Con due album molto belli e varie partecipazioni a tributi e progetti Colossus, i Viima sono oggi uno dei gruppi più interessanti provenienti dalla Finlandia, che negli anni recenti, come nei seventies, ha regalato non poche gioie agli appassionati di prog. Abbiamo intervistato la mente principale della band, Mikko Uusi-Oukari, con il quale proviamo a ripercorrere un po' le tappe di una carriera brillante che speriamo continui ad offrirci musica di grande qualità.

 

 

 

I Viima nascono dalle ceneri del gruppo Lost Spectacles, che registrò un brano per Tuonen Tytar, il primo tributo al progressive rock finlandese. Ci parli di quei primi passi e di come entraste in contatto con la Mellow Recrods per la partecipazione a quell’album?

I Lost Spectacles furono formati nel 1999 dopo che io mi trasferii da Helsinki a Turku. La band era costituita da musicisti che non si conoscevano prima. Il nostro processo di composizione era lento, perciò contemporaneamente eseguivamo un set di canzoni dei Jethro Tull. Fu allora che prendemmo il nome di Lost Spectacles. La Colossus, l’associazione di progressive rock finlandese di cui Marco Bernard è presidente, annunciò questo progetto del tributo in un numero della rivista nel 1999. Cercavano gruppi che proponessero cover di prog finlandese degli anni ’70 per un doppio cd che sarebbe stato pubblicato dalla Mellow Records. Contattai Marco e gli dissi che avremmo registrato Tuule niin. Sono sempre stato un lettore della rivista Colossus e ho assistito alla maggior parte dei concerti da essa organizzati. Inoltre già ero stato in contatto con Marco per la possibilità di suonare in uno di questi concerti.

Perché decideste di suonare progressive rock?

Io ero un grande fan del progressive negli anni ’70. Negli anni ’90 nuove band prog furono formate, soprattutto in Svezia, e contemporaneamente vecchi gruppi si riformavano. L’ondata new-prog era presente anche in Finlandia, così pensai che era ora di suonare nuovamente prog. C’è una nuova, seppur piccola, generazione di prog-fans in Finlandia.

Come avvenne la trasformazione e il cambio di nome in Viima?

Cominciammo a cantare in finlandese, così pensammo che un nome finlandese sarebbe stato più adatto. Come accennato nella prima domanda, i Viima nacquero dalle ceneri dei Lost Spectacles. Il vecchio gruppo era più o meno andato ed eravamo stanchi del vecchio nome.

Successivamente avete registrato e pubblicato il primo album Ajatuksia maailman laidalta. Come fu il processo di composizione?

L’album fu registrato principalmente nel 2005. Il tastierista Kimmo Lähteenmäki compose tre brani e io altri tre. Kimmo scriveva sia le parole che la musica e ci metteva dentro anche qualche idea proveniente dagli altri musicisti. Ma per la maggior parte scriveva tutto, compreso le melodie di chitarra. Lo stesso vale per le mie canzoni. Scrivevo le parti di tastiere per Kimmo, quindi non c’era molta interazione. Gli arrangiamenti e il missaggio furono fatti insieme all’ingegnere del suono Timo Haanpää. Questa parte fu invece abbastanza interattiva, Kimmo ed io eravamo presenti durante l’intero processo di missaggio.

Sei soddisfatto di quell’album?

All’epoca dell’uscita ero abbastanza soddisfatto. Oggi, a distanza di quattro anni, penso di essere più obiettivo e ascolto alcune debolezze.

Siete una delle poche band che prende ispirazione dagli storici Haikara e siete anche stati chiamati a registrare una bonus track della nuova edizione del Kalevala in memoria di Vesa Lattunen. Cosa pensi di questo grande gruppo e dei suoi album?

Be’, a differenza dei gruppi provenienti da Helsinki, come Wigwam, Tasavallan Presidentti e Kalevala, gli Haikara erano di Lahti. I musicisti non erano tecnicamente comparabili a quelli delle prime band citate. Gli Haikara erano i primi che realizzarono vari album con testi in finlandese. Inoltre, erano influenzati anche dalla musica tradizionale finlandese, per questo suonavano così “finlandesi”. I primi due album, Haikara e Geafar, sono magnifici. I testi e le copertine erano molto radicali per il periodo della loro uscita. Il terzo album degli anni ’70, Iso lintu, non aveva la stessa qualità, ma conteneva comunque alcune ottime canzoni, ed altre più divertenti. Gli ultimi due album IV Domino e Tuhkamaa sono entrambi un bel ritorno verso il progressive.

Tornando ai Viima, come mai ci furono dei cambiamenti nella formazione dopo il disco d’esordio?

Il debutto fu registrato mentre i Lost Spectacles non provavano più. Eravamo rimasti io e Kimmo, mentre la cantante Päivi Kylmänen lasciò la band. E Päivi si era già trasferita in Svezia qualche anno prima. Dopo la pubblicazione dell’album formammo un nuovo gruppo a tutti gli effetti. E fu naturale suonare le canzoni di quel disco con la nuova formazione.

E’ stato difficile passare da una voce femminile ad una maschile?

No, dopo un mese di prove, il nuovo cantante Hannu Hiltula cantava tutte le canzoni del disco. Il problema era che avevamo appena realizzato un album con una cantante donna, ed ora ci ritrovavamo con un vocalist maschile e con soli due membri, me e Kimmo della line-up dell’album. Fortunatamente è andato tutto per il verso giusto e la nuova formazione è rimasta la stessa (e ad oggi sono passati quattro anni e mezzo).

Cosa ne pensi dei progetti della Colossus e degli album a cui avete partecipato (Inferno, Tuonen Tytar II, Guitars dancing in the light dedicato a Santana)?

Ci fu chiesto di partecipare a Inferno e Hannu scrisse un grande pezzo strumentale adatto. Il brano per il tributo a Santana è stato il primo registrato con la nuova line-up e c’è voluto un po’ di tempo prima che venisse finalmente pubblicato. E’ stato bello iniziare a registrare con la nuova band con una cover, l’arrangiamento fu fatto dall’intero gruppo durante le prove.

Come avete scelto i brani per entrambi i Tuonen Tytar?

Päivi suggerì Tuule niin di Matti Järvinen per il primo tributo. Io invece puntai su un brano degli Scapa Flow per il secondo, perché ho fatto parte della band durante la carriera, tra il 1976 e il 1980. Hannu scelse il brano da coverizzare e registrammo Uuten aikaan.

Nel secondo album Kahden kuun sirpit avete confermato il vostro stile, forse con qualche spazio in più verso il rock sinfonico inglese. Con la nuova formazione il processo di composizione è stato diverso?

Ogni canzone è stata scritta da una sola persona. La title-track fu composta dal batterista Mikko Väärälä. Preparò un demo in cui suonava tutti gli strumenti e cantava. Il demo era già molto vicino a quella che sarebbe poi stata la canzone finale. Così il processo di composizione fu molto simile a quello del primo disco. Il nostro modo di lavorare è questo: si registra un demo e si scrive la partitura. Poi si porta alla band per le prove.

Perché avete deciso di cantare in finlandese e di cosa parlano le vostre canzoni?

Riusciamo ad esprimerci meglio in finlandese. In tutto il mondo la maggior parte dei gruppi canta in inglese. Circa il 70% dei nostri dischi sono venduti fuori dalla Finlandia, ma le traduzioni dei nostri testi possono essere lette sul nostro sito web e quelle del secondo album sono presenti anche nel booklet.

Per quanto riguarda il significato dei nostri testi, l’esempio più limpido è Ilmalaiva Italia dal primo album. Si narra la vera storia del dirigibile Italia, risalente all’inizio del secolo scorso (nel maggio del 1928 ci fu un grave incidente al Polo Nord: il dirigibile impattò il pack e mentre parte dell’equipaggio fini sui ghiacciai alcune rimasero a bordo, sull’involucro danneggiato, che scomparve, probabilmente inabissandosi nel mare di Barens. Ndr). Le canzoni Autio pelto e Unohtunut di Hannu Hiltula presenti nel secondo album sono poesie finlandese risalenti al ventesimo secolo. La title-track (Due mezzelune) unisce la storia della città di Turku con quella della vita delle persone in città e dell’arcipelago. Il titolo fa riferimento al modo in cui la storia tratta e modifica la verità. Parte del testo è basato sulla realtà e il resto è una libera riflessione. Un'altra chiave di lettura del nome è il riferimento a quel momento perfetto con il mare caldo e calmo, quando la luna è brillante ed è riflessa dalle acque come uno specchio.

Perché avete scelto di autoprodurre i vostri album?

Perché vogliamo prendere noi le decisioni relative sia alla produzione che al marketing.

Quali sono i tuoi artisti preferiti del panorama progressive finlandese?

Be’, sono un fan del prog finlandese e giusto per nominare i più importanti che apprezzo cito Jukka Tolonen, Tasavallan Presidentti, Pekka Pohjola, Wigwam e Scapa Flow.

Nel nuovo secolo il prog finlandese si è arricchito di nuove ottime band (oltre ai Viima, ci sono Groovector, Uzva, Moon Fog Prophet, Scarlet Thread, One Taste, Aardvark, Khatsaturjan, Giant Hogweed Orchestra, Nick Arse & the Arsenics, Overhead, Manugurgeil, Mist Season, Orne, ecc.). Come giudichi questo scenario? E cosa pensi del futuro di questa scena? Ci sono nuove promesse che conosci?

Ci sono davvero molte grandi nuove prog band in Finlandia. Quelle che hai menzionato ed anche altre. Penso che il futuro sia promettente, perché oggigiorno i gruppi durano più che negli anni ’70. Gli Half Apple sono una nuova promessa da Turku. Sono giovani e molto talentuosi.

Avete modo di suonare dal vivo? Ci sono spazi per concerti prog in Finlandia?

Sì, suoniamo dal vivo, ma sfortunatamente il pubblico per le nuove prog band è poco numeroso in Finlandia.

Tu e gli altri musicisti dei Viima siete coinvolti in altri progetti musicali?

In questo momento non sono coinvolto in altri progetti e lo stesso vale per il bassista Aapo Honkanen. Gli altri tre sono più attivi: Hannu suona in un gruppo blues ed in un jazz (ed anche nella chiesa), Mikko Väärälä in un’altra band (ed anche in teatro), Kimmo prende parte a due altri progetti oltre ai Viima.

Cosa dobbiamo aspettarci dal futuro dei Viima?

Stiamo lavorando a nuove canzoni. Il programma è quello di pubblicare un nuovo album il prossimo anno. Inoltre cercheremo di fare vari concerti durante il 2010.

Conosci qualche vecchio e nuovo gruppo italiano di rock progressivo?

Sì, sono un grande fan del prog italiano. Oltre alla scena progressive inglese, negli anni ’70, penso che la miglior musica proveniva dall’Italia! Ho circa un centinaio di album italiani di prog nella mia collezione di dischi. Dei vecchi gruppi i miei preferiti sono Banco, PFM, Quella Vecchia Locanda e il Balletto di Bronzo. Höstsonaten, la Maschera di Cera e Presence sono invece esempi di eccellenti gruppi italiani recenti.

A conclusione di quest’intervista, vorrei ringraziarti e mandare i miei saluti ai lettori del Rotters’ Club, ricordando che se volete avere altre informazioni sulla nostra band potete visitare il nostro sito http://viima.fi

 

Peppe

maggio 2010

 

Ultimo aggiornamento (Giovedì 20 Maggio 2010 20:09)