alt  Brani:
Disc 1:
1-The Chamber of 32 Doors (6:00); 2-Horizons (1:41); 3-Supper’s Ready (23:35); 4-The Lamia (7:47); 5-Dancing with the Moonlit Knight (8:10); 6-Fly On a Windshield (2:54); 7-Broadway Melody of 1974 (2:23); 8-The Musical Box (10:57); 9-Can-Utility and the Coastliners (5:50); 10-Please Don’t Touch (4:03)

Disc 2:
1-Blood On the Rooftops (6:56); 2-The Return of the Giant Hogweed (8:46); 3-Entangled (6:35); 4-Eleventh Earl of Mar (7:51); 5-Ripples (8:14); 6-Unquiet Slumbers for the Sleepers (2:12); 7-In That Quiet Earth (4:47); 8-Afterglow (4:09); 9-A Tower Struck Down (4:45); 10-Camino Royale (6:19); 11-Shadow of the Hierophant (10:45)
Formazione:

Steve Hackett: guitar, vocals; Roger King: keyboards; Amanda Lehmann: vocals; Christine Townsend: violin; Dave Kerzner: keyboards; Dick Driver: double bass; Francis Dunnery: vocals; Gary O’Toole: drums, vocals; John Hackett: flute; John Wetton: vocals; Mikael Akerfeldt: vocals; Nad Sylvan: vocals; Nik Kershaw: vocals; Phil Mulford: vocals; Roine Stolt: guitar; Steve Rothery: guitar; Nick Magnus: keyboards; Neal Morse: vocals; Jeremy Stacey: drums; Conrad Keely: vocals; Nick Beggs: bass; Steven Wilson: vocals, guitar; Rob Townsend: sax, whistle, flute; Jakko Jakszyk: vocals; Simon Collins: vocals; Lee Pomeroy: bass.

2012, Inside Out

A distanza di 17 anni dal precedente disco di rivisitazioni dei successi dei Genesis da parte di Steve Hackett, arriva il secondo capitolo di questa operazione chiaramente nostalgica e commerciale. Non discuteremo qui se ce ne fosse il bisogno, tenuto conto dell’alto numero di tributi già dedicati allo storico gruppo, ma ci concentreremo sulla qualità del lavoro di rifacimento dei “classici” scelti dal Nostro in Genesis Revisited II. Va precisato subito, per liberare il campo, che gli originali restano insuperabili. Punto. Inoltre, molti avranno difficoltà ad abituarsi alle diverse voci che si avvicendano al microfono. A detta dello stesso Hackett, le variazioni da lui apportate sono nei dettagli, ad esempio nuovi assoli o nuovi arrangiamenti vocali, cercando comunque di mantenere lo spirito originario. E questo, indubbiamente, si sente.

Nel primo Cd, le versioni più attese erano quelle dell’epica Supper’s Ready, di Dancing with the Moonlight Knight e di The Musical Box. Riguardo alla suite di Foxtrot, il grande Mikael Akerfeldt sembra un po’ fuori luogo nell’introduzione, mentre il figlio di Phil Collins, Simon, appare leggermente più a suo agio, come anche, stranamente, Conrad Keely, cantante dei post‑rockers ...And You Will Know Us by the Trail of Dead. Un tantino deludente la parte centrale a più voci di Willow Farm, mentre il tutto riprende quota nel crescendo finale con la voce di Francis Dunnery dei neo‑progsters It Bites. Molto bello il nuovo arrangiamento solista di Hackett nella parte conclusiva. Dancing with the Moonlight Knight è alquanto fedele all’originale, rallentata, grazie alla buona prova di Francis Dunnery anche se un po’ strascicata specialmente dopo la celebre cavalcata centrale, antesignana di molto prog metal. Ottimo rifacimento, invece, per The Musical Box, in cui la voce di Nad Sylvan regala maggiori brividi nella sezione “spiritica”, e spiccano gli inediti arrangiamenti di Hackett che finalmente rendono giustizia al brano, chiaro precursore delle cavalcate chitarristiche e dei duelli tastiera/chitarra tipici di quello che sarà il prog metal. Sempre nel primo Cd, è da segnalare una prova insolitamente sottotono di Steven Wilson su Can-utility and the Coastliners (ma eccellente il lato orchestrale), e una versione molto debole di The Lamia cantata da Nik Kershaw, quest’ultimo alla ricerca dell’imitazione a tutti i costi di Gabriel.

Nel secondo Cd, menzione d’onore per The Return of the Giant Hogweed ed un Roine Stolt sugli scudi con un assolo nuovo di zecca che dona freschezza a questo pezzo leggendario, e per Eleventh Earl of Mar, che vince sull’originale in virtù di una migliore produzione. Ripples è affidata alla voce quasi monocorde di Amanda Lehmann, che fa ovviamente rimpiangere la straordinaria Annie Haslam (Renaissance) e la sua interpretazione nella Supper’s Ready della Magna Carta del 1995. Altra menzione speciale per l’immenso John Wetton e la sua versione di Afterglow. Tutt’altro che esaltanti Blood on the Rooftops, Entangled ed il rimaneggiamento di Shadow of the Hierophant (oltremodo vicine all’originale).

Complessivamente, un buon album tributo ai Genesis anni ’70, impreziosito sì da grandi ospiti ma di cui, francamente, non si sentiva troppo la mancanza.

Italo Testa
giugno 2013

Ultimo aggiornamento (Venerdì 07 Marzo 2014 15:05)