Quattro chiacchiere con il gruppo pisano dei Germinale: Marco Masoni (basso, chitarre e voce), Andrea Moretti (tastiere), Alessandro Toniolo (flauto e voce), Salvo Lazzara (chitarra elettrica e voce). Tre album, partecipazioni a vari tributi, partecipazione al grande progetto (molto ambizioso) Kalevala, insomma un curriculum di tutto rispetto, ma questo è l'aspetto trascurabile per inquadrare il gruppo. L'importate è che i Germinale sono stati protagonisti della scena progressive italiana degli anni '90 con un discreto esordio ("Germinale") e con una stupefacente prova di maturità che è quel "...e il suo respiro ancora agita le onde..." che da molti è giudicato (a mio avviso senza esagerare) il "manifesto" del progressive italiano degli anni 90!
Nel nuovo millennio i Germinale si presentano come band matura e in piena fase evolutiva (senza risentire però dei problemi che generalmente si hanno in queste fasi) e pubblicano "Cielo & Terra", un lavoro molto curato e raffinato che solo apparentemente prende le distanze da certi modi di comporre tipici del progressive.
Il futuro li vede impegnati, insieme a molti altri nomi noti, nel progetto Kalevala di imminente uscita per la casa editrice Musea, ma anche in un progetto legato al cult-movie "C'era Una Volta Il West" di Sergio Leone (una canzone il cui testo ha il personaggio Frank come protagonista ed è incentrato sul finale del film...), insomma non ci resta che aspettare!
L'intervista è stata effettuata nel loro "appartamento" (la loro Mailing List), ma ora i giovanotti sono cresciuti e hanno messo su una vera e propria casa; andate a trovarli, il sito è ben fatto: http://www.germinale.it/.
Per la natura stessa del luogo in cui sono stati intervistati, l'intervista può sembrare slegata, ce ne scusiamo con i lettori, ma soprattutto con i Germinale!!

I Germinale

>>>In qualche giorno tra Giugno e Ottobre 2002<<<

La coesione e l'omogeneità del primo disco trasmette una grande unione d'intenti generata, a mio parere, da una lunga esperienza comune dei membri (di allora) della band. E' così? vi conoscevate da molto tempo prima di incidere il vostro primo album?

[Marco Masoni] Io, Alessandro Toniolo e il primo chitarrista, Saverio Barsali frequentavamo da sempre la stessa parrocchia. Lo so che è banale e provinciale da dire, ma è così. Addirittura nella primissima formazione, che non ha mai inciso niente, c'era il nostro ultimo batterista, Matteo Amoroso.
Poi lui si è dato – purtroppo – al metal e noi un mese prima di incidere il disco abbiamo assoldato un batterista jazz con la fissa per Keith Moon e Dave Weckl.
Io e Alessandro siamo cresciuti in un coro di bambini sicuramente fondamentale per la nostra formazione. La struttura dei brani di quel disco risente soprattutto del desiderio di personalizzare gli ascolti effettuati da adolescenti (Genesis e Pink Floyd su tutti), ma il contenuto dei testi (la forma un po' meno) visto con il senno di poi, è secondo me molto profondo e inusuale per ragazzi dai 16 ai 20 anni quali eravamo.

Nella scelta del vostro nome c'entra nulla "Germinale" di Zola?

[Marco Masoni] Certo. Ero in quarta superiore, primavera 1991, e la prof. d'italiano stava spiegando, appunto, Zola. Mi intrigava la storia di questo operaio francese... il gruppo – che esisteva già da circa un anno e mezzo – era irrequieto e cambiava più o meno un nome a trimestre, e questo mi parve adatto; per un annetto ci siamo chiamati Germinal, senza la *e* finale, ma poiché sembrava il nome di un analgesico J l'abbiamo italianizzato.
Non scordiamo che poi è il primo mese della primavera del calendario post-rivoluzione francese, quindi un bel segno di rinascita.

Nei vostri tre lavori c'è un'evoluzione molto interessante: si passa da un progressive direi ingenuo ad uno dei migliori esempi di progressive anni '90, per approdare ad un disco di musica oserei dire 'cantautorale' più legata alla forma canzone, ma con retrogusto progressivo.
In questa 'naturale' evoluzione quanto ha influito il cambiamento di formazione?


[Marco Masoni] Secondo me ha influito poco. L'arrivo di Salvo e Andrea ha sicuramente cambiato le cose e aiutato a definire e a maturare stile compositivo e suono. Ma nel 1995 volevamo fare PROG, e abbiamo fatto un disco tipicamente prog, nel 2000 la stessa formazione ha fatto un disco più POP-PROG-Cantautorale, ma per scelta comune. Nel futuro… si cambia ancora, sempre con il nostro stile e il nostro suono.

[Salvatore Lazzara] Credo che Germinale sia una band in costante evoluzione, sia dal punto di vista del sound che della composizione. Molto dipende dal fatto che stiamo crescendo (invecchiando?) e molto dal fatto che i contributi compositivi non sono sempre equidistribuiti, ma credo che vi stupiremo ancora!!

Un po' di Gossip: come mai dopo il primo disco c'è stato il cambiamento di formazione? Problemi o normale evoluzione?

[Alessandro Toniolo] Due persone su cinque che se ne vanno dopo diversi anni di musica insieme mi sembrano anche poche. Voglio dire che è abbastanza un miracolo che tre persone abbiano continuato per altri anni ancora... Quindi direi: problemi, è la normale evoluzione.

[Salvatore Lazzara] Non saprei, sono stato reclutato durante una serata con il mio precedente gruppo, con cui facevo musica in stile REM...

Vi rendevate conto, mentre stavate componendo/registrando "...e il suo respiro ancora agita le onde..." di produrre quello che molti definiscono il miglior disco (addiritura il manifesto) del prog italiano degli anni '90?

[Alessandro Toniolo] Per prima cosa ringrazio del complimento. Certo, ci farebbe piacere che questo disco fosse conosciuto anche in ambienti diversi dal prog. Se davvero merita tanti elogi, perché deve essere conosciuto solo da uno sparuto gruppo di supporters? In fondo, se un disco è bello è piacevole da ascoltare anche per chi non è appassionatissimo a quello specifico tipo di musica.
Comunque, per rispondere alla tua domanda, ci siamo sempre resi conto soprattutto della modestia dei nostri lavori confrontati con i veri grandi che erano in giro anche negli anni Novanta. Ma per noi, senza aiuto esterno di nessuno, è già stata un'impresa comporre e arrangiare al massimo delle nostre capacità quei pezzi di allora. Nessuno aveva grande mestiere nell'arrangiamento e, quindi, si sente ancora che quel disco potrebbe essere sgrezzato di molto. E` vero, in certi momenti è emozionante e mi fa molto piacere che non siamo solo noi 4-5 a trovarlo tale. Ma all'epoca della composizione avevamo una fretta terribile perché il lavoro doveva essere finito per una certa data. Quindi la composizione è stata molto veloce e l'arrangiamento è stato praticamente fatto direttamente in studio.

[Marco Masoni] Io la ricordo diversamente, la composizione dei brani per il disco è durata circa un anno e mezzo, e gli unici brani che furono arrangiati in studio furono Dioniso Inquieto, che fu praticamente "montato" e costruito lì per lì in un giorno e D'Io (che comunque è un brano abbastanza semplice). In studio c'è sempre fretta, ma per problemi di budget a disposizione. In realtà, non c'era nessuna scadenza, e gli arrangiamenti di tutti gli altri brani erano già pronti e cesellati da tempo, così come è successo per "Cielo & Terra". E' chiaro che poi ogni volta che si va in studio di registrazione qualcosa (anche per motivi meramente tecnici, o di gusto e intuizione del momento) viene sempre leggermente cambiato, sia a livello di arrangiamento che di struttura del brano, ma si parla di particolari molto piccoli e di solito mai significativi nell'economia e nel "senso" del brano.

[Salvatore Lazzara] Direi proprio che non ce ne rendevamo conto, ma era molto presente una tensione creativa, che a volte è scaturita in vera e propria tensione fisica...

Giusto per parlare ancora del vostro secondo disco, permettetemi una domanda un po' cattiva: in 1° Maggio (un colloquio tra un lavoratore e un guerriero...) pensavate a Get'em out by friday?

[Marco Masoni] Verissimo, può ricordare la strepitosa Get'em out. Il testo è totalmente di Alessandro, ed è sempre stato un super-fan dei primi Genesis. So che negherà fino alla morte, ma può darsi che l'ispirazione sia stata quella.

[Alessandro Toniolo] No, anche se ho sempre amato, e continuo a farlo, i Genesis, Get'em Out non ha avuto peso nella costruzione del testo di Primo Maggio. Il soggetto è tratto liberamente da un saggio di Simone Veil, "Riflessioni sulle cause dell'oppressione sociale", scritto, se non ricordo male, negli anni Trenta.
Quanto alla forma dialogo, non l'ho certo inventata io, ma nemmeno i Genesis. Si può andare indietro almeno fino all'Iliade.

In realtà, mi riferivo alla struttura musicale della canzone più che al testo...
Ma, a proposito di testi, una curiosità: trovo un legame tra la seconda parte del testo di Dioniso Inquieto (in "...e il suo respiro ancora agita le onde...") con Il Lento Risveglio (in "Cielo & Terra"); Marco, l'hai notato?
Mi racconteresti come/quando hai scritto questi due testi?


[Marco Masoni] Dioniso Inquieto è l'unione di due testi diversi e scritti in tempi diversi, ma *armonizzati*.
La seconda parte è l'esplicitazione di una bucolica voglia di rilassatezza spensierata, nel senso proprio di *senza pensieri*, con la testa vuota dai mille *gas* che inquinano le nostre frenetiche giornate e soprattutto le nostre menti. Figurati, la prima parte di quel testo originale e tuttora inedito era dedicata e ispirata ai Pink Floyd!
La spinta per scrivere Il Lento Risveglio mi venne invece da una canzone dei CSI contenuta in "Linea Gotica", dove si parla di un' *alba blu*. Mi piacque l'immagine e ci scrissi sopra un testo che mi rilassasse, tutto qua.
Il fatto che nelle mie liriche (ma anche in quelle di Alessandro Toniolo, a mio modo di vedere) ci siano spesso rimandi e richiami ad una voglia di calma e di pace, legata ad alberi, ramoscelli, prati e scene di spazi aperti, è probabilmente dovuta ad una sorta di atavica nostalgia delle mie mai conosciute origini contadine, sempre sentite raccontare dai nonni e vissute solo in sporadiche visite a parenti *di campagna* più o meno prossimi, o in banali gite fuori porta...
A tutti noi abitanti di frenetiche città manca la pace e la calma... oserei dire che manca la coscienza e la cultura del tempo, del saperselo gustare... la fretta ci decapita...

La naturale maturazione che vi ha portato a "Cielo & Terra" ha causato delle tensioni per l'abbandono di una 'formula' che aveva tanto funzionato in precedenza?

[Alessandro Toniolo] No, affatto. Il fatto è che si invecchia, o si cresce, come vuoi. Mi spiego meglio: siamo stati, e per certi versi siamo ovviamente ancora, amanti del prog, per la sua libertà ritmica e armonica, per la sua violenza e dolcezza melodica liberamente unite insieme.
Ma quando questa libertà si trasforma in cliché, allora è meglio lasciare perdere.
Siamo diventati intolleranti per i tempi dispari PER FORZA, per i cambi di tempo assurdi, per la instabilità continua in un pezzo.
Per carità, quando ci vuole va bene, ma l'impressione è che ce ne sia bisogno molto di meno di quanto viene fatto nella musica prog attuale. Credo che sia soprattutto un abuso.
Allora per noi è naturale abbandonare la forma prog se questa è vista come un insieme di regole da rispettare. Faccio un esempio: quanti ascoltatori pop si accorgono dei tempi spesso molto strani usati da Sting o addirittura dalla Consoli? Penso che questo sia giusto: evitare lo sfoggio tecnico, ma al contrario solo ammiccare, richiamare.

[Marco Masoni] Personalmente dissento sull'amore di Alessandro per Carmen Consoli, bisognerebbe ascoltare piuttosto l'immenso Burt Bacharach (che niente ha di prog), da cui la Consoli ruba a piene mani e in modo anche piuttosto maldestro tutti gli arrangiamenti dei suoi pezzi con i tempi dispari.

[Salvatore Lazzara] "Cielo &Terra" è un disco più tranquillo e meditato, ha avuto bisogno di grandi silenzi e di molto tempo, e soprattutto per me è un disco "del ritorno". La sua lavorazione è stata veloce ma il risultato interessante, anche dal punto di vista della dinamica interna al gruppo.
Per quel che riguarda la sua realizzazione... potrei raccontarti di fughe Roma-Livorno per registrare dentro un garage, da bravo "chitarrista/elettricista della domenica", ma preferisco che sia la musica a raccontarti come è nato tutto quanto.

Molti si lamentano della crepuscolarità e tristezza intrinseca della musica che amiamo di più. Voi come vi rapportate con questa tendenza al dramma (sia nei testi che nella musica) del prog?

[Marco Masoni] Non me ne frega niente. :-))
Certo che c'è dramma e dramma... se permetti la crepuscolarità e la tristezza di Peter Hammill hanno un peso specifico e un'intensità ben precisa, gli stessi temi messi in musica da Masini o Vecchioni o gli 'N'Sync ne hanno un altro... In tutti i generi musicali ci sono cose tristi e cose allegre... forse si generalizza un po' troppo, oppure non è chiara la genialità allegra di Harold The Barrel, Corporal Clegg o E' Festa...

[Salvatore Lazzara] Penso sia casuale, poi c'è gente più propensa al dramma perché gli viene più facile scrivere di certe cose; a me in genere riescono bene le cose depressive, malinconiche, da suicidio imminente.
In fondo, un tempo ero un dark e suonavo i Joy Division… qualcosa rimane, fra le pagine chiare e le scure…

E la vostra musica? La giudicate triste? C'è qualche aneddoto legato a un periodaccio e alla realizzazione di un qualche pezzo?

[Marco Masoni] Personalmente no. Io scrivo cercando di far venir fuori canzoni che A ME dicano qualcosa, se sono triste scrivo cose più introspettive (che sono anche più facili da scrivere) altrimenti mi lascio andare e scrivo Chi Vola Vale :-))

[Salvatore Lazzara] Riguardo a Lettera d'amore n.7 forse sì, ma sono dolori privati, sorry.

In genere, nella stesura dei brani come procedete? Aspettate il testo, poi la musica, si lavora separatamente e poi si mette tutto insieme...???

[Marco Masoni] E' inusuale rispetto ai metodi canonici dei compositori di canzoni, ma nel 99% dei casi dei brani scritti in solitudine parto da un testo scritto in precedenza e ci metto sopra una musica.
Per quanto riguarda i brani scritti a più mani, nella maggior parte di casi sono stati presi testi e appiccicati sopra una musica (per esempio Malcreanza, Avant-grado, Dioniso Inquieto ecc.).

[Salvatore Lazzara] Dipende se il pezzo nasce da un singolo o dal lavoro della band. Di solito i testi sono pronti prima, e ci si preoccupa di adattarli ad una musica che viene fuori dall'interplay.

A che punto sta la realizzazione del prossimo disco? (Esisterà un prossimo disco?) Potreste darci una descrizione di quanto composto finora?

[Marco Masoni] Domanda a cui mi è impossibile rispondere con certezza. La vita e il suo continuo ed inarrestabile mutare fatalmente allontana le persone, spesso fisicamente e a volte anche a livello di sintonia. In alcuni di noi c'è una forte voglia di tornare ad incidere qualcosa di nuovo (e il materiale ci sarebbe anche), in altri prevale la disillusione verso quello che un mercato praticamente inesistente non ci consente di essere e di fare.
Posso dirti che ci sono delle composizioni finite, e altre che sono idee solo abbozzate o incomplete. La più vecchia è una per me divertente canzone, allegra e disimpegnata, che scrissi in omaggio ai Beatles periodo '67 e che suonammo anche dal vivo nel 2000. Di comune accordo decidemmo di non includerla in "Cielo & Terra", si chiama *Gioia per gli occhi*.
Poi esiste una suite in quattro movimenti per un totale di circa 20 minuti chiamata *Catarsi*, scritta prevalentemente da me e da Salvo Lazzara.
Inoltre c'e' *La Battaglia Per Il Sampo*, canzone di 8 minuti contenuta nel triplo disco dedicato al mito finnico di Kalevala, in uscita verso marzo per l'etichetta francese Musea. Anche questo brano è stato scritto da me e da Salvo, ormai stiamo diventando come Page-Plant, Lennon-Mc Cartney e Panella-Battisti, una fucina di creatività sempre più affiatata!

Cos'è Kalevala, e potreste descrivere il vostro nuovo brano? E' stato pensato specificatamente per il progetto, o era un brano da inserire nel nuovo disco e poi ripescato per l'occasione?

[Marco Masoni] Questa la lascio a Salvo. Dico solo che il brano potrebbe prendere parte al nostro nuovo lavoro in forma strumentale.

[Salvatore Lazzara] Si tratta di una importante saga della tradizione finnica, legata al mito della cosmogonia e dell'antropogonia. In particolare, il ciclo di rune che la compongono racconta la lotta tra bene e male, con annesse divinità che parteggiano da una parte e l'altra, e con alcuni eroi, di diverse età (a simboleggiare la maturazione dell'uomo e le qualità che ne derivano, forza, saggezza, etc.) fondatori di una stirpe.
Il pezzo è ovviamente stato pensato per l'occasione, mettendo insieme le intuizioni mie e di Marco Masoni e poi arrangiato con il gruppo. Ma è molto indicativo della piega che, con qualche variazione, si intende dare al sound della band, da una parte alleggerito nelle strutture (come in "Cielo e Terra") dall'altra più "maturo" nei rimandi stilistici e nelle intenzioni.

So che bene o male non vivete della musica che producete. Suppongo che ognuno di voi abbia il proprio lavoro...

[Marco Masoni] Supponi bene.

Secondo voi questo aspetto è un vantaggio o un limite per la produzione della vostra musica?

[Marco Masoni] Vedi, il vantaggio è che possiamo fare esattamente il tipo di musica che vogliamo fare (tanto la ascoltate in pochissimi...), ma è certo che se non lavorassi (la mia massima aspirazione è sempre stata quella di fare il mantenuto...) il tempo che avrei/avremmo a disposizione ci permetterebbe di sfornare almeno un disco all'anno... come facevano, anche con ritmi più intensi, tutti i nomi storici del rock, almeno fino al 1978...
Vorrei ardentemente che la mia unica occupazione fosse la musica, ma la triste realtà congiunturale/artistica (chiamiamola così) non me lo permette. Non so come la pensino gli altri.

[Salvatore Lazzara] E' solo un modo per non doversi stressare del fatto che con la musica non si vive (almeno io). E poi mi piace il lavoro che faccio!
In genere scrivo sempre per un motivo, un'occasione, una situazione, raramente per un pubblico… so che non è simpatico dirlo ma è così.

Sempre riguardo l'ambiente che, volenti o nolenti, vi siete scelti come habitat... che ne pensate degli altri gruppi italiani che si muovono in questo calderone che viene detto progressive italiano?

[Salvatore Lazzara] Ho qualche simpatia, pochissime band che stimo, il resto mi lascia piacevolmente neutro…

[Marco Masoni] Invidio il mio amico Fabio Zuffanti (Finisterre, Hostsonaten, Maschera di Cera, La Zona – n.d.r.) e il fatto che si possa permettere di far uscire due dischi l'anno; invidio il mio amico Cristiano Roversi (Moongarden, Submarine Silence, attività solistica – n.d.r.) che può permettersi di fare tour con John Wetton senza divulgare la notizia. E invidio molti altri...
Parlando seriamente, penso che escano dei dischi molto, molto interessanti che potrebbero essere apprezzati da un pubblico molto più vasto. La scena prog attuale è vasta, frastagliata e, nonostante quello che si legge e si dice in giro sulla stampa *grande e ufficiale*, è fertilissima, ci sono decine e decine di interessantissimi gruppi nuovi provenienti da ogni parte del mondo, compresa ovviamente l'Italia.
Insieme ad altri amici e colleghi di altri importanti gruppi prog italiani stiamo lentamente costruendo una sorta di *superdisco*... unire le forze è fondamentale in questo ambito ristretto, asfittico e spesso integralista.
A mio avviso i problemi – in Italia come nel resto di questo mondo globalizzato – sono essenzialmente due:
a) la attuale mancanza di DISTRIBUZIONE dei dischi di etichette minori su larga scala, visto che fino a dieci anni fa nel negozio sotto casa trovavo TUTTO ed oggi non più. Sono ancora troppo pochi quelli che cercano e comprano via internet;
b) la attualmente risibile CULTURA e la CURIOSITA' del pubblico medio, che a causa di emtivì, pleistescion, giochi di ruolo vari, telefonini e altre cause portatrici di incultura stanno togliendo spazio alla musica *vera*.
Il problema è, come dicevo, che le case discografiche sono spesso strozzate da una distribuzione carente e superficiale, e l'unico sistema in mano agli appassionati è diventato internet, dove tra l'altro i dischi costano molto meno rispetto ad un normale negozio.
Forse è triste, ma il futuro lo vedo in mano ai vendors privati e in case discografiche piccole e indipendenti o in dischi completamente autoprodotti. Un buon esempio di questa tendenza è nei milanesi Filoritmia, autori di un ottimo e professionale Cd autoprodotto nel 2001.

E riguardo gli ascoltatori? i cosiddetti prog fan?
In una recente intervista, Serravalle, mente dei Garden Wall, ha colpevolizzato (semplifico... non me ne voglia l'autore!) anche gli ascoltatori per il ristagno delle sonorità e in generale della scena progressiva. Devo dire che la sua disamina mi ha trovato (in certi punti) abbastanza concorde. Voi che ne pensate?


[Alessandro Toniolo] Me ne chiamo fuori, per patente ignoranza. Non ascolto prog da un po', soprattutto non seguo le evoluzioni più recenti. Ho ammirato tantissimo la ventata nordica degli anni Novanta, che ha spazzato via quello schifo chiamato new-prog. Ma mi pare che quello che resta del prog si sta diluendo in molti altri generi, dando un po' di ricercatezza in molti tipi di musica. E questo è bene. Meglio 100 pezzi prog al 10% che 10 al 100%.

[Salvatore Lazzara] Penso che l'ascoltatore ha bisogno di essere stimolato, poi ognuno si affeziona a determinate sonorità, ma credo che non si possa dare la colpa al pubbico se il prog non "tira"; io direi piuttosto che i musicisti prog dovrebbero essere più umili e lasciarsi contaminare molto di più da generi nuovi, con il coraggio di tradire i padri...

Come vi siete scelti lo strumento da suonare?

[Marco Masoni] Perché di solito ci sono più chitarristi che bassisti... giuro!
Tecnicamente non sono certo un bravo suonatore, piuttosto uno strimpellatore di vari strumenti fonomeccanici.

[Salvatore Lazzara] Amore a prima vista.

Quale sono i vostri artisti di riferimento?

[Marco Masoni] Scusa la pigrizia ma non ho voglia di fare un elenco di mille nomi...

[Salvatore Lazzara] Robert Fripp, John Scofield, John McLaughlin, Santana... la lista è lunga…

Che (marca e modello) suonate e perché?

[Marco Masoni] Il perché proprio non te lo so dire.
Ma come bassi ho un Fender Precision Special del 1983 e un Rickenbacker del 1969. Poi ho un mini-moog Korg, un organo Hammond 1979, un organo Viscount Intercontinental, una chitarra 12 corde Washburn, una chitarra acustica Yamaha, una chitarra acustica Ovation, una chitarra classica.

[Salvatore Lazzara] Lespaul standard '62 reissue; secondo me non c'è niente di meglio per il prog. Poi ho un'Ibanez artist da jazz dell'83 e una Warr guitar artigianale… il tutto con un Mesa Mark II e una cassa Marshall, pedalini line6.

Un messaggio a chiusura di questa piacevole (per me) "chiacchierata"?

[Marco Masoni] Dico soltanto che chi vuole conoscere meglio i nostri dischi può scriverci sulla Mailing List o ordinarli al sito www.mellowrecords.com e su tutti gli altri rivenditori on-line di rock progressivo. Per aiutare i gruppi giovani, e il prog in particolare, l'unico metodo è quello di COMPRARE i dischi, quindi per favore non masterizzate i CD!
Concludo dichiarando che tutto quello che componiamo, suoniamo e registriamo è frutto esclusivo di passione, amore e dedizione: a costo di risultare antipatico dichiaro che scrivo per me stesso e per la soddisfazione della mia anima, non per un pubblico che non conosco, ma la prospettiva di entrare in sintonia con qualche ascoltatore è comunque affascinante. Penso valga anche per gli altri membri della band, ma potranno intervenire per smentirmi o per correggere questo o altri pensieri.

Montag
Aprile 2003

Ultimo aggiornamento (Lunedì 14 Giugno 2010 18:18)