alt Brani:
Disk one
1-Pasar klewar; 2-Spirit of peace; 3-Tjampuhan; 4-Forest; 5-London in June.
Disk two
1-Lir ilir; 2-Bubuy bulan; 3-Frog dance; 4-Life its self; 5-Purnama; 6-Forest (Instrumental).
Formazione:

Dwiki Dharmawan: acoustic piano; Yaron Stavi: upright bass, bass guitar; Asaf Sirkis: drums, udu clay percussion & konakot singing; Mark Wingfield: guitar (1 & 4 on disk 1; 4 & 6 on disk two); Nicolas Meier: guitar (2 & 5 on disk 1; 3 & 5 on disk 2); Gilad Atzmon: clarinet (2 on disk 1; 2 on disk 2); soprano sax (3 on disk 1; 3 on disk 2); Boris Salvodellli: vocals (4 & 5 on disck 1); Aris Daryono: vocals, gamelan percussion, kendang percussion, rebab 3-string violin (1, 2 & 3 on disk 1; 1 on disk 2); Peni Candra Rini: vocals (1 on disk 2); Gamelan Jess Jegogo led by I Nyoman Windha: gamelan orchestra (3 on disk 1; 1 on disk 2); Balinese frogs (3 on disk 2).

2016, Moonjune Records - durata disk one: 47:06; durata disk two: 53:00

Nuovo disco per Dwiki Dharmawan, che per l'occasione fa le cose in grande stile, puntando su un doppio cd. Tanta musica, quindi, per questo appuntamento che rischia di essere imperdibile per chi ama il jazz-rock e la scuola di Canterbury. Il pianista indonesiano si è contornato di musicisti straordinari; ad accompagnarlo, tra i tanti, segnaliamo i chitarristi Mark Wingfield e Nicolas Meier, che abbiamo imparato a conoscere grazie all'attività della Moonjune Records, importanti jazzisti del calibro di Glad Atzmon, Yaron Stavi e Asaf Sirkis (questi ultimi due formano l'ossatura ritmica del disco), il cantante Boris Savoldelli, apprezzato per la sua voglia di sperimentare. Molto importante anche la presenza in un paio di brani di una vera e propria orchestra di gamelan, strumento tipico della scena indonesiana.
Siamo al cospetto di un altro lavoro d'alltissimo tasso qualitativo, incentrato, come accennato, su un jazz-rock fantasioso, di base pianistico e dall'orientamento fusion, ma pronto ad indirizzarsi, di volta in volta, verso territori canterburiani, verso sapori orientali, verso una piena libertà di espressione che va al di là dei generi.
La title-track è subito un biglietto di presentazione di notevolissimo livello: è il piano ad aprire e a indicare la direzione, integrato in breve dalla chitarra (di Mark Wingfield) e dal violino, puntando su una fusion elegantissima, che si prolunga per oltre dodici minuti, nei quali Dwiki può prodursi in solos straordinari. Non manca, verso metà del brano, una pausa per tuffarsi in Indonesia con l'utilizzo di strumenti tipici di quel paese. Il mood dell'album è praticamente delineato e i musicisti coinvolti assecondano alla perfezione le idee di base. Ci possono essere variazioni di colore e di timbri, quando entrano in gioco i fiati, o quando si punta maggiormente sul sound acustico, o quando alla base viene messa la tradizione indonesiana, ma la compattezza di base resta invariata ed è un grande pregio. L'album, infatti, scorre via benissimo e si lascia ascoltare e riascoltare con immutate sensazioni piacevoli.
Ci preme, però, soffermarci su alcuni brani che possono stuzzicare particolarmente gli appetiti di chi ama le sonorità legate al mondo sonoro di Canterbury. Dwiki, infatti, ci presenta innanzitutto due versioni di Forest di Robert Wyatt, una cantata da Boris Savoldelli ed un'altra strumentale. I musicisti riescono a recuperare tutta la grazia del Maestro e a darne una rilettura molto bella, che ben si integra nel contesto in cui viene sviluppata. Altra composizione che può essere collegata alla scena canterburiana, per il dichiarato omaggio che rappresenta, è London in June, la cui ispirazione deriva dalla celeberrima Moon in June dei Soft Machine. Si parte da temi che ricordano il meraviglioso cavallo di battaglia della Macchina Soffice e si vola per cinque minuti tra tinte delicate e infuocato jazz-rock.
Non possiamo che riaffermare quanto detto in partenza, perchè siamo al cospetto di un disco ambizioso, ma di incredibile fascino, che riesce a raggiungere risultati ragguardevoli. Senza dubbio tra i migliori nel suo genere degli ultimi anni e al quale gli appassionati di jazz-rock e delle sue contaminazioni e derivazioni non dovrebbero assolutamente rinunciare.

Peppe
febbraio 2017

Ultimo aggiornamento (Venerdì 14 Aprile 2017 13:03)