alt Brani:
1-New Generation Slave; 2-The Depth of Self-Delusion; 3-Celebrity Touch; 4-We Got Used To Us; 5. Feel Like Falling; 6-Deprived (Irretrievably Lost Imagination); 7-Escalator Shrine; 8-Coda.
Formazione:

Mariusz Duda: vocals, bass; Piotr Grudzinski: guitars; Michal Lapaj: keyboards; Piotr Kozieradzki: drums.

2013, Inside Out - durata totale: 51:01

C’era molta attesa per questo quinto studio album dei polacchi Riverside (dopo quattro anni da Anno Domini High Definition), una delle eterne promesse del prog metal europeo. L’andamento un po’ altalenante dei Nostri ha, infatti, impedito loro di arrivare al meritato successo in tempi più brevi. Diciamo subito che quest’ultimo platter non è all’altezza del masterpiece Second Life Syndrome, ma, comunque, si mantiene su standard piuttosto elevati per tutti i settanta minuti dell’edizione limitata in doppio Cd.

Il mood complessivo è simile alle produzioni dei Pain of Salvation di inizio 2000, ma ai Riverside manca senz’altro il carisma del singer degli svedesi. New generation slave, infatti, è un opener che assomiglia molto alle cose dei Pain of Salvation, tuttavia è troppo “sbrodolato” con un suono di hammond, decisamente fuori luogo sul cantato evocativo e le chitarre compresse. Si migliora notevolmente con The depth of self-delusion, che richiama gli ultimi Porcupine Tree e gli Anathema di A Natural disaster (un’influenza sempre presente nei Nostri sin dagli esordi). Celebrity touch ha un bellissimo cambio di ritmo che ne rivaluta l’ascoltabilità minata da un iniziale ritmo funky davvero fastidioso, mentre We got used to us è una toccante ballad che ricorda il Steven Wilson solista. Feel like falling è un intermezzo quasi neo‑prog abbastanza noioso, perché deturpato da una produzione troppo ruvida. Invece, si ritorna a grandissimi livelli con Deprived che fa pensare, inizialmente, alla seconda parte di The invisible man dei Marillion, e che nel cambio finale è abbellita da un oboe elettrico molto atmosferico. L’apice del disco è nella suite Escalator shrine, che cita la magnifica copertina ed è introdotta da atmosfere eteree à la Van Der Graaf Generator che cedono poi il passo ad una progressione tastieristica quasi purpleiana, mentre il break centrale celebra i Porcupine Tree e i Marillion di Marbles. Coda è un episodio stile Anathema degli anni 2000 e chiude degnamente l’album.

Il bonus Cd della Limited Edition presenta due brani quasi completamente strumentali per la durata di circa venti minuti in cui i Riverside si dilettano in un atmospheric-post‑rock pregevole e raffinato, ma che non aggiunge molto al valore del disco. Nell’insieme, una prova altalenante per i polacchi, che devono ancora dimostrare pienamente le loro qualità nell’odierna scena progressive metal europea.

Italo Testa
giugno 2013

Ultimo aggiornamento (Venerdì 07 Marzo 2014 14:46)