Introduzione

C’era molta curiosità intorno al progetto Kalevala, organizzato ed annunciato già da diverso tempo dalla fanzine finlandese Colossus. I responsabili della rivista, infatti, dopo aver curato la realizzazione del doppio disco Tuonen tytar, tributo al prog finlandese degli anni ’70 e uscito nel 2001 per la Mellow Records, hanno iniziato a lavorare ad un’idea ben più ampia ed ambiziosa: pubblicare un album che vede coinvolti numerosi artisti del prog odierno in cui viene musicato il Kalevala, celebre poema epico finlandese. Dopo una lunga gestazione, questo progetto ha finalmente visto la luce, attraverso un triplo cd edito dalla Musea. Si tratta di un’opera mastodontica e coraggiosa: quasi quattro ore di progressive rock per lo più di ottima qualità, trenta artisti di un certo spessore, trenta composizioni inedite, sound vintage, ricco libretto di accompagnamento in inglese con introduzione al lavoro, informazioni sui partecipanti, spiegazione dei brani, testi e numerosi disegni. Ridurre un prodotto del genere ad una mera recensione ci sembrava inappropriato ed ecco così un articolo completo in cui cerchiamo di esaminare approfonditamente e minuziosamente, per quanto possibile, i contenuti del lunghissimo album, analizzandone la genesi, la qualità delle singole composizioni e, ovviamente, facendo un sunto anche degli argomenti presenti nel libro da cui tutto nasce.


Origine del disco

Il team di Colossus, rappresentato da Marco Bernard e Raimo Erausto, dopo la realizzazione del tributo Tuonen Tytar, cui abbiamo già fatto cenno, ha cominciato a lavorare all’idea di un nuovo album basato sul poema epico Kalevala, in cui coinvolgere un bel po’ di musicisti da ogni parte del mondo. In breve tempo cominciano a contattare varie band sia in Finlandia che all’estero e ricevono adesioni continue ed anche un atteggiamento abbastanza entusiasta riguardo al progetto in questione. Il Kalevala viene idealmente suddiviso in trenta parti, ognuna delle quali viene affidata ad un artista diverso, che ha ampia libertà nella scelta di come strutturare il brano, con il solo limite imposto di impiegare strumenti e sonorità classici del prog degli anni ’70 e vietando tassativamente l’utilizzo della batteria elettronica. Per quanto riguarda i testi, la maggior parte dei musicisti punta sull’uso della lingua inglese, ma non manca chi canta in madrelingua o chi preferisce partecipare con un brano strumentale.


Il Kalevala

Il libro da cui l’opera trae spunto ha visto la sua nascita grazie al ricercatore finlandese Elias Lönnrot, che riuscì a raccogliere canti popolari, racconti tramandati da varie generazioni e leggende narrate dai cantastorie del suo popolo in un volume concluso definitivamente nel 1849. Kalevala vuol dire “terra di Kaleva”, ossia la terra del progenitore della stirpe finlandese ed il volume in questione raccoglie la mitologia della Finlandia attraverso le gesta di eroi narrate in 50 runi contenenti brani epici, canti, formule di incantesimi e canzoni. Non si è mai riuscito a stabilire con esattezza a quando questi episodi possano essere fatti risalire, né a definire quali siano frutto solo del mito e quali invece abbiano attinenza con fatti realmente accaduti. Il Kalevala ha inoltre influenzato diversi artisti: non solo diversi scrittori di letteratura fantasy hanno tratto non poca ispirazione proprio alle leggende finlandesi (a partire dal celebratissimo Tolkien), ma anche Sibelius ha tratto spunto dall’opera che stiamo analizzando per la realizzazione delle sue composizioni di musica classica.
Il libro inizia con la nascita del mondo da Ilmatar, la Vergine dell’Aria divenuta Madre delle Acque, e dell’eroe Väinämöinen, che cresce tra sapienza e magia, divenendo conosciuto e stimato nella propria terra. Questi viene sfidato in arti magiche da Joukahainen, che sconfitto, rilancia la sfida, stavolta con la spada, ma Väinämöinen, irritato, lo imprigiona in una palude. Joukhanainen, per liberarsi, gli promette la mano di sua sorella Aino, ma quest’ultima, ricevuta la notizia, a differenza della madre, felice della possibile parentela con Väinämöinen, non intende sposare un uomo anziano. Presa dallo sconforto, si ritrova, piangendo, in una spiaggia e finisce in mare annegando. Väinämöinen tenta invano di salvarla, ma dopo averla recuperata in forma di pesce, Aino riesce a sfuggirgli di nuovo, perché è ormai il mare il suo mondo.
A questo punto il racconto prosegue con la narrazione delle azioni e delle vicende che si svolgono nel Kalevala e nel paese del nord denominato Pohjola. Vengono innanzitutto illustrate le gesta di Väinämöinen, del fabbro Ilmarinen e del guerriero Lemminkäinen, eroi che corteggiano la vergine di Pohjola, figlia di Louhi. Lemminkäinen, dopo gli inutili tentativi di sedurre Kyllikki, chiede in sposa la vergine di Pohjola, ma Louhi gli chiede di superare tre difficili prove. Quando Lemminkäinen sta per completare l’ultima, è affrontato ed ucciso da un mandriano che non era riuscito ad incantare al suo arrivo. La madre di Lemminkäinen ricevuto l’inequivocabile segno della morte del figlio (il suo pettine inizia a sanguinare), si reca a Pohjola, dove riesce a raccogliere tutti i resti del guerriero dal fiume Tuonela (che separa il nostro mondo dall’Aldilà), riportandolo in vita con un incantesimo e riconducendolo poi a casa.
Ilmarinen, intanto, seguendo le indicazioni e sotto l’incantesimo di Väinämöinen costruisce per la terra di Pohjola il Sampo (una specie di mulino) ed è proprio il fabbro, alla fine, a sposare la figlia di Louhi in un cerimoniale festoso, ma dietro cui si nascondono anche incertezze, malinconie e preveggenze, raggiungendo l’attimo più drammatico con l’arrivo al cerimoniale di Lemminkäinen. Quest’ultimo, non invitato, innervosisce il signore di Pohjola che lo sfida ad un duello in cui, però subisce una netta sconfitta culminata con la decapitazione. Louhi, per vendicarsi, raduna il suo popolo contro l’ospite indesiderato, che si rifugia sull’isola di Saari. Ma qui Lemminkäinen comincia a sedurre vergini e mogli, scatenando l’ira degli uomini dell’isola ed è costretto a scappare nuovamente. Tornato al suo paese, trova la sua casa bruciata e la madre, rifugiatasi nella foresta, gli racconta che i colpevoli del rogo erano stati uomini di Pohjola. Lemminkäinen giura vendetta e parte per disseminare la sua collera, ma con un incantesimo Louhi gela il mare e ferma il guerriero.
Largo spazio è poi dedicato anche alla saga di Kullervo, giovane che viene separato dalla famiglia e venduto come servo a Ilmarinen. Nelle sue disavventure, Kullervo provoca la morte della moglie di Ilmarinen, ma la tragedia vera si consuma col suicidio che commette dopo la scoperta di aver avuto, inconsapevolmente, un rapporto carnale con sua sorella (che a sua volta si era tolta la vita).
Segue la lotta tra il Kalevala e la terra di Pohjola: Väinämöinen, Illmarinen e Lemminkainen viaggiano su una barca e incorrono in diverse avventure, tra le quali spicca quella in cui Väinämöinen suonala la kantele ottenuta dalla mascella di un luccio, incantando animali e persone. I tre si appropriano del Sampo, fonte di benessere per il popolo di Pohjola, ed ingaggiano in mare una dura lotta con Louhi, che raggiunge l’apice con la perdita della kantele e la distruzione del Sampo. I frammenti di quest’ultimo si disperdono in mare, andando a formare le ricchezze degli abissi, oppure vengono dispersi sulle rive, per la gioia di Väinämöinen che auspica nuova prosperità per la terra. La signora di Pohjola, invece, riesce a riportare alla sua terra solo il coperchio del Sampo. In seguito, Väinämöinen costruisce una nuova kantele e cura la gente di Kalevala colpita da una maledizione lanciata da Louhi, che insiste nella sua trama di vendetta rubando il sole e la luna e nascondendoli nel monte di Pohjola. Dopo inutili tentativi del dio supremo Ukko e di Väinämöinen di creare una nuova luna e un nuovo sole, la signora di Pohjola decide di liberarli quando viene colpita da un forte malanno e Väinämöinen può augurarsi che gli astri sorgano eternamente con tutta la loro bellezza apportando sempre maggiore ricchezza alla terra.
Infine, nell’ultimo runo, vengono decantati la miracolosa nascita del futuro re di Karelia da parte della vergine Marjatta e l’addio di Väinämöinen alla sua terra.


L’album, gli artisti e il contenuto musicale

L’album Kalevala, come tutte le opere di questo genere, vive di alti e bassi, ma si può tranquillamente affermare che non ci sono mai grosse cadute di tono e che la qualità media, anzi, si assesta su livelli decisamente elevati, cosa abbastanza sorprendente ed inusuale per un album così lungo e che vede un numero così ampio di artisti. Anche se la palma del migliore va, a mio avviso, ai grandi Haikara, è un grande piacere constatare che sono soprattutto i gruppi italiani a farla da padrone. Ben tredici gli artisti a rappresentare il nostro paese, ma più che il dato quantitativo, è quello qualitativo ad impressionare. Germinale, Moongarden, Cantina Sociale, Mad Crayon, Il Castello di Atlante, Greenwall, Museo Rosenbach, Malibran, Randone & Tempore e, su tutti, una magnifica Sofia Baccini regalano composizioni di assoluto valore, dimostrando per l’ennesima volta come la nostra penisola sia un’ottima fucina per il progressive rock. Altre performance meritevoli di segnalazione sono senza dubbio quelle di Clearlight, Scarlet Thread, Aardvark, Groovector e Whobodies. In generale, si può dire che, anche se gli artisti si sono cimentati ognuno nel proprio stile, la scelta di utilizzare una strumentazione tipica degli anni ’70 conferisce una certa omogeneità al lavoro, nel quale incontriamo soprattutto tanto rock sinfonico, cosicché i numerosi amanti dei Genesis troveranno senz’altro pane per i loro denti nella musica del Kalevala. Non mancano, comunque, frangenti in cui vengono a galla situazioni più vicine al folk-rock, sperimentazioni, accenni di jazz-rock e persino musica lirica nella succitata prestazione della Baccini; ma si tratta più che altro di eccezioni che confermano la regola.


L’artwork

I tre dischetti sono contenuti in un confezione tipica di doppio jewel case. Una bella copertina intrigante (disegnata da Marco Bernard) apre un libretto molto ricco e scritto in inglese, nel quale troviamo un’introduzione di Raimo Esausto e numerosi disegni opera di Valevi Heino e Mikko Hakanen. Per ogni traccia troviamo, oltre al titolo, la denominazione dei runi oggetto della canzone, una sinossi degli stessi, il testo della composizione (sempre in inglese, anche quando questa è cantata in altra lingua) e varie informazioni sull’artista autore del brano (line-up, studio di registrazione ed ingegnere del suono, indirizzi postali e e-mail per contatti e indicazione del sito web).


Analisi del disco “track by track”

CD1

Traccia A1: HAIKARA (Finalndia)-The creation/The sowing
Davvero non ho più parole per descrivere la maestria ed il talento degli Haikara, meravigliosa creatura del polistrumentista Vesa Lattunen che negli anni ’70 realizzò due album favolosi e che recentemente è tornata alla ribalta vivendo in pratica una seconda giovinezza. La partecipazione al Kalevala degli Haikara si concreta con un solenne brano di undici minuti e mezzo in cui si ravvisa l’inconfondibile stile della band: un’unione originale e inappuntabile di elementi di progressive, musica classica e folk-rock nordico. Nella prima parte della composizione si alternano frangenti rilassati e meditativi dalle delicate melodie ed altri più aggressivi con la chitarra in primo piano, ma con il violoncello sempre pronto a rifinire elegantemente. Nella seconda parte, invece, c’è una semplice e malinconica melodia di base, tema principale costruito su poche, emozionanti, note di piano, a partire dal quale si sviluppano arrangiamenti eccezionali, che vivono magnifici momenti con l’intensa parte cantata soavemente da Saara Hedlund e con un crescendo strumentale travolgente e di grande incisività. Siamo davvero di fronte ad un gruppo fenomenale che non smette mai di stupire. Migliore inizio (che va a descrivere la nascita del mondo e quella di Väinämöinen) non poteva esserci…

Traccia A2: OVERHEAD (Finlandia)-Wainamoinen and Youkahainen/The fate of Aino
Onesta prova per gli Overhead, che non brillano come nel loro Zumathum, ma si propongono con un prog rock abbastanza robusto e accattivante. Otto minuti dignitosi, cantati in inglese, con un sound vibrante non sufficientemente in evoluzione come sarebbe d’uopo in canzoni del genere, ma anche con una parte finale sorprendente e melodica che presenta un violino protagonista ed ammalianti controcanti angelici.

Traccia A3: SIMON SAYS (Svezia)-Som floden flyter (As the river runs)
Dopo due album pregni di un sound genesisiano, ascoltiamo con un po’ di meraviglia le atmosfere epiche e più tipicamente nordiche (esaltate anche dal cantato in madrelingua) offerte dai Simon Says in Som floden flyter. Sostanzialmente rimaniamo in ambiti romantici e fiabeschi, ma questi sette minuti, più che i gruppi storici d’Oltremanica, fanno venire in mente primi Kaipa.

Traccia A4: SINKADUS (Svezia)-Trubadurens kval (The minstrel’s cry)
I Sinkadus si mettono in mostra con ciò che ci si aspettava da loro: un brano nel più classico stile crimsoniano con cui gli Anglagard si sono fatti apprezzare una decina di anni fa. Efficaci intrecci strumentali, drammatiche atmosfere tipicamente nordiche, chitarra frippiana, suoni di mellotron, improvvisi cambiamenti d’atmosfera e cantato in svedese alimentano una canzone non originale, ma senz’altro stuzzicante.

Traccia A5: MOONGARDEN (Italia)-Maiden of the bow
I Moongarden, invece, offrono una prestazione sontuosa, attraverso uno dei brani più genesisiani che abbiano mai realizzato. Gli arrangiamenti sono sufficientemente articolati, i suoni di strumenti acustici ed elettrici si avvolgono gli uni negli altri e le tastiere (pur non convincendomi del tutto da un punto di vista timbrico) costruiscono eleganti sfondi, ma sono capaci di rapire anche con improvvise aperture ariose e con momenti solistici non complessi ma di ottimo gusto. Dal punto di vista ritmico vengono ricalcati gli episodi più orecchiabili di The Gates of Omega (i cui vertici non vengono comunque raggiunti, ma sarebbe stata un’impresa titanica), mentre gli spunti chitarristici sono tipicamente à la Hackett ed il cantante conferma le notevoli capacità già emerse nell’ultimo album del gruppo. Oltre dieci minuti di grande rock romantico che non fanno che accrescere l’attesa per il prossimo parto discografico di Cristiano Roversi e compagni.

Traccia A6: IL CASTELLO DI ATLANTE (Italia)-Ilmarinen forges the Sampo
Melodie mediterranee, tastiere e chitarra elettrica altisonanti con rimandi alla musica classica, lirismo in pieno stile Banco, violino che ricorda la PFM, sprazzi medievlaeggianti, soluzioni elettroacustiche con piano in evidenza, parti cantate abbastanza pompose; questi gli ingredienti degli interessantissimi sette minuti di Ilmarinen forges the Sampo proposti dal Castello di Atlante. Più rock progressivo “all’italiana” di così…

Traccia A7: MAGENTA (Gran Bretagna)-Lemminkainen’s lament
Bel brano di sette minuti che conferma quanto di buono i Magenta avevano mostrato con il loro Revolutions. Peculiarità del brano sono un’accentuata vena melodica, il grande romanticismo, il mellotron che crea passaggi sonori incantevoli, le tastiere classicheggianti, la chitarra più tipicamente new-prog, i riferimenti a Yes, Genesis e Renaissance e la sempre seducente voce di Christina.

Traccia A8: SUBMARINE SILENCE (Italia)-The three battles Dopo il brano con i Moongarden, Cristiano Roversi e David Cremoni concedono il bis con i Submarine Silence, attraverso quel sound che aveva caratterizzato già il loro omonimo album, pregno di sonorità che presentano reminiscenze di Camel e Genesis. The three battles è una discreta e godibile composizione strumentale di sette minuti e mezzo, in cui tastiere e chitarra elettrica si intrecciano di continuo su ritmi sempre variabili.

Traccia A9: METAPHOR (U.S.A.)-Raking the bones
L’amore dei Metaphor per i Genesis è mostrato chiaramente con questa traccia, che riprende atmosfere dal chiaro sapore seventies, in un rock sinfonico convincente e sufficientemente articolato e variegato. Buon brano.

Traccia A10: CLEARLIGHT (Francia-U.S.A.)-The boat builder/Searching for the lost word
I dieci minuti e mezzo di questo brano sono un concentrato di classe e autorevolezza. Cyrille Verdeaux, coadiuvato anche da musicisti americani, si lancia in una composizione elegantissima che solo in parte eredita quel sound a cavallo tra rock sinfonico e atmosfere oldfieldiane-floydiane che il gruppo ci aveva regalato nei seventies. In quest’occasione, il riferimento più appropriato è sicuramente quello ai Genesis. Romanticismo, drammaticità e preziose melodie vocali sono incarnati in un brano di notevole bellezza.

CD2

Traccia B1: ORCHARD (Norvegia)-3
Progressive rock strumentale ispirato soprattutto a Yes e Jethro Tull, in cui troviamo una chitarra abbastanza aggressiva ed un flauto suonato con la giusta dose di energia. Non siamo di fronte ad uno dei migliori episodi degli album, ma gli Orchard se la cavano comunque ottimamente con un brano forse un po’ accademico, ma da considerare ben più che sufficiente.

Traccia B2: GREENWALL (Italia)-The wedding
Bella prova per Andrea Pavoni che si presenta per l’occasione non da solo, ma con una vera band, composta da ben 12 elementi. Con i suoi quattordici minuti e mezzo, The wedding è la composizione più lunga del Kalevala e va a descrivere il matrimonio di Ilmarinen. La presenza di un quintetto d’archi, cui è affidato un ruolo di primo piano, fa sì che ci si trovi di fronte ad una forte influenza classicheggiante: violini, viola, violoncello e contrabbasso creano momenti di grande intensità, dal fascino arcaico. Prog e musica da camera si uniscono, perciò, con grande varietà, attraverso l’alternanza tra parti gioiose ed altre più riflessive. Pavoni al piano regala frangenti di grande lirismo, l’accompagnamento del gruppo è esemplare, chitarra e sax si inseriscono bene nel contesto sinfonico e la bella voce femminile fa il resto (nonostante una pronuncia inglese non proprio impeccabile).

Traccia B3: REVELATION (Italia)-Uninvited guest
L’inizio melodico e romantico, articolato tra piano, voce e chitarra elettrica, ci introduce una canzone tipicamente geneisiana, come era lecito aspettarsi dai Revelation. Dopo quest’apertura sognante, i musicisti accelerano un po’ e si avvicinano anche al new-prog con qualche sprazzo medievaleggiante. In conclusione, nulla di eclatante, ma piacevole soprattutto per chi non si stancherebbe mai di ascoltare The knife e i primi Marillion

Traccia B4: SCARLET THREAD (Finlandia)-Pimeästa Pohjolasta
Bellissima unione di progressive e folk attraverso ricami che riescono a creare un’atmosfera magica in uno dei momenti più riusciti ed attraenti dell’album. Cinque magnifici minuti in cui vengono a galla gli incantevoli suoni acustici di mandolino, violino e flauto, strumenti che si intrecciano in maniera ineccepibile tra cambi di tempo ed indovinati interventi di chitarra elettrica, regalando emozioni continue.

Traccia B5: MAD CRAYON (Italia)-Il suono dei ricordi (The sound of memories)
Prova di grande spessore per i Mad Crayon, che si presentano con un ottimo brano, malinconico e dagli apprezzabili impasti elettroacustici. Gli efficaci arpeggi delle chitarre, i leggiadri tocchi pianistici, i puntuali interventi del flauto, le indovinate armonie vocali (con cantato in italiano), l’elegantissimo accompagnamento ritmico si sposano alla perfezione, creando, a tratti, la giusta atmosfera folcloristica. Davvero una bella dimostrazione di classe.

Traccia B6: MUSEO ROSENBACH (Italia)-Fiore di vendetta (The flower of revenge)
Che sia rinato davvero anche il grande Museo Rosenbach? Stilisticamente siamo lontani dal celebre Zarathustra, ma il gruppo italiano regala emozioni a non finire con un brano epico e teatrale, in cui possiamo ascoltare intrecci chitarra-tastiere decisamente avvincenti, discreto utilizzo del mellotron ed indovinata alternanza tra parti melodiche e momenti più altisonanti. Senza dubbio questo è un altro dei vertici dell’album.

Traccia B7: LEVIATHAN (Italia)-Filo di lama (Edge of a blade)
Classico brano new-prog che presenta riferimenti a Marillion e Genesis (nella parte finale sembra quasi di ascoltare qualche plagio di Wind & Wuthering). Dieci minuti e mezzo costruiti con garbo e buon gusto ed in cui spicca l’ottimo lavoro di tastiere, sia quando queste fungono da accompagnamento che nelle parti solistiche, ed il raffinato intervento del flauto, entrambi strumenti suonati dal bravo Andrea Amici. Non convince del tutto, invece, il cantato.

Traccia B8: MALIBRAN (Italia)-Strani colori (Strange colors)
Sonorità care a Genesis, Jethro Tull (immancabile l’utilizzo di un flauto sognante e pittoresco) e allo storico prog italiano si fondono, come sempre, magnificamente nella musica dei Malibran. Anche in questa occasione il gruppo siciliano mette in mostra tanta passione, con belle melodie vocali ed il dispiegamento di una struttura che prevede la più classica interazione tra i vari strumenti, tra cambi di tempo, romanticismo e malinconia.

Traccia B9: SOFIA BACCINI (Italia)-Malvagio per le stelle (Mean because of the stars)
Chi ha dei dubbi sul background della splendida voce dei napoletani Presence ascolti attentamente Malvagio per le stelle, che è senza dubbio un altro dei momenti più belli ed esaltanti del Kalevala (a mio avviso secondo solo alla prestazione degli Haikara). Un’ispiratissima Sofia Baccini fa quasi tutto da sola: suona piano, organo Hammond, mellotron, minimoog e basso (solo un altro musicista è presente con una chitarra che funge più da elemento di contorno con eleganti rifiniture) creando uno sfondo musicale classicheggiante, particolare e conturbante, dalle non velate sfumature cupe. Soprattutto, Sofia Baccini canta in maniera straordinaria. Se con i Presence tende ad “esagerare” e ad “urlare” un po’ troppo, qui la sua prestazione è più equilibrata e variegata. Con impeto, maestria ed assoluta padronanza dei propri mezzi, la cantante si lancia in vocalità sorprendenti, intense, spesso vicine alla musica lirica, sempre limpide, a tratti sussurrate, a volte recitate. Numerose le sovraincisioni che rendono del tutto singolare il risultato finale e se c’è un po’ di autocompiacimento nelle soluzioni adottate dalla cantante, questo va perdonato, perché il brano è assolutamente meraviglioso. Non poteva essere scelta maniera migliore per cantare il suicidio di Kullervo: la drammaticità di questa composizione trasmette pathos, trasporto, sofferenza, sentimento, tormento… 10 e lode!

Traccia B10: ELEGANT SIMPLICITY (Gran Bretagna)-Ilmarinen’s bride of gold
E’ sempre piacevole ascoltare le morbide melodie create da Steven McCabe col suo progetto Elegant Simplicity. Anche sul Kalevala, la musica di questo polistrumentista inglese risulta immediata, suadente e suonata con buon gusto alternando chitarra elettrica e tastiere su bei tappeti di mellotron. Brano romantico di cinque minuti, spontaneo e di facile assimilazione, lontanissimo da manie di esibizionismo, ma realizzato con indubbio senso estetico.

CD3

Traccia C1: QADESH (Gran Bretagna)-Ilmarinen’s fruitless wooing
Questo è l’unico brano che non mi convince per nulla: troppo lungo, troppo frenetico, troppo chiassoso, troppo cantato… I buoni arrangiamenti e qualche strappo improvviso non riescono a fargli raggiungere una sufficienza, dato che la scarsa varietà rende un po’ pesante l’ascolto già dopo pochi minuti.

Traccia C2: CANTINA SOCIALE (Italia)-Kantele
I Cantina Sociale offrono una interessantissima composizione, di quasi sei minuti, decisamente ispirata, in cui tutti gli strumenti (tastiere, sax, due chitarre e sezione ritmica) si mettono in evidenza con avvincenti soluzioni strumentali tra cambi di tempo e di atmosfera. Molto buone anche le parti cantate in italiano ed ennesima conferma, quindi, del valore del prog della nostra penisola.

Traccia C3: GRAND STAND (Svezia)-Stormen (Tempest)
Sette minuti di classico new-prog, cantato in svedese, con una chitarra aggressiva, alcune belle atmosfere, i soliti cambi di atmosfera ed i più classici rimandi al rock sinfonico dei seventies. Senza infamia e senza lode.

Traccia C4: GERMINALE (Italia)-La battaglia per il Sampo (The battle for the Sampo)
Non deludono le aspettative i pisani Germinale, che col loro “rock evolutivo”, regalano oltre otto minuti di rara bellezza. La musica, introdotta dal Pohjola’s Daughters, opera 49 di Sibelius, è elegante come sempre, organizzata da una chitarra raffinata, ritmi agili, velate influenze classiche ed un intelligente uso delle tastiere, con alcuni indovinatissimi interventi di flauto. Su queste basi, possiamo poi ascoltare le voci recitate (scelta particolarmente azzeccata, viste le qualità canore da sempre punto un po’ debole della band) di Marco Masoni e Salvo Lazzara, che a volte dialogano e a volte declamano insieme il testo, ma senza sincronizzazione. Curioso e riuscito anche l’inserimento di campioni vocali tratti dal celebre 666 degli Aphrodite’s Child. Il risultato globale fa un gran bell’effetto e fa riassaporare certe sensazioni che affiorano da un brano come Le onde, respiro del mare, presente sul secondo album del gruppo. I Germinale, così, non fanno altro che consolidare l’originalità della loro proposta. Chiamiamolo prog, chiamiamolo rock evolutivo come piace a Masoni, la sostanza non cambia: splendida musica!

Traccia C5: AARDVARK (Finlandia)-Uusi Kantele (New Kantele)
Inizio dal sapore folk, con voce femminile (e cantato in finlandese), chitarra acustica e tastiere in sottofondo… L’entrata della sei corde elettrica e di una sezione ritmica compassata porta l’iniziale ballad verso sentieri più progressivi, con un sound d’insieme più veemente, variazioni di tempo e guitar-solos ben eseguiti. Quasi sei minuti per un lodevole brano che ci fa scoprire una nuova, interessante, band finlandese.

Traccia C6: THØNK (Svizzera)-Kapittu 45/46 (Chapter 45/46)
La presenza degli svizzeri Thønk si manifesta con questa composizione di oltre sei minuti vigorosa ed articolata. Su ritmiche serrate, tastiere emersoniane si esaltano in un pregiato ed agguerrito prog sinfonico che lascia pochi attimi di tregua. Gli amanti del sound più tastieristico avranno di che crogiolarsi con l’ascolto di Kapittu 45/46.

Traccia C7: GROOVECTOR (Finlandia)-Tuletta (Fireless)
Continua ad impressionare questa eccellente e giovane band finlandese, che dopo due ottimi album, si presenta con una nuova gemma di indiscutibile valore. Tuletta è una splendida composizione strumentale da cui traspaiono dolcezza, romanticismo e malinconia per merito di elegantissime note di piano e chitarra che si alternano alla guida del brano con melodie di grande fascino, solos di gran classe e timbriche decisamente attraenti. Si tratta di cinque minuti incredibilmente suggestivi che riescono ad avere allo stesso tempo un sapore antico e moderno e che non avrebbero sfigurato sul loro recente lavoro, variegato e bellissimo, Enigmatic elements.

Traccia C8: WHOBODIES (Finlandia)-Pine
Un altro brano strumentale è l’affascinante Pine presentato dai Whobodies, con i quali ci addentriamo in territori vicini al jazz-rock, guidati soprattutto dal piano e dai fiati (sax e trombone), ma con la chitarra sempre pronta a cesellare intriganti note su ritmi che danno al pezzo una venatura quasi funky. L’andamento vivace subisce un cambiamento, con atmosfere più riflessive e cariche di lirismo verso la metà del brano, ma in seguito possiamo ascoltare nuovamente soluzioni più briose e dinamiche.

Traccia C9: RANDONE & TEMPORE (Italia)-Runo 49
Ben accompagnato dai Tempore, il cantante Nicola Randone si esibisce in un brano di quasi nove minuti ricchi di tensione, alternando con successo momenti di insieme abbastanza energici e frizzanti e situazioni più rilassate e calme. La sensazione di drammaticità resta comunque elevata, sia nei momenti cantati che nelle combinazioni strumentali ben congeniate. La voce di Randone è davvero molto buona e anche se probabilmente non siamo tra i vertici assoluti dell’album, Runo 49 è senz’altro una composizione che ha il suo charme.

Traccia C10: CAFEÏNE (Francia)-Way is open
Degnissima la conclusione dell’opera per merito di una composizione molto bella dei francesi Cafeïne, sfoderano una performance nel più classico rock sinfonico fatto di cambi di tempo, slanci strumentali impetuosi, qualche atmosfera rarefatta con piano in evidenza, valide parti vocali, variazioni di temi musicali e trame classicheggianti accese dal mellotron e da un quartetto d’archi. Lo stile genesisiano, ben utilizzato un po’ in tutto il Kalevala, è ribadito anche nella composizione conclusiva, quasi a voler dimostrare per l’ennesima volta quale sia il ramo del progressive più amato e seguito…

Peppe
Settembre 2003

Ultimo aggiornamento (Giovedì 29 Ottobre 2009 15:31)