alt Brani:
1-The acknoledgement; 2-Lavoro d'amore; 3-Unanticipated; 4-Il vento ritorna; 5-There are the workers of iniquity; 6-Need for someone else; 7-Invisible animals; 8-Every branch that beareth fruit; 9-Ascension dream (peak version); 10-What are you thinking about?; 11-Ending
Formazione:
Vladimir Efimov: electric Gibson guitar; Alexey Gorshkov: trumpet; Yury Khomonenko: drums and percussion; Ruslan Kirillov: bass guitar, ukulele; Vladislav Korotkikh: flute, low whistle; Ivan Rozmainsky: grand Steinway piano, harpsichord, Hammond RT-3 organ, Tesla Delicia mini 2; Elka Rhapsody 490, other keyboards, metallophone; Philip Semenov: drums and percussion; Vladimir Semenov-Tyan-Shansky: electric Fender guitar, acoustic guitar, bass guitar.
2015, Lizard - durata totale: 56:26

Curiosamente viene scelto un titolo in italiano per questo nuovo lavoro dei Roz Vitalis, incantevole creatura del musicista russo Ivan Rozmainsky. Si tratta di un album contenente undici tracce strumentali, suonate brillantemente da un ensemble che vede in primo piano le tastiere del leader, che è ben coadiuvato da colleghi preparati e che donano ricchezza timbrica con chitarre, flauto, tromba, basso, batteria e altro ancora. Si tratta di composizioni che scorrono via per lo più con grande eleganza, riprendendo insegnamenti di grandi maestri del passato come Camel e Genesis, che con il loro romanticismo hanno tracciato dei solchi ancora oggi percorribili ed ammirabili. I Roz Vitalis, così, pur evitando dei copia-incolla, delineano la loro proposta attraverso tastiere capaci sia di dare una spinta classicheggiante sia di creare atmosfere sognanti, un flauto vellutato, chitarre raffinate, una tromba notturna e ritmi non certo forsennati, ma sempre pronti a variare seguendo le coordinate dei brani. Solo di tanto in tanto le sei corde si fanno un po' più ruggenti donando un tocco maggiormente rock. Qualche spunto un po' più particolare c'è e non fa altro che incrementare il piacere dell'ascolto, come avviene quando ci troviamo di fronte ad un sound che potrebbe ricordare quello degli After Crying, o anche quando si punta su effetti elettronici tutt'altro che invadenti e su sonorità vagamente spacey, in stile Eloy per intenderci. Rozmainsky e compagni riescono così a farci assaporare, man mano che scorrono i minuti, dei gustosi paesaggi sonori, che pur partendo da influenze del passato, arrivano ai nostri giorni con un trattamento personale che, tra passaggi malinconici ed altri un po' più dinamici, affascinano e non poco. Lavoro d'amore può essere quindi considerato un disco di prog sinfonico abbastanza classico, di quelli che riescono a fare facilmente breccia nel cuore degli appassionati del genere.

Peppe
novembre 2016

Ultimo aggiornamento (Mercoledì 12 Aprile 2017 10:50)