alt Brani:
1. Now I Know What the M Means (7:30); 2. The Day Before (6:27); 3. Feynman (3:46); 4. I Wanna Be Frank Zappa (5:24); 5. Interloop (1:32); 6. Big Tree in a Losing Atmosphere (7:34); 7. June (5:28); 8. MAD! (7:47); 9. Change Colours (5:19).
Formazione:

Vittorio Asero: acoustic, electric guitars, vocals; Andrea Antonuzzo: guitar; Bruno Alessi: bass; Dario Anastasio: keyboards; Giorgio Rosalia: drums, glokenspiel, backing vocals.

Durata totale: 50:37

2014, AMS Records

I Bill in the Tea sono cinque ragazzi siciliani (Andrea Antonuzzo, Vittorio Asero alle chitarre, Dario Asastasio alle tastiere, Bruno Alessi al basso e Giorgio Rosalia alla batteria) di grande talento, che hanno colorato di tanti bei paesaggi sonori questo esaltante debutto discografico (in realtà il disco fu realizzato l’anno scorso, ma solo ora arriva alle stampe grazie alla BTF, ndr). La proposta musicale della band è molto solare e piacevole, mai ossessiva pur offrendo tanti cambiamenti di ambientazione e ritmici. In diversi momenti sembra ascoltare la PFM di un tempo, quella dei momenti più rilassati, soprattutto nei primi brani dove l’inserimento del violino (suonato dall’ospite Alessio Taranto), ma anche alla PFM di Stati di immaginazione, causa anche le timbriche delle chitarre usate. Nei momenti più rarefatti, soprattutto nella finale Change colours, poi, si ricordano alcune cose fatte da un Anthony Phillips giusto un po’ più elettrico. Ma non si aspetti l’ascoltatore la riproposizione pedissequa di schemi dei suddetti colossi ispiratori: tutti i riferimenti sono impliciti, mai evidenti, e sicuramente qualche altro potrebbe facilmente riconoscere altre fonti a seconda della propria esperienza d’ascolto. Questo accade perché la proposta dei Bill in the Tea è originale e personale pur affondando fortemente le sue radici ispirative nel prog nel senso più ampio del termine.Il disco si apre con Now I know what the M means, uno strumentale raffinato, dalle atmosfere sognanti, con un azzeccato inserimento del violino, su una sezione ritmica fantasiosa a tratteggiare le varie ambientazioni del brano. Ottima opener e biglietto da visita perfetto, facendoci capire di non avere, tra le mani, un prodotto banale. La successiva, The day before, è più elettrica e giocata, a ben vedere, tutta sulla bella e fantasiosa sezione ritmica. Il cantato in inglese di Giorgio Rosalia, quasi recitato, s’innesta naturalmente nella composizione, ma il brano decolla solo nella parte centrale, quando finalmente liberi dalla metrica del canto, ci si inerpica in ambientazioni più movimentate con un violino impazzito e il basso che fa molto bene il suo lavoro. Le ambientazioni virano, rispetto al primo brano, più sui fasti di certo prog italiano, dove il violino con il basso robusto ha rimembranze, come già detto, della PFM. Dopo la breve e interlocutoria Feynman, dove il gruppo crea un buon sottofondo alle parole del grande fisico americano, arriva la riuscita I wanna be Frank Zappa. Un brano che viaggia in diverse direzioni, toccando diversi lidi, dal rock alla doverosa celebrazione finale del jazz. Un brano che ha sapore della jam pur essendo, invece, composta con molta accuratezza dalla scelta dei suoni usati alla successione dei vari momenti musicali in esso contenuti. Ma è con la parte finale del disco che il gruppo ci conquista e supera se stesso: Interloop (una breve intro al brano successico), la variegata Big tree in a loosing atmosphere, la ballata June dove basta sentire l'uso del synth a sottolineare solo una frase del cantato per comprendere l'eleganza e l'ottimo lavoro in fase di arrangiamento. Ma soprattutto Mad!, con il suo bel solo di piano, estrema sintesi di quanto finora prodotto, dove il gruppo sembra cambiare pelle con facilità dai momenti più riflessivi al finale cattivo e dinamico. Chiude il disco la delicata e suggestiva Changes Colours. In questi brani si dimostra tanta maturità e di avere le idee molto chiare dimostrando di possedere già uno stile fortemente personale. E se la chitarra emerge protagonista, tutti gli altri lavorano e fanno si che le melodie ora delicate ora più buie siano sostenute ed espanse. Non ci sono suoni fuori posto, il tutto è fatto con estremo rispetto delle composizioni. Se questi sono i presupposti, non ci resta che tenere sott’occhio questa bella nuova realtà italiana, e ovviamente non possiamo che consigliare a tutti gli amanti della buona musica l’acquisto di questo cd.

Silvio Leccia

Ultimo aggiornamento (Lunedì 18 Maggio 2015 11:23)