La prima metà degli anni Novanta ha rappresentato un periodo di forte rinascita del rock progressivo. Oltre alle reunions delle grandi band dei Seventies in quegli anni si è assistito anche alla nascita e alla proliferazione di un grande numero di gruppi estremamente validi e questi ultimi, sebbene non abbiano mai raggiunto il successo planetario di band come Genesis, Yes o King Crimson, hanno comunque saputo rinnovare il genere e, soprattutto, produrre dischi di valore assoluto elevatissimo. In questo contesto la scena italiana è risultata essere una delle più ricche in assoluto avendo proposto band quali (tanto per fare qualche esempio) Deus ex Machina, Moongarden, Quasar Lux Symphoniae, Asgard, Eris Pluvia, Germinale, H2O e altri.
Ma probabilmente sono stati i genovesi Finisterre la punta di diamante del movimento progressivo e coloro che hanno maggiormente saputo guadagnarsi un seguito di estimatori che, sebbene non particolarmente numeroso, è sempre risultato affezionato e competente. E, in questi anni, sia i dischi del gruppo principale che quelli dei progetti solistici (in particolare realizzati dal bassista Fabio Zuffanti) sono stati dei piccoli gioielli molti dei quali meritano di essere annoverati in un'ipotetica discografia ideale del progressive rock. L'avventura dei Finisterre inizia nel 1991 con l'incontro fra il bassista Fabio Zuffanti, il chitarrista Stefano Marelli e il batterista Marco Cavani. Questi tre, ancora oggi membri del gruppo, fondano i Calce & Compasso, assieme all'altro chitarrista Gianluca Faccio e al cantante/percussionista Davide Laricchia. Si tratta dei primi esperimenti musicali ancora a un livello piuttosto embrionale, sia come qualità compositiva che come abilità tecnico/strumentale. Un primo salto di qualità lo si registrerà l'anno successivo quando nel gruppo fa il suo ingresso il tastierista Boris Valle, fresco di diploma in pianoforte e, soprattutto, apportatore di idee compositive validissime.
A livello di incisioni discografiche ufficiali, per quel che riguarda questi primi anni, si possono trovare solo due brani, inseriti nella raccolta Harmony of the Spheres, che dimostrano come ancora il gruppo non fosse arrivato alla quadratura del cerchio. Il 1993 segna l'abbandono del chitarrista Gianluca Faccio e il cambiamento di nome in Finisterre. Il nome fu suggerito da Stefano Marelli che l'aveva letto su un atlante e che sembrava l'ideale per un gruppo che cercava ambiziosamente di superare i consueti confini musicali. Sempre nel 1993 si registra l'ingresso nel gruppo del flautista/chitarrista Sergio Grazia e l'abbandono di Laricchia. Quest'ultimo ha fatto in tempo a lasciare in eredità alla band lo splendido e surreale testo della canzone Macinaaqua macinaluna ancor oggi uno dei cavalli di battaglia dei Finisterre. Nel frattempo il gruppo viene messo sotto contratto dall'etichetta sanremese Mellow Records e si accinge a registrare il suo primo disco, intitolato semplicemente Finisterre.

 FINISTERRE - FINISTERRE(1994)
Il primo disco della band ligure esce alla fine del 1994 e rappresenta, senza ombra di dubbio, una delle pietre miliari della rinascita del rock progressivo dei primi anni Novanta. Un disco che ha pochissimi difetti (uno di questi è forse una registrazione non proprio eccelsa) e che stupisce per freschezza, qualità e originalità (una qualità quest'ultima che non sempre contraddistingue i gruppi prog della nostra Penisola). Il disco è prevalentemente strumentale e denota un gusto per la melodia assolutamente delizioso. Fra le caratteristiche principali i frequenti interventi del flauto di Sergio Grazia, le onnipresenti ma mai invadenti tastiere di Valle e il meraviglioso "tocco" chitarristico di Marelli, con la coppia Zuffanti-Cavani a cesellare il tutto. Il compositore principale è Boris Valle ma anche gli altri danno il loro contributo. Il tastierista, in particolare, ci regala due gioielli di clamorosa bellezza: gli strumentali SYN e Phaedra. Soprattutto la prima stupisce per la qualità che non viene mai meno lungo tutti e quindici i minuti della sua durata. Ma anche i tre pezzi cantati non sfigurano affatto. La già citata Macinaaqua macinaluna si avvale di un testo originalissimo e allucinato e, musicalmente, è nobilitata da alcune citazioni di musica classica da parte di Valle. Molto belle anche Isis, composta da Marelli e Cantoantico di Zuffanti. Quest'ultimo è il brano forse più "riconoscibile" (in un contesto di rock progressivo sinfonico) dell'intero disco. Ciò che sorprende maggiormente tuttavia, è che risulta assai arduo trovare paternità e riferimenti ad ognuno dei pezzi dell'album il quale, oltre a presentare anche diversi cambi di stile (l'elettronica Aqua oppure la convulsa ...Dal caos...) presenta, lungo tutta la sua durata, un marchio di fabbrica che può essere definito solo "Finisterre" e niente altro. E questo, oltre alla bellezza intrinseca del disco, è forse il merito maggiore dei ragazzi genovesi. Un disco, in definitiva, che non può mancare ad ogni appassionato di rock progressivo, e non solo. Il disco ricevette, per lo meno nel piccolissimo ambito del mondo progressive, recensioni giustamente entusiastiche e i Finisterre passarono tutto il 1995 a promuoverlo con una serie di concerti. Nel frattempo il gruppo continuava a comporre nuovo materiale. Prima di entrare in studio per il secondo disco (sempre per etichetta Mellow) la band subiva ancora un paio di avvicendamenti. I fuoriusciti Grazia e Cavani venivano sostituiti da Francesca Biagini al flauto e Marcello Mazzocchi alla batteria. Con questa rinnovata formazione i Finisterre registrano il loro secondo disco: In Limine.

 FINISTERRE - IN LIMINE (1996)
Sarebbe stato facile per i ragazzi genovesi replicare le sonorità del primo disco, viste le entusiastiche recensioni ricevute. I Finisterre scelgono invece la strada del cambiamento inserendo nuovi elementi all'interno del loro sound. Una costante questa di quasi tutta la loro produzione. Certo non mancano brani che si rifanno direttamente al prog sinfonico del primo disco (la title track ad esempio, anche se presenta un intermezzo vagamente jazzistico) oppure la conclusiva strepitosa suite Orizzonte degli eventi (firmata da Fabio Zuffanti), vero manifesto sonoro del prog italiano degli anni Novanta. All'interno di In Limine si possono trovare inoltre brani che si rifanno alla tradizione musicale spagnolo/portoghese (Interludio e la meravigliosa Hispanica) portati dal chitarrista Marelli, nonché (e questa sarà una costante di grande importanza per il futuro) brani che si rifanno direttamente alla sperimentazione e con ampio uso di elettronica. Emblematiche, in questo senso Ideenkleid Leibnitz Frei e, soprattutto, la lunga Algos. Da segnalare infine XXV, un bozzetto acustico il cui testo è un sonetto del poeta inglese Keats, e la presenza, in alcuni brani, di un coro polifonico. L'unico difetto di questo disco è rappresentato forse dalla frammentarietà dei vari episodi (contrapposta alla perfetta unitarietà del precedente lavoro) ma, a parere di chi scrive, il livello qualitativo non è certo inferiore a Finisterre. Forse con una produzione più ispirata In Limine avrebbe potuto essere un vero e proprio capolavoro. In ogni caso anche questo disco non può mancare in nessuna collezione che si rispetti.

Anche in questo caso il gruppo si impegna in un'intensa attività concertistica. A margine di tutto questo inizia anche a prendere forma il primo progetto solista del bassista Fabio Zuffanti che, di lì a poco, uscirà sempre su etichetta Mellow.

 HOSTSONATEN - FINISTERRE PROJECT (1997)
Nonostante sia uscito a nome Finisterre Project questo disco è, in tutto e per tutto, un progetto solista di Zuffanti. La denominazione fu voluta dalla casa discografica per meglio connotare l'appartenenza ai Finisterre di Zuffanti. Rispetto al gruppo principale la componente sinfonica è qui molto più accentuata, accompagnata da sonorità più folk e acustiche, riconducibili in parte ai dischi solisti dell'ex Genesis Anthony Phillips (non a caso uno degli artisti preferiti di Fabio). La pubblicazione di un disco solista di uno dei componenti non è affatto sintomo di tensioni interne alla band, tanto è vero che Marelli, Valle, Biagini (e anche Cavani) figurano tra i musicisti di Hostsonaten. Il disco presenta, sempre per volere dell'etichetta, due cover di due importanti band giapponesi: un breve frammento di Sinfonia della luna, capolavoro dei Mugen di Katsuhito Hayashy e Remember You dei Cinderella Search. Tutto questo probabilmente per lanciare il disco sul mercato nipponico, da sempre più ricettivo per il prog italiano rispetto al resto del mondo (Italia compresa!). Il pezzo principale del disco è, però, proprio la suite Hostsonaten (il cui titolo ricorda l'omonimo film di Ingmar Bergman, uno dei registi preferiti di Zuffanti). Si tratta di un brano di oltre 40 minuti (suddivisi in 8 movimenti) che, oltre a presentare tutte le caratteristiche sinfoniche, folk e acustiche di cui si diceva, rappresenta una vera delizia per le orecchie. Un capolavoro assoluto il cui unico neo è rappresentato forse dalla voce di Zuffanti, non certo perfetta, che però non inficia, se non in misura trascurabile, il valore della suite. L'altro pezzo forte dell'album è rappresentato da The Rime of the Ancient Mariner part I che altro non è se non la celebre composizione di Coleridge musicata da Zuffanti. Questi non è stato certo il primo a fare un'operazione del genere ma va detto che la sua versione rende davvero l'atmosfera del poema e le sonorità utilizzate risultano assai appropriate. Anche questo disco, quindi, è un acquisto obbligato per ogni prog-fan che si rispetti.

Nel frattempo i Finisterre proseguono nella loro attività live e, infatti, il successivo documento sonoro è proprio un disco dal vivo: Ai margini della terra fertile.

 FINISTERRE - AI MARGINI DELLA TERRA FERTILE (1997)
Dopo l'uscita di questo disco la band interromperà temporaneamente i propri rapporti con l'etichetta sanremese Mellow. Il disco è registrato nei concerti italiani e francesi tenuti nel 1997 e fa registrare ulteriori avvicendamenti. Anzitutto l'abbandono della flautista Francesca Biagini che viene rimpiazzata da Marco Moro per i brani registrati in Francia e dal rientrante Sergio Grazia per quelli su suolo italiano. Un altro importante ingresso nella band è quello del bravissimo batterista Andrea Orlando. Il disco, come detto, cattura il gruppo dal vivo nell'esecuzione di alcuni fra i migliori brani del repertorio. In particolare l'iniziale In Limine varrebbe già da sola il prezzo del CD. A parere di chi scrive, infatti, si tratta della migliore versione di sempre della title track del precedente album. Ottime anche le versioni di Hispanica, Orizzonte degli eventi e Macinaaqua, macinaluna con una grande prestazione di Orlando. Interessante anche una versione ridotta della sperimentale Algos. Il maggiore motivo di interesse è però forse nel brano inedito (che poi comparirà sul disco successivo) CLT. Un ottimo brano che è però rovinato da un'interpretazione vocale non all'altezza. La conclusione è poi affidata all'immancabile Phaedra corredata da una simpatica presentazione uno per uno dei musicisti. In questo frangente Stefano Marelli si lancia nella riproposizione del mitico assolo della genesisiana Firth of Fifth. Un'interpretazione molto fedele ed emozionante di uno dei frammenti strumentali probabilmente più belli della storia del rock.

La successiva uscita discografica è rappresentata dal secondo album di Fabio Zuffanti e per il suo progetto Hostsonaten.

 MIRRORGAMES - HOSTSONATEN (1998)
Il disco esce all'inizio del 1998 ed è probabilmente uno dei prodotti meno riusciti dell'intera discografia della famiglia Finisterre. Le coordinate sono più o meno quelle del precedente lavoro, ma con minore ispirazione e qualche pericolosa virata in ambito new-prog. Ciò che più disturba però (e lo stesso autore lo ammette molto onestamente) è proprio la voce di Zuffanti che, assieme a una qualità di registrazione davvero insufficiente, rovinano in gran parte il disco. Per la verità un gioiello ci sarebbe. Si tratta di Season of Eve, una splendida canzone con una grande prestazione del fiatista Edmondo Romano (Eris Pluvia, Ancient Veil) e la voce di Fabio che, in questo caso, risulta piuttosto gradevole. Molto buona anche la lunga conclusiva Ellipsis se si esclude, naturalmente, il problema delle parti cantate. Ancora una volta Fabio musica i versi di alcuni grandi poeti britannici. Ma sia la seconda parte di The Rime of the Ancient Mariner di Coleridge che There's a Certain Slant of Light di Emily Dickinson questa volta non convincono affatto. L'ultima annotazione per un disco tutto sommato deludente riguarda l'inizio della collaborazione fra Fabio e Victoria Heward (qui autrice delle liriche di The Dream) che in seguito porterà interessanti sviluppi.

Nel frattempo, come detto, i Finisterre si svincolano dall'etichetta sanremese Mellow per approdare alla neonata Iridea Records. Questo gli dà la possibilità di registrare un nuovo disco con un produttore esperto e affermato come Roberto Colombo. Nel frattempo Zuffanti, assieme a Victoria Heward, inizia a comporre il musical Merlin, che verrà rappresentato a partire dall'anno successivo. In ogni caso, all'inizio del 1999, il nuovo CD dei Finisterre è pronto e provocherà un certo shock nei sostenitori del gruppo.

 IN OGNI LUOGO - FINISTERRE (1999)
I Finisterre ormai sono un quartetto (Valle, Zuffanti, Marelli e Orlando) ma arruolano, come ospiti in questo disco, la cantante Francesca Lago, il violinista Sergio Caputo e il fiatista Edmondo Romano. Il disco viene bollato, dalla gran parte dei fans più oltranzisti e progressivi, come "commerciale". In realtà se è vero che le sonorità sono molto più moderne, e che i sinfonismi si sono ridotti (così come i minutaggi delle canzoni) è anche vero che ci troviamo di fronte a un disco assolutamente strepitoso. Se un prodotto del genere fosse venuto dall'estero (mi viene in mente una band come i Porcupine Tree ad esempio) forse sarebbe stato accolto in termini assai più entusiastici. In ogni luogo contiene dieci canzoni (di cui solo due cantate) una più bella dell'altra. Si apre con Tempi moderni con Stefano Marelli sugli scudi per passare al capolavoro del gruppo: Snàporaz. Difficile descrivere un brano del genere, tanto è originale: si passa da un inizio con una chitarra quasi hard-rock, subito soppiantato dal tema principale della canzone, con il violino in evidenza. Su questo canovaccio si inseriscono alcuni campionamenti di film di Federico Fellini, accompagnati dalle originalissime tastiere di Boris Valle. Bellissimo anche il finale, ancora una volta con Valle protagonista, questa volta al pianoforte. In sostanza uno dei migliori brani di sempre dei Finisterre. Il lato più sperimentale della band si concretizza in altri splendidi brani come Coro elettrico o Wittgenstein mon amour. Più vicine alla produzione passata sono Agli amici sinestetici con un ottimo assolo di chitarra di Marelli e la già conosciuta (come CLT) Continuitàdilaraneltempo che si avvale dell'ottima prestazione vocale di Francesca Lago che contribuisce a migliorare, e di molto, il brano. In sostanza un piccolo capolavoro anche questo disco, seppure in maniera diversa rispetto ai precedenti lavori di studio della band genovese.

Dopo l'uscita del disco i Finisterre si dedicano all'attività live. Nel frattempo però l'iperattivo bassista Fabio Zuffanti non perde tempo e si impegna in altri due diversi progetti. Anzitutto, assieme a Victoria Heward, compone e mette in scena nei teatri il musical Merlin e, in seconda battuta si dedica anche a un suo progetto (questa volta interamente solista) denominato Quadraphonic. Zuffanti fonda una propria etichetta, la Spirals Records, attraverso cui pubblicherà la gran parte dei mini CD-r che costelleranno la vita del progetto Quadraphonic. Il primo in ordine di tempo è Tecnicolor 2100.

TECNICOLOR 2100 - QUADRAPHONIC (1999)
Il disco esce alla fine del 1999 e rappresenta il lato più sperimentale ed elettronico della musica di Fabio Zuffanti. Il CD si compone di un'unica suite di oltre venti minuti in cui la fanno da padrone proprio le sonorità elettroniche, per un risultato che può ricordare vagamente Voyage 34 dei Porcupine Tree. La suite è di buon livello musicale ma è consigliabile solamente agli amanti di questo tipo di sonorità che, comunque, troveranno, in Tecnicolor 2100, del gustoso pane per i loro denti.

Subito dopo Zuffanti si dedica alla trasposizione su CD dell'opera rock Merlin. Ma, nel frattempo, importanti e non certo piacevoli avvenimenti stanno accadendo all'interno dei Finisterre. Boris Valle, infatti, per disaccordi sulla direzione musicale da intraprendere, abbandona la band. Non si tratta di una perdita di poco conto visto che Valle era, almeno dal punto di vista quantitativo, il principale compositore delle musiche dei Finisterre. Zuffanti e Marelli però sembrano non perdersi d'animo e reclutano, in sostituzione, l'ottimo Agostino Macor. Assieme a lui nei Finisterre entra anche la cantante Raffaella Callea. Questa formazione (che comprende sempre anche il batterista Andrea Orlando) resisterà per circa un annetto, ma senza lasciare tracce discografiche. Come detto però, nel frattempo, esce la rock-opera di Zuffanti.

 MERLIN - FABIO ZUFFANTI & VICTORIA HEWARD (2000)
Un'opera ambiziosa che presenta tutte le caratteristiche che contraddistinguono questo tipo di lavori tanto che, se si deve trovare qualcosa che le assomigli, non si può non pensare a Jesus Christ Superstar. Gli amanti delle opere rock, nonché coloro che apprezzano il lato più sinfonico e immaginifico della musica dei Finisterre, non potranno che apprezzare anche questo lavoro. Una nota di merito a Fabio (autore delle musiche) e Victoria (autrice dei testi e dell'allestimento teatrale) è quello di aver narrato la storia del Mago Merlino in una chiave slegata dalla ormai trita e ritrita iconografia fantasy in cui viene sempre inserita la vicenda, ma di avere spostato il tutto su un piano più psicologico e psicanalitico, proponendo un Merlino assai più uomo che personaggio. Merlin, che fu rappresentato una decina di volte nel corso di un anno, ottenne il premio come migliore opera prima di ambientazione storica, nell'ambito di una rassegna culturale dedicata alla storia antica e svoltasi a Finale Ligure. Fra i musicisti e i cantanti impegnati nell'opera anche la gran parte dei Finisterre presenti e passati.

Durante questo periodo viene anche pubblicato un nuovo disco dal vivo che documenta i Finisterre nella tournéé americana successiva all'uscita di In Limine.

  LIVE AT PROGDAY 1997 - FINISTERRE (2000) - STORYBOOK - FINISTERRE (2001)
Di questi due dischi si può tranquillamente parlare assieme, anche perché si tratta della registrazione del medesimo concerto. Le differenze consistono nel fatto che, il primo dei due è uscito in edizione limitata, mentre Storybook presenta un pezzo in più (che poi altro non è se non la cover di Alta Loma della PFM). Questo live è un acquisto obbligato per tutti coloro che amano la prima incarnazione dei Finisterre. La scaletta prevede tutti i grandi classici della band, eseguiti in maniera perfetta e con dei meravigliosi suoni delle tastiere di Boris Valle. La scaletta parla da sola anche se personalmente mi piace segnalare una grande versione della suite Orizzonte degli eventi.

 

Subito dopo Zuffanti è pronto per far uscire il secondo mini-CD del suo progetto Quadraphonic.

6 PAESAGGI NELLA PIOGGIA - QUADRAPHONIC (2001)
Anche questo CD si contraddistingue per una massiccia presenza di sperimentazione. Il campo di azione di Fabio si è però leggermente spostato. La sperimentazione stavolta è a base di rifrazioni sonore in cui l'autore chiede all'ascoltatore di concentrarsi e cogliere i piccoli suoni nascosti nella composizione, preferibilmente attraverso l'ascolto in cuffia (magari di notte). Viste le premesse anche questo è un disco consigliato solo agli amanti di questo genere di sperimentazioni.

Nel frattempo, in casa Finisterre, si sta approssimando la tempesta. Di ritorno dai concerti messicani di inizio 2001 l'insoddisfazione, all'interno della band, è più che evidente. Il nuovo materiale, infatti, non soddisfa appieno e Zuffanti minaccia di andarsene ma viene poi convinto a rimanere. Nel vano tentativo di ritrovare il "vecchio" sound il bassista riesce a convincere Boris Valle (con cui aveva fondato poco prima il progetto di pop-elettroacustico denominato Spazio, che purtroppo non ha mai trovato sbocco discografico) a rientrare nel gruppo. Per un po' i Finisterre mettono assieme del nuovo materiale con questa formazione a doppia tastiera (Valle e Macor). Ma la stanchezza e la scontentezza continuavano a farla da padrone. Così, nel settembre del 2001, fu deciso di fermare l'attività del gruppo a tempo indeterminato. Marelli, Valle e Zuffanti decisero inoltre che il nome Finisterre avrebbe potuto essere usato solamente se tutti e tre avessero fatto parte del gruppo. Fortunatamente, dopo questa non certo piacevole notizia, ne fanno seguito altre, questa volta assai migliori. La prima in ordine di tempo riguarda la pubblicazione del terzo CD del progetto Hostsonaten, per la Sublime Label (la nuova denominazione della Iridea che aveva pubblicato anche Merlin)

 SPRINGSONG - HOSTSONATEN (2001)
Dopo la delusione del precedente Mirrorgames questa volta Zuffanti colpisce il bersaglio. Abbandona definitivamente (e fortunatamente) le parti cantate e propone una sorta di lunga suite di oltre 45 minuti, densa di piacevolezze musicali. Il tiro si sposta decisamente verso sonorità che richiamano il folk celtico (seppur sempre all'interno di un quadro che fa riferimento al rock progressivo). Tanto per dare un riferimento si può dire che questo disco si richiami vagamente ad alcuni lavori realizzati dal chitarrista francese Dan Ar Braz assieme a l'Heritage des Celts. Springsong è comunque un piccolo gioiello che non può e non deve mancare nelle discografie degli amanti della musica di Finisterre & C.

La seconda buona notizia riguarda la pubblicazione di un doppio CD di rarità e inediti da parte della Mellow Records, con cui la famiglia Finisterre riprende contatti e contratti discografici.

 HARMONY OF THE SPHERES - FINISTERRE (2002)
Questa raccolta di outtakes e rarità è, ad oggi, l'ultimo disco uscito a nome Finisterre. Generalmente questo tipo di operazioni sono dedicate ai fans più sfegatati e raramente presentano notevoli motivi di interesse. Non è questo però il caso di Harmony of the Spheres. La raccolta inizia già con due brani interessantissimi (dal punto di vista storico) e risalenti ancora al periodo Calce & Compasso. Subito dopo sono inserite tutte quelle canzoni interpretate da Finisterre e Hostsonaten e relative ai dischi tributo dei grandi nomi del progressive degli Anni Settanta, pubblicate dalla Mellow Records. Fra queste si segnalano le cover di Vorrei incontrarti di Alan Sorrenti e di Sea Song di Robert Wyatt in cui Fabio Zuffanti rivela sorprendenti e inaspettate capacità di interpretazione vocale. Il primo CD si conclude poi con due trascurabili versioni demo di Asia e Cantoantico e con un interessante brano solista di Boris Valle. Il secondo CD invece si segnala per le imperdibili versioni live di brani che non avevano finora trovato posto nella discografia dal vivo ufficiale. Si tratta della meravigliosa e imprescindibile SYN (solo per questa varrebbe la pena di acquistare il doppio CD) di Dal caos e di Isis. Seguono poi alcuni brani (non troppo interessanti a dir la verità) del progetto Hostsonaten. Infine il tutto si chiude con Tecnicolor 2100 dei Quadraphonic, di cui si è già parlato. Insomma un disco che vale il prezzo dell'acquisto.

Il 2002 è un anno sempre più denso di avvenimenti per la famiglia Finisterre. Nei primi mesi dell'anno Zuffanti dà vita all'ennesimo progetto, questa volta denominato Maschera di Cera. Con lui sono il tastierista Agostino Macor, il cantante Alessandro Corvaglia, il flautista Andrea Monetti e addirittura il primo batterista dei Finisterre, Marco Cavani. E con la Maschera di Cera Zuffanti ritorna senza mezze misure al progressive sinfonico rifacendosi direttamente alla scena italiana dei primi anni Settanta. Il disco non tarda molto ad uscire, sempre su etichetta Mellow.

 MASCHERA DI CERA - MASCHERA DI CERA (2002)
Il brano che dà il titolo all'album e il nome al gruppo è stato uno dei primi mai composti da Fabio Zuffanti che, in questa occasione, l'ha ripreso e rimaneggiato. In ogni caso questo progetto e questo disco rappresentano un dichiarato omaggio alle sonorità del progressive italiano degli Anni Settanta e a gruppi come Museo Rosenbach, Balletto di Bronzo, Banco del Mutuo Soccorso. Il fulcro del sound sono le tastiere analogiche di Agostino Macor (anche se non manca qua e là qualche suono più sperimentale) e la evocativa voce di Alessandro Corvaglia. Anche la struttura del disco pare rimandare a un'opera come Zarathustra del Museo Rosenbach. Contrariamente al passato di Zuffanti, qui l'originalità non è il punto cardine della musica. Si tratta, come detto, di un atto d'amore che però riesce a non sconfinare mai nel plagio né a provocare noia, grazie al buon gusto e alla classe con cui è confezionato.

L'iperattivo Zuffanti pare non volersi fermare mai e, assieme ad altri ex Finisterre (Stefano Marelli, Agostino Macor e Marco Cavani) dà vita a un nuovo progetto, probabilmente il più interessante fra quelli collaterali al gruppo madre. Si tratta di una band denominata laZona. Il disco, anche in questo caso, esce di lì a poco su etichetta Mellow.

 LE NOTTI DIFFICILI - LAZONA (2002)
Sgombriamo immediatamente il campo dai dubbi e chiamiamo le cose con il loro nome: questo disco è un autentico gioiello. I quattro ex-Finisterre, assieme al bravissimo trombettista Michele Nastasi (del gruppo milanese degli Psychonoesis) esplorano sonorità che rimandano direttamente alla scena post-rock, che, da qualche anno a questa parte va per la maggiore (basti pensare a Tortoise, Godspeed You Black Emperor oppure, anche se più impropriamente, Sigur Ros) e lo fanno con una classe e una qualità musicale assolutamente strepitose. Anche in questo caso, se il disco fosse stato pubblicato da una qualsiasi band americana ed europea sarebbe stato ben diversamente osannato e considerato dalla cieca critica musicale italiana. Il riferimento principale è proprio ai canadesi Godspeed You Black Emperor, maestri nelle atmosfere dilatate e tranquille che sfociano poi in crescendo mozzafiato. Non credo di sbagliare dicendo che Le notti difficili è uno dei migliori dischi di sempre della scena post-rock, ben superiore, ad esempio, a gruppi molto più osannati dalla critica come gli italici Giardini di Mirò. Un disco talmente bello da essere consigliabile non solo agli amanti della scena post-rock.

"Prezzemolo" Fabio Zuffanti, in questo 2002, aveva proprio deciso di non stare fermo un secondo, e così per la Mellow Records, quasi contemporaneamente a laZona, esce anche il primo CD ufficiale del progetto Quadraphonic

 IL GIORNO SOTTILE - QUADRAPHONIC (2002)
La maggiore durata rispetto ai due precedenti mini-CD penalizza forse un po' l'ottimo lavoro di Fabio, rendendo eccessivamente pesante il disco. La cifra stilistica è una via di mezzo fra le due precedenti pubblicazioni a nome Quadraphonic e, come in quei casi, il disco è consigliato solo agli amanti di quel tipo di sonorità che si rifanno a certi Tangerine Dream, al primo Battiato e, in qualche caso, ai Popol Vuh più elettronici. In questo senso va segnalata la lunghissima (34 minuti) Bianco, bianco giorno... dedicata da Fabio al grandissimo regista Andreij Tarkowskij e che ricorda le atmosfere di un capolavoro come Aguirre dei Popol Vuh (guarda caso quest'ultima è la colonna sonora di un film di un altro grande regista, Werner Herzog).

A questo punto chiunque si sarebbe preso una pausa, ma non Zuffanti & C. E la fine del 2002 fa registrare una notizia piacevolissima: la reunion dei Finisterre! Il tutto si concretizza una sera di ottobre, al Bloom di Mezzago, in provincia di Milano, in cui i Finisterre si esibiscono in un lungo e appassionato concerto antologico e annunciano che la gloriosa sigla è tornata in vita. La formazione è quella con la doppia tastiera (Valle e Macor) e con Marco Cavani alla batteria. E, per non smentire la sua nomea di musicista iperattivo, a inizio 2003, Zuffanti fonda, assieme alla cantante Simona Angioloni, il progetto Kitchen e, nel frattempo, registra il secondo album per la Maschera di Cera, sempre su etichetta Mellow.

 IL GRANDE LABIRINTO - MASCHERA DI CERA (2003)
Il secondo disco della Maschera di Cera presenta, più o meno, le medesime coordinate del precedente, anche se la componente di originalità e sperimentazione è qui presente in misura molto più massiccia. Difatti il disco è probabilmente migliore del precedente ed è consigliato a tutti coloro che vogliono semplicemente ascoltarsi un bel disco di rock progressivo. Difficile operare una gerarchia fra i pezzi, anche se, forse, la title track si eleva leggermente al di sopra delle altre.

La parte centrale del 2003 segna un nuovo litigio con l'etichetta Mellow e l'approdo di Finisterre e Maschera di Cera all'etichetta Immaginifica fondata da poco dal mitico batterista della Premiata Forneria Marconi, Franz Di Cioccio, con l'obiettivo di lanciare alcuni fra i più validi gruppi giovani della scena progressive (l'etichetta ha messo sotto contratto anche Stereokimono e Distillerie di malto). Per quel che riguarda le uscite discografiche bisogna però, al momento, limitarsi a due CD autoprodotti dal buon Zuffanti per la sua Spirals Records, il primo dei quali è il quarto lavoro del progetto Quadraphonic.

 LE FABBRICHE FELICI - QUADRAPHONIC (2003)
Il nuovo lavoro del progetto sperimentale di Zuffanti torna alla più congeniale formula del mini-CD. Anche qui, pur rimanendo la generale coordinata della sperimentazione, Fabio sposta ancora il tiro, regalando qualche apertura melodica in più e anche delle parti cantate che possono ricordare vagamente qualcosa di un certo Robert Wyatt.
Probabilmente questo è il migliore fra tutti i dischi a firma Quadraphonic (superiore anche al CD ufficiale) ma certo rimane un'opera non adatta a tutti i palati. Da segnalare, sull'ultimo brano intitolato En, la partecipazione di Boris Valle e Marco Cavani.

La seconda uscita della Spirals riguarda invece alcuni inediti e rarità del progetto Hostsonaten.

 SPRINGTIDES - HOSTSONATEN (2004)
Questo disco rappresenta maggiormente (rispetto ad Harmony of the Spheres) la categoria dei dischi di rarità e inediti per fans sfegatati. Intendiamoci: non è che non vi siano cose interessanti, anzi, ma il possedere questo disco non è certo obbligatorio per comprendere al meglio la musica di Fabio Zuffanti. Fra le tracce più interessanti senz'altro Aries, proveniente dalle sessions di Mirrorgames, di cui alcune parti sono state poi utilizzate per il primo album della Maschera di Cera, oppure l'ottima (se si esclude la prestazione vocale di Fabio) iniziale Ace of Sunlight che è sostanzialmente la prima canzone mai composta da Zuffanti per questo progetto. Infine molto interessante anche la versione alternativa di The Rime of the Ancient Mariner part I con una lunga introduzione tastieristica, anche se la qualità audio non è delle migliori. In sostanza un disco piacevole da ascoltare, ma non fondamentale.

Il 2004 è, nuovamente stato un ribollire di novità per il mondo Finisterre, con una serie di importantissime novità discografiche, la prima delle quali ha riguardato la pubblicazione del lavoro solista di Agostino Macor, attribuito a una band denominata Zaal.

 LA LAMA SOTTILE - ZAAL (2004)
Fra i tanti generi esplorati dalla famiglia Finisterre in questi anni mancava senz'altro quello del jazz/rock e della fusion, che sono proprio gli elementi che caratterizzano il disco di Agostino Macor, pubblicato per la Mellow Records. Ad accompagnare Agostino sono, in quasi tutti i brani, il batterista-percussionista Federico Foglia, il bassista-violoncellista Maurizio Bavastro e il violinista Sergio Caputo (che per un certo periodo è stato anche membro effettivo dei Finisterre). In diversi brani, però, compaiono anche Fabio Zuffanti e Stefano Marelli. Come detto la proposta di Macor è una fusion piuttosto gioiosa in cui raramente la qualità delle composizioni scende di livello. Tra i brani migliori si possono senz'altro segnalare l'iniziale Zelig e Il destino di Haghia Sophia. Uno dei pochi brani a uscire dal seminato è, forse, Il cannocchiale, con Macor impegnato al piano rhodes e Stefano Marelli a giocare con effetti frippiani. In definitiva un buon disco, con alcuni passi davvero eccellenti, altamente consigliato a chi apprezza il jazz-rock melodico.

L'avvenimento più importante dell'anno appena trascorso è stata, però, l'uscita dell'attesissimo nuovo disco dei Finisterre, per l'etichetta Immaginifica di Franz Di Cioccio.

 LA MECCANICA NATURALE - FINISTERRE (2004)
A distanza di 10 anni dal loro primo lavoro i Finisterre non smettono ancora di stupire e pubblicano un disco in cui, ancora una volta, ribaltano "i pronostici" e sorprendono con una proposta ancora innovativa. La meccanica naturale è davvero un gran disco anche se, purtroppo, gli manca quel poco per assurgere a capolavoro. Nonostante la bontà delle canzoni il disco ha, a parere di chi scrive, un grosso difetto che risiede nella produzione. Nonostante quest'ultima sia stata affidata in parte al grande Franz Di Cioccio (in coabitazione coi Finisterre stessi), in essa non è stato fatto un grande lavoro. Il fatto di aver notevolmente ridotto i minutaggi di alcuni brani (che per ammissione stessa dei Finisterre erano originariamente concepiti con respiri più ampi) non è necessariamente un male. Molto spesso una simile pratica giova notevolmente ai brani prog, impedendo loro di diventare eccessivamente pesanti. Di questo si è giovato soprattutto un brano come l'iniziale La perfezione (probabilmente il migliore dell'intero lavoro). Non così è successo invece, per esempio, a Ode al mare (a cui partecipa anche lo stesso Di Cioccio alla batteria) che avrebbe meritato senz'altro qualche minuto in più, soprattutto per meglio sviluppare la meravigliosa coda strumentale, troppo presto portata a conclusione. Il difetto principale della produzione è però, a mio avviso, quello di aver tolto un po' di "tiro" ai pezzi che risultano dunque più mosci di ciò che dovrebbero. Una prova di tutto ciò sta nelle esecuzioni live nei (pochi) concerti tenuti all'indomani della pubblicazione del disco. Sebbene la gran parte dei concerti sia stata proposta in versione unplugged (e quindi senza i devastanti assoli di Marelli alla chitarra elettrica) i brani hanno fatto un salto enorme dal punto di vista del pathos. Detto tutto questo il disco dà dei punti al 90% della produzione discografica italiana, non solo progressive. L'unico brano che desta qualche perplessità è La maleducazione (composto da Stefano Marelli) in cui la band imita in maniera quasi pedissequa lo stile dei CSI, ma senza essere la band di Giovanni Lindo Ferretti, il che disturba un poco l'ascoltatore. Per il resto vanno segnalati brani davvero splendidi (che con un diverso approccio alla produzione sarebbero stati indimenticabili) come Il volo, Lo specchio e La fine (oltre ai due citati capolavori La perfezione e Ode al mare). Un discorso a parte meritano i due strumentali, composti da Boris Valle, Rifrazioni e Incipit. Il primo dei due sembra direttamente venire fuori da il progetto laZona (forse anche per la presenza del flicorno suonato da Luca Guercio), il che è davvero curioso visto che Valle è l'unico degli attuali membri del gruppo a non essere stato coinvolto in quel progetto. Il secondo, invece, conclude degnamente un album splendido con un crescendo mozzafiato guidato dal pianoforte. In sostanza un grande disco, con qualche difetto, ed un'impostazione molto più pop che in passato che forse non piacerà ai fans prog più oltranzisti e conservatori. Da parte mia mi sento di consigliarlo ad occhi chiusi anche, per quello che si diceva prima, ai non appassionati di rock progressivo.

La fine del 2004 e l'inizio del 2005 sono stati invece caratterizzati da altre due uscite discografiche "zuffantesche" per la Mellow Records

 IN CONCERTO - MASCHERA DI CERA (2004)
Chi ha apprezzato i due lavori in studio del gruppo di Fabio Zuffanti e Agostino Macor non potrà fare a meno di questo live registrato in Belgio nel settembre 2003. La scaletta è equamente suddivisa fra i brani dei loro due dischi e le versioni mantengono, anche nella dimensione live, il medesimo pathos che avevano in studio. Fra le curiosità va segnalata la presenza di Maurizio Di Tollo alla batteria, che ha preso il posto di Marco Cavani. L'unico difetto di questo disco sta forse nella qualità della registrazione non eccelsa.

 

ARIES (2005)
Renaissance, White Willow, Mostly Autumn: sono queste alcune delle band che bisogna conoscere per avere un'idea della proposta di questo nuovo lavoro composto da Fabio Zuffanti e molto prog-oriented, anche se con atmosfere piuttosto rarefatte. Il disco è segnato, in tutto il suo svolgimento, dalla splendida voce di Simona Angioloni, novella Annie Haslam che dà un'impronta precisa a tutto il lavoro. Zuffanti, oltre a suonare il basso, suona la maggioranza delle parti di chitarra e il dulcimer e si avvale del lavoro di musicisti ben conosciuti nel giro progressive ligure: Fabio Venturini (chitarra solista), Carlo Barreca (flauto) e Pierpaolo Tondo (batteria) oltre al produttore Roberto Vigo che suona anche le tastiere. Da segnalare inoltre che la seconda parte del disco è rappresentata da poesie musicate, una pratica che Zuffanti ha sempre prediletto. Dunque It Struck Me Every Day e When Night Is Almost Done sono musicate su liriche di Emily Dickinson, mentre Crossing The Bar è una poesia di Alfred Tennyson (quest'ultima era già apparsa in forma differente nel disco di outtakes di Hostsonaten). Un lavoro imperdibile, dunque, per chi ama le sonorità dei suddetti gruppi.

Anche il 2005 si annuncia ricco di sorprese e novità. La più imminente dovrebbe essere il nuovo lavoro della Maschera di Cera, di cui sono in corso le registrazioni e che verrà pubblicato dall'etichetta Immaginifica. Le sonorità dovrebbero essere un po' più hard rispetto al passato. In un recente incontro avuto con i Finisterre, Zuffanti e Macor hanno avuto modo di dire, tra il serio e il faceto, che alcuni brani potrebbero ricordare qualcosa degli Uriah Heep! Staremo a vedere... A breve dovrebbero iniziare le registrazioni anche del nuovo disco dei Finisterre le cui sonorità potrebbero essere addirittura più pop-oriented rispetto a quelle di La meccanica naturale. Fra le cose in cantiere vi sono anche un possibile disco del progetto Aetheria (Fabio Zuffanti e Simona Angioloni) che ha in corso un contratto con la casa discografica Decadance Records e le registrazioni del primo vero e proprio disco a nome Fabio Zuffanti che il bassista stesso definisce: "il mio Rock Bottom"! Al di là di tutto l'importante è che la macchina creativa della famiglia Finisterre abbia ripreso il suo viaggio. Da parte mia non posso che aspettare le prossime uscite discografiche nella fondatissima speranza che la magia regalata in questo ultimo decennio dalle note dei Finisterre continui a vivere ancora per molti anni........

 

Marco Zanghieri
Agosto 2004 (update Maggio 2005)