Ripercorrendo la via della mano sinistra: da The Shadowing a The Big Red Dragon di Italo Testa

Ci troviamo, in un pomeriggio di luglio, a parlare con una disponibilissima Sophya Baccini del suo passato, presente e futuro. Ecco il resoconto di questa chiacchierata informale in cui scopriamo molti passaggi finora poco noti della carriera della cantante napoletana.

Big Red Dragon (BRD) è uscito ormai da qualche tempo. Questo disco sancisce in qualche modo un punto di arrivo per te come artista oppure può rappresentare un inizio di un percorso artistico tutto nuovo?

Un po’ tutte e due le cose. Perché con Aradia, che è stato il mio disco solista uscito nel 2009, mi stavo ancora un po’ cercando. Aradia è stato un po’ la somma di tutta una serie di pezzi ed idee scritte  mentre facevo la cantante dei Presence. Quando il gruppo si è fermato per sei-sette anni ho pensato di tirare fuori un po’ tutto questo materiale che avevo accumulato, l’ho assemblato per bene, ho messo dei pezzi nuovi ed è nato il disco.
Con BRD, è stato più semplice perché l’esperienza di Aradia mi ha dato la possibilità di trovare la mia strada. Per questo il disco è, a mio avviso, molto più compatto, deciso ed indicativo di quello che vorrei essere come compositrice e musicista. In questo senso BRD è un punto di arrivo, però è anche un nuovo inizio perché da qui in poi questa è la mia strada... ci sarà un’evoluzione, ma il mio stile è questo.

Come sono nate le molte collaborazione con gli ospiti di BRD?

Sono nate perché, avuta l’idea di dedicare il lavoro a William Blake, ed in particolare ai suoi quadri, ho pensato, io in primis, ma poi anche Massimo Gasperini della Black Widow, che un lavoro del genere meritasse comunque un cast di eccezione.
Esistono un’infinità di omaggi a William Blake nel Rock, ma non esiste un lavoro intero a lui dedicato, per cui dovendoci assumere questo onere ci siamo detti. A Massimo chiesi, quasi come se fosse una sfida, Sonya Kristina (ex voce dei Curved Air), poi Chistian Dechamps (degli Ange), perché a me piace molto il Prog francese. Tutti gli altri sono venuti di conseguenza! Per esempio Massimo ha un ottimo rapporto con Steve Sylvester, e quindi fu lui a propormelo, ed io dissi subito di sì, perché noi tutti gli dobbiamo tantissimo: le cose dei Death SS ci hanno ispirato moltissimo come Presence per quel che riguarda il lato oscuro; Rob Tiranti è un altro che ha collaborato con la Black Widow, oltre ad aver collaborato anche con Dechamps; Enrico Iglio, perché in Aradia non c’era stato tempo, ma in BRD volevo una “presenza” dei Presence, perché mi faceva piacere, l’ho messo insieme a Steve Sylvester per The number of the beast (il pezzo più Heavy del disco, ndI); Elisa Montaldo del Tempio delle Clessidre mi è stata proposta da Massimo perché loro incidono per la Black Widow e mi ha fatto piacere, perché è una tastierista e compositrice in forte ascesa ed ha un modo oscuro di vedere la musica.

Ed il sodalizio con Vairetti? Da quanto tempo è nato?

Il sodalizio con Lino è nato proprio con Aradia.
Andavo a vederlo all’Afrakà e poi passavo a salutarlo nel camerino. A furia di andare a tutti i concerti degli Osanna, che allora stavano tornando dopo l’esperimento di riformare Città Frontale, eravamo diventati quasi amici. Una sera dopo il concerto andai a salutare Lino e gli chiesi: E lui disse, quasi inaspettatamente, subito sì! Non avevo quasi nulla di pronto, ma proprio la possibilità di poter avere Lino sul disco mi spronò e in un paio di giorni scrissi il pezzo che gli piacque e così cominciò la nostra collaborazione. In seguito lui mi chiamò per cantare la Zingara in Prog Family, un album in cui lui risuonò tutti i pezzi degli Osanna.

Sono quasi 25 anni che sei nel mondo della musica Rock, molti gruppi spesso colgono l’occasione di queste ricorrenze per rendere omaggio a chi li ha ispirati.. hai mai pensato ad un cd con solo brani da te scelti e che ti hanno aiutato a crescere come artista?

Ci sto pensando… a me piacevano moltissimo, appunto, Sonya Kristina, che è sempre stata uno dei miei miti a causa della sua voglia di sperimentare, quel suo modo molto spregiudicato di usare la voce e spingerla ai limiti; poi Janis Joplin ed anche Annie Haslam (dei Renaissance).
Ho sempre pensato di voler mischiare Janis ed Annie, per trovare Sophya, perché mi sento un po’ dolcissima e perfetta come Annie, però anche molto selvaggia e forza della natura, come Janis Joplin.
Ma se un progetto del genere andrà mai in porto dovrebbe essere fatto in un modo particolare, come intermezzo: un disco solo pianoforte e voce con tutti i brani che mi hanno maggiormente ispirato, anche con qualcosa di mio,

A proposito, quando capisti che volevi fare la cantante? Come accadde?

… Eh.. non mi ricordo… mio padre era un tenore. Quando avevo 7 – 8 anni io lo sentivo cantare, non era professionista, ma semi-professionista, ed era rimasto molto appassionato, continuava ad andare dal maestro di canto e mi portava all’opera… Ricordo ancora, potevo avere 9-10 anni, quando mi portò a vedere al San Carlo “La forza del Destino” (accenna al motivo della sinfonia iniziale) e allora mi “rotolò” addosso questa orchestra! È il mio primo ricordo netto che ho di quando ero bambina, anche più della scuola! Probabilmente, in quel momento, decisi che la musica sarebbe stata la mia vita! Quando andai, poi, alle medie, dalle suore, mi diedero questa impostazione molto tecnica del canto.

Cosa cambiò per te e per voi dopo aver registrato The Shadowing?

Cambiò un po’ tutto.. The Shadowing [primo EP dei Presence ndI] lo incidemmo così tra di noi, per una cosa nostra. Eravamo tre turnisti e avevamo questi pezzi che ci piaceva tantissimo suonare, solo che era impossibile trovare qualcuno che li producesse perché alla fine degli anni ’80 andava quel rock alla Bon Jovi, o Aerosmith! Per noi che facevamo questi pezzi con chiari e scuri, molto articolati, parti veloci, parti lente era impossibile farsi produrre. Comunque pagando la sala con i turni, perché le sale costavano, facemmo quell’EP di 4 pezzi che era il formato perfetto visto il materiale che avevamo e lo mandammo in giro.

E come fu accolto?

.. eh.. tra tutte le copie che abbiamo mandato in giro e che non sono mai tornate indietro, una capitò tra le mani di Alessandro Massara che scriveva per Metal Shock, che allora era una testata molto seguita. Fu una cosa che ci colpì abbastanza: quando uscì quell’articolo rimanemmo contentissimi perché non ce l’aspettavamo, perché noi lavoravamo nella discografia canonica, quella più commerciale, ed eravamo abituati ad essere scoraggiati ed anche in alcuni casi offesi perché il genere che proponevamo ci veniva detto essere “obsoleto”, “vecchio” [vedi approfondimento a fine intervista].

Case discografiche contattate?

Molte. Prima tutti dicevano bellissimo ma poi ci chiedevano: e ci presentavano delle cose indegne, io rispondevo e quindi nulla di fatto! Ricordo ancora quando giravo per le case discografiche con la demo della suite dedicata a Giuseppe Verdi, che uscì in Black Opera. Era già pronta alla fine degli anni ’80. Tutti erano incantati ma dicevano che non c’era spazio per la lirica nel mercato: poi tre anni dopo uscì Bocelli! Era semplicemente un problema di soldi da investire e non avevano la voglia di dirlo chiaramente! [leggi la nota di approfondimento a fine intervista]

Ed invece perché non avevate pensato al mercato underground italiano dell’Heavy Metal? C’erano i Vanadium… ad esempio, Pino Scotto da Monte di Procida andò a Milano già agli inizi degli anni ‘80..

Ecco, avremmo dovuto fare questo: prendere “armi e bagagli” e andarcene in America o in Inghilterra, dove si faceva quello che facevamo noi! Però secondo me non era più l’epoca, anche Milano non c’era più quel fermento di prima.

All’epoca, viste anche queste vicissitudini, avreste mai pensato di stare ancora qui a parlare di quell’EP?

Dopo vent’anni, no! Alla luce di quanto accaduto, non credevo che sarei riuscita mai a fare sei dischi con i Presence, uno dal vivo, e due da solista! Poi per fortuna ci prese la Black Widow …

E a proposito di questo, negli anni dal ’93 al ’97, eravate consapevoli di far parte insieme ai Malombra, Time Machine, Black Jester, OK, di una scena italiana?

Lo speravamo ma non ne eravamo proprio consapevoli! I nostri vecchi “contatti” ci avevano quasi convinto che avremmo fatto i dischi solo per noi.
Solo dopo ci siamo resi conto che avevamo in realtà creato un piccolo movimento intorno a noi, gente che ci seguiva! Addirittura molti ci chiedevano se eravamo veramente napoletani, perché si chiedevano come mai da Napoli usciva un cosa così “metal” senza sapere che a Napoli c’era un gran fermento..

Sì, infatti.. io trovai Makumba in un negozi di dischi “normale”… come mai era lì un disco del genere?

Non ne ho la minima idea.. era il secondo autoprodotto ma so che era distribuito dalla DigIt che era un’etichetta di Disco Music che ne distribuì tutte e 1000 le copie.

Il video di Left Hand Cross, dove lo giraste?

A Rione Terra [a Pozzuoli], un rione molto particolare, arroccato su una collinetta, chiuso perché ha origini storiche [infatti è stato recuperato alla fine degli anni ’90 come sito archeologico romano, ndI] e chiedemmo un permesso di tre giorni... entrammo noi con un messo comunale, il regista e la troupe...

Torniamo ad oggi... segui il panorama Rock, Metal nazionale ed internazionale? Vedi qualcuno come tuo o vostro erede?

Il “nostro” genere [quello che adesso si chiama Female Fronted Metal, ndI] ha preso una strada che a me non piace molto.
Ci sono i gruppi come gli Epica, i Within Temptation, che mi piacciono di più, ma i Nightwish, ad esempio, hanno preso una strada troppo pomposa e allo stesso tempo semplice dal punto di vista dell’armonia. Diciamo che la proposta musicale è divenuta una cosa molto ridondante, le scenografie dei live sono fatte benissimo, però mancano un po’ di sostanza. I Presence sono rimasti un po’ senza eredi, abbiamo rotto il muro della presenza femminile essendo prima un mondo molto maschile… infatti adesso per un gruppo metal è quasi un must avere una voce femminile ah ah ah…

A Napoli segui qualcuno in particolare che faccia questo genere?

Ho dei rapporti con i Demonilla. Conoscevo i Grimalkin, e poi oggi, grazie a BRD, ho visto che tra i ragazzi c’è interesse, ho tre ragazze nel gruppo che si sono entusiasmate a sentire alcune vecchie cose.
Purtroppo, in generale, in città è cambiato tutto. Anche a Via S. Sebastiano [nota strada di Napoli in cui vi erano molti negozi di strumenti e un famoso negozio di dischi negli anni ’90, ndI] ora è tutto chiuso, prima ti fermavi a parlare e a discutere di musica..

Le ragazze del gruppo che background hanno?

Loro stanno al conservatorio o si stanno laureando in lettere con indirizzo musicale.

Avete suonato di recente all’Hard Rock Cafè di Napoli... avete mai pensato ad un grande festival italiano o straniero?

Abbiamo suonato al FIM di Genova, sullo stesso palco degli Osanna, le Orme, gli Unreal City, la Maschera di Cera e tanti altri gruppi... c’erano tre palchi...

E a livello di pubblico come è andata?

Circa 25000 presenze in tre giorni. Era molto gremito...

Altri festival in programma?

Dovremmo fare l’anno prossimo un festival francese e poi Veruno… quest’anno non ce la facciamo perché il bill era già chiuso quando Massimo ci ha proposti.

Progetti futuri?

Innanzitutto il nuovo disco dei Presence, in occasione dei 25 anni del gruppo. E’ quasi finito ed uscirà entro il prossimo anno.
Poi ci sarebbe il proseguo del discorso con il mio gruppo, infine, in questi giorni ho realizzato la mia prima colonna sonora con il regista documentarista Antonello Picciano , che mi ha contattato per un corto noir molto bello, chiedendomi di commentare delle scene.
Per me è stato il coronamento di un desiderio, perché sono visionaria… soprattutto dopo due anni trascorsi interamente nella realizzazione di BRD in cui ho curato tutto io.

Ultimo aggiornamento (Lunedì 25 Maggio 2015 10:59)