 44:04

I Camera Chiara sono un quartetto salernitano (Francesco Lembo alle tastiere, Danilo Lupi al basso, Vincenzo Manzi alle chitarre e Antonio Pappacoda alla batteria) che come biglietto da visita ha prodotto, a mio avviso, uno dei migliori dischi di quelli ascoltati nel 2014. Il disco per la verità è del 2013, è autoprodotto e quindi mi sono accorto di loro con il solito ritardo da brocco.

La proposta del gruppo è una variegata mistura di mediterraneità con atmosfere più psichedeliche, se mi lasciate passare il termine.

Nel disco, interamente strumentale, troviamo infatti, con i dovuti distinguo, riferimenti a cose fatte dai Pink Floyd ma anche dai Porcupine Tree ante Signify, dai Djam Karet e certe cose dei nostrani Indaco.

Ma attenzione, i riferimenti dati sono per farvi inquadrare il tipo di musica perché i Camera Chiara non si sognano nemmeno di ripercorrere sound e strade tracciate da altri!

Chiaro Scuri è il pezzo più lungo (circa 11 minuti) ed esemplificativo della proposta del gruppo, che segue la misteriosa Tufa Domes, Pyramid lake, che fa da introduzione al disco. Chiaro Scuri è diviso in due parti, la prima energica ed elettrica che può far ricordare, come già detto, i Porcospini, lascia presto il posto ad una più riflessiva e struggente seconda parte, dove il piano e la chitarra soffusa ci conducono per mano, invitandoci quasi a trattenere il respiro. I suoni usati con parsimonia e gusto sia per la chitarra che per le tastiere, mostrano tanta sicurezza in se stessi: non c'è bisogno di colpire con quello o quell'altro suono o effetto: le composizioni vivono perfettamente nella semplicità timbrica creata. E così, per chiudere il pezzo, naturalmente, il pianoforte lascia il posto all'hammond e quest'ultimo fa da sottofondo all'inserimento della chitarra, senza sbavature o incertezze con un gioco di ruoli tra il bravissimo tastierista e il chitarrista giocato alla perfezione.

Maschere cadute è quasi una sigla, che ruota attorno al riff di chitarra e introduce il secondo pezzo più corposo del disco: Nel tuo Mondo. Si riprendono, qui, le atmosfere più rarefatte di Chiaro Scuri, con il pianoforte e la chitarra che dialogano tra loro fino all'arrivo della batteria a dare una nuova pelle, più dinamica, al brano. Fatemi dire che quest'ultimo strumento è suonato, in tutto il disco, magistralmente con fantasia e gusto sopraffino, e in certi momenti ci si scopre quasi a sentire solo lei, mentre tutti gli altri strumenti le girano intorno.

Solo piano in Danzano le Memorie ad esaltare le capacità evocative del brano, sicuramente riuscito nelle intenzioni, lasciandoci meditabondi ma introducendoci, senza soluzione di continuità, a In un gioco di Specchi, dove la tensione cresce e il pianoforte lascia posto alla chitarra e all'organo che dopo qualche prima notazione nostalgica diventa nevrotico a dettare il carattere nervoso quasi schizofrenico del brano. Bellissimo lavoro della sezione ritmica, come al solito, fino all'arrivo del pianoforte che col suo arpeggio ci riporta a lidi più tranquilli prima della cavalcata finale dove la chitarra impazzisce in un bell'assolo liberatorio. Ma le sorprese non sono finite e d'improvviso, nel finale, il brano si scopre jazzy e ci diverte lasciandoci quasi delusi della vicina fine del brano. Un basso interrogativo ci immerge in Come il bianco e nero. Pianoforte e chitarra a ricamare sugli accordi fino all'introduzione decisa della batteria e del tema portante del brano. Il bassista qui si diverte a dettare un po' legge facendo cambiare ambientazioni e imponendo cambi di tempo ad un brano che non delude in nessuna delle sue parti. Chiude il disco l'energica e fantasiosa Il nuovo e il vecchio giorno, dove tutti (ma menzione particolare per il chitarrista) danno sfoggio delle grandi capacità interpretative, in un pezzo dall'ambientazione variegata e dalla composizione ineccepibile.

Lo avrete capito: il disco mi è piaciuto molto. L'uso di un suono classico (pianoforte, Hammond) delle tastiere contrapposto alle sonorità altrettanto classiche della chitarra elettrica (Gibson oriented direi) diviene un marchio per il sound del gruppo che definirei quasi minimalista senza che questo però vada a inficiare la forza che le composizioni possiedono, anzi come dicevo, i suoni aiutano ad enfatizzare i contenuti. Se a questo aggiungete che tutto è suonato magistralmente, mostrando un affiatamento straordinario che va a creare un amalgama musicale di forte impatto capirete che questo è un disco da avere. Paga la sua poco notorietà, al fatto di non avere una casa discografica alle spalle. Mai banale, mai ripetitivo, senza un punto di stanchezza. E' davvero difficile di questi tempi trovarsi di fronte a dischi del genere. Non lasciatevelo sfuggire, sarebbe un vero peccato!

Silvio Leccia

giugno 2014

Ultimo aggiornamento (Lunedì 25 Maggio 2015 10:52)