alt Brani:
1-Waterloo; 2- Il re e il poeta - la corte; 3-Il re e il poeta – la gloria; 4-La brigata dei dottori; 5-Pietroburgo 1824; 6- Le colline di Ems; 7-Il pianto; 8-Il sogno di Jennifer; 9-Nostra signora borghesia; 10-I bambini d'inverno; 11-Canzone per un anno; 12-Nanou..
Formazione:
Pietro Contorno: voce e chitarra; Nicola Melani: chitarra; Marco Susini: tastiere; Bruno Rotolo: basso; Fabio Giannitrapani: batteria; Francesco Carmignani: violino; Claudio Fabiani: flauto; Antonio Ghezzani: chitarre, mandolino e mandola; Martina Benifei: violoncello; Matteo Scarpettini: percussioni.
2014, AMS Records

I Tugs sono un gruppo proveniente dall’area livornese recentemente riformatosi dopo aver mosso i suoi primi passi alla fine degli anni ’70 fino ad un prolungato “on hold” a partire dalla prima metà anni '80. Dopo 25 anni i nostri si ritrovano e finalmente hanno la possibilità di esordire su cd. Pur con un titolo da gruppo di folk apocalittico, ascoltando l'elaborata proposta musicale, più di 70 minuti, sembra che il gruppo voglia sfruttare il rinnovato interesse verso la stagione d’oro del prog italiano, ben testimoniato da molte recenti uscite di nuove leve (La Coscienza di Zeno, Tempio delle Clessidre, Ingranaggi della Valle), pur non rinnegando anche la stagione degli anni '90. L’iniziale Waterloo è debitrice della PFM più folk, Il re ed il poeta e La Brigata dei Dottori, invece, portano con sé un sapore più moderno (Finisterre). Con la lunga e teatrale Pietroburgo 1824 e Le colline di Ems si ritorna in pieno revival '70 (la seconda è molto influenzata dalle Orme di Storia o Leggenda) solo con una produzione aggiornata. Il pianto è uno dei pezzi più originali in cui ci si distacca dai modelli anni ‘70 per cercare soluzioni più ardite simili ai Germinale più drammatici mentre il Sogno di Jennifer è un buon strumentale in cui si ri-sentono anche le influenze dei Jethro Tull. Con Nostra Signora Borghesia si torna su territori anni ’90, quasi alla Marillion, mentre I bambini d’invernoCanzone per un anno sono un po’ troppo scontate e commerciali e poco ispirate. Nanou è una ballata partigiana che quindi risente di una atmosfera  folk alla Branduardi anche se la voce non riesce a trasmettere tutte le emozioni drammatiche presenti nel testo. In conclusione, un esordio (dopo 25 anni) prolisso, che forse poteva concentrarsi su una durata più limitata e lavorare maggiormente sulla voce e sulla produzione, limitando l’uso (un po’ anacronistico) del violino a tutti i costi e valorizzando maggiormente gli assoli di chitarra e l’accompagnamento delle tastiere e dei sintetizzatori. Comunque un esordio incoraggiante.

Italo Testa
febbraio 2014

Ultimo aggiornamento (Martedì 02 Settembre 2014 09:36)