Tra la fine degli anni '80 e l'inizio del decennio successivo, in Italia è iniziata una lenta ripresa del movimento progressivo, fino ad allora piuttosto asfittico dopo i fasti dei seventies. La maggior parte delle band che si mettevano in carreggiata (Ezra Winston, Eris Pluvia, Nuova Era, Arcansiel, ecc.) tendeva a percorrere quel filone di estrazione sinfonico-romantica, proponendo un sound non distante da maestri del calibro di Genesis, Camel e Banco. In questo panorama, tuttavia, un gruppo di musicisti bolognesi si poneva in evidenza per una ricerca più particolare, più ostica e cervellotica, distaccandosi nettamente dalle reminiscenze classicheggianti e da pedisseque imitazioni di colossi degli anni '70. Si tratta dei Deus Ex Machina, formazione dalle grandissime capacità tecniche, orientatasi subito verso un jazz-rock molto aggressivo e fantasioso, dagli arrangiamenti complessi e con la singolarità del cantato in lingua latina. Attivi dal 1985, Claudio Trotta (batteria, che ha sostituito il drummer Marco Matteuzzi), Alessandro Porreca (basso), Maurino Collina (chitarra), Alessandro Bonetti (violino), Luigi Ricciardiello (tastiere) e Alberto Piras (voce) ottengono immediatamente un buon riscontro dalla critica che vede di buon occhio il tentativo del gruppo di cercare soluzioni personali, attraverso una contaminazione di generi particolare, che parte dal jazz-rock e alterna momenti di grande robustezza ed altri agilissimi e vivaci attraverso continue dimostrazioni di eccellenti doti tecniche. Paragonati spesso agli Area, sia per certe sonorità utilizzate, sia per la straordinaria ugola di Piras, che sembra aver appreso benissimo le lezioni del grande Demetrio Stratos, i Deus Ex Machina, pur avendo in comune con il gruppo di Crac! la voglia di sperimentare attraverso la contaminazione, riesce a distaccarsene grazie ad una fantasia fuori dal comune che permette di giungere a risultati abbastanza originali e ai timbri moderni dei loro strumenti. Apprezzati in Italia come all'estero, Piras e compagni si esibiscono in svariati festival prog in ogni parte del mondo, ottenendo consensi ovunque. Gli album realizzati sono tutti di qualità molto elevata: lanciati dall'etichetta Kaliphonia nel 1991, dopo il debutto Gladium caeli, che li mette subito su un gradino leggermente superiore ai colleghi italiani contemporanei, e dopo l'ottima conferma di Deus Ex Machina (1993), pervengono alla consacrazione con il meraviglioso De republica (1995), fulgido esempio di come anche negli anni '90 si possa realizzare del grande prog distaccandosi da modelli classici. Il successivo lavoro in studio Equilibrismo da insofferenze, datato 1998, li vede aumentare la componente jazzistica della loro musica, anche per la presenza di una sezione fiati, ed iniziare ad utilizzare il cantato italiano oltre a quello latino. Si segnalano, oltre alcune partecipazioni a compilation e dischi tributo, anche due interessanti testimonianze dal vivo, che riescono a sprigionare la carica delle esibizioni live dei Deus Ex Machina: Diacronie metronomiche (1996) e Non est ars quae ad effectum casus venit (1997), quest'ultimo uscito però solo su vinile e in edizione limitata. Il più recente album in studio (in cui si segnala l'entrata in formazione del tastierista Fabrizio Puglisi al posto di Ricciardiello) è invece datato 2002 ed è stato il frutto di un cambiamento di etichetta, visto che il gruppo si è accordato con la label americana Cuneiform Records, specializzata nella pubblicazione di prodotti orientati verso i rami più difficili del progressive. Il titolo del disco è Cinque e i Deus Ex Machina dimostrano nuovamente le loro capacità, con uno stile di musica ormai consolidato (anche se si ravvisano alcuni frangenti in cui certe scelte d'avanguardia, non distanti da certo R.I.O., si affacciano e sono approfondite come non era mai stato fatto in passato), ma in cui non mancano i lampi di classe. Le chiassose copertine, i booklet, le foto e le note interne dei vari album mostrano anche dei ragazzi molto ironici e goliardici (a volte anche troppo…). In definitiva, siamo di fronte ad un gruppo eccezionale, che a volte può sembrar freddo a causa di certe ostentazioni tecniche e degli arrangiamenti particolarmente articolati, ma che ad un ascolto più approfondito si rivela capace di incantare con una notevole ricchezza compositiva, con l'interazione strumentale assolutamente inappuntabile ed attraverso una proposta decisamente unica, grazie alla quale si può parlare di un vero e proprio trademark immediatamente riconoscibile ed apprezzato da gran parte del mondo prog.

Peppe
Marzo 2007

Ultimo aggiornamento (Martedì 27 Ottobre 2009 00:48)