Brani:
1-Horizonte; 2-Por siempre; 3-Centinela; 4-Caleidoscopio; 5-Peregrino del tiempo; 6-Más allá; 7-La Montaña del Vigía; 8-Las Praderas del Corazón; 9-Tierra invisible; 10-El Hallazgo; 11-El Umbral; 12-Septentrión
Formazione:
Roberto Diaz: electric & acoustic guitars, backing vocals; Virginia Peraza: keyboards, programming, backing vocals; Ariel Valdes: drums & percussion; Ariel Angel: basses; Andremil Oropeza: lead vocals; Regis Rodrigues: bagpipes, recorder, & whistle; Anaisy Gomez: bagpipes, recorder, & clarinet
Prodotto da: Roberto Diaz
Anno: 2002, Mellow Records - Durata: 71:03

La Mellow Records non è nuova a scoprire talenti prog in ogni parte del mondo e con gli Anima Mundi piazza un nuovo validissimo colpo. Questo gruppo cubano si presenta con una formazione ampia e variegata, anche se non c'è uno strumento che prevale sugli altri: quando le redini sono in mano alla tastierista Virginia Peraza il sound si fa sinfonico (come nell'introduttiva Horizonte); il chitarrista Roberto Diaz sa essere elegante esecutore sia di ballad acustiche (Caledicoscopio), sia di fraseggi elettrici fantasiosi ed energici; Anaisy Gomez e Regis Rodriguez sono invece due musicisti cui è affidato il compito di suonare vari strumenti a fiato, tra cui spiccano le cornamuse, che, più che indirizzare verso la musica celtica, danno un tocco caliente che ci trasporta nelle terre latine (Por siempre e La montana del Vigia). C'è poi la coppia ritmica Ariel Valdés-Ariel Angel, che è sempre pronta a vivacizzare e movimentare l'andamento dei brani e non si può non menzionare anche il valido vocalist Andremil Oropeza che si esprime in madrelingua. Esemplari i momenti di insieme rappresentati dai brani più lunghi (Peregrino del tiempo e Septentrion) in cui confluiscono tutte le sonorità descritte, mentre meritano citazione particolare due brani strumentali: Tierra invisibile, breve new-prog che manderà in solluchero gli amanti del genere e soprattutto El umbral, new-prog all'inizio, si fa nella parte centrale dolcemente acustica, guidata dalla chitarra, prima di andare in crescendo con un tema sinfonico di straordinaria bellezza introdotto dal flauto e proseguito poi dalle tastiere, che creano un momento musicale alla Morricone che sarebbe perfetto come colonna sonora di qualsiasi kolossal hollywoodiano. In qualche traccia la musica si fa più accessibile, senza perdere valore, grazie a refrain indovinati (Centinela e Mas alla). Forse si poteva operare un po' meglio a livello di registrazione (il suono delle cornamuse spesso è più forte degli altri strumenti e le chitarre non sempre si sentono in maniera adeguata), ma si tratta di un piccolo difetto che non inficia l'elevata qualità di questo splendido debut-album.

Peppe
Dicembre 2007