alt Brani:
disk one
1-Dancing tears; 2-Solas pm; 3-Lake Takengon; 4-Suniakala; 5-Dear Yulman; 6-Rerengat langit (crack in the sky)

disk two
1-Pancaroba; 2-Manhattan temple; 3-Dedariku; 4-Ujung galuh; 5-Uncle Jack; 6-Zentuary
Formazione:
Dewa Budjana: all guitars, soundscapes.
Tony Levin: electric upright NS Design bass, Chapman Stick; Gary Husband: drums; Jack De Johnette: drums, acoustic piano.
Danny Markovich: curved soprano sax; Tim Garland: tenor sax; Guthrie Govan: guitar; Saat Syah: custom made Indonesian suling flute; Ubiet: vocals; Risa Saraswati: vocals.
Czech Symphony Orchestra conducted by Michaela Ruzickova.

2016, Favored Nations

Nemmeno il tempo di assimilare lo splendido Pasar Klewer di Dwiki Dharmawan, che un altro grande album, anche questo doppio, mette in discussione quale sia la migliore uscita indonesiana del 2016. L'instancabile chitarrista Dewa Budjana, infatti, sforna un altro lavoro di notevole qualità, organizzando, tra l'altro, le cose in grandissimo stile. Non solo si presenta con un gruppo da favola formato da eccellenze del jazz e del rock che rispondono ai nomi di Tony Levin (basso e stick), Gary Husband (batteria) e Jack De Johnette (batteria), ma ci sono anche una serie di altri ospiti importanti (Guthrie Govan, Tim Garland, la Czech Symphony Orchestra, giusto per fare qualche nome...). La ciliegina sulla torta, inoltre, è rappresentata dalla pubblicazione da parte dell'etichetta Favored Nations di Steve Vai.
L'inizio è da brividi con gli oltre nove minuti di Dancing tears, che mettono in evidenza una fusion personale e ricca di spunti incandescenti. Ma possiamo dire che è solo l'antipasto... Si susseguono composizioni che mostrano un musicista in stato di grazia. C'è il jazz-rock infuocato di Solas pm e Manhattan temple, conditi da gustosi interventi di sax. Non potevano mancare molteplici spunti nei quali Budjana inserisce suoni e sapori della sua terra. Inoltre, nei due pezzi in cui interviene l'orchestra, Suniakala e Zentuary, si avvertono sapori sinfonici che si inseriscono alla grande nel contesto, conferendo un tocco di pregevole romanticismo, che non solo non guasta, ma contribuisce a dare ulteriore risalto a composizioni già solide di base. In Suniakala, complici anche gli slanci della chitarra elettrica e lo stile in cui si esibisce Budjana, si avvertono persino degli echi non così distanti dai Camel. La title-track, invece, ricorda più certe soluzioni orchestrali care a Anthony Phillips.
Per quanto ambizioso e di ampia durata, Zentuary non appare nè pretenzioso nè prolisso.Ci sentiamo perciò di affermare che i due cd sono un concentrato di classe eccelsa, pieni zeppi di grande musica e che non troviamo un solo brano debole o al di sotto di standard decisamente alti. Sarebbe poi inutile rimarcarlo, ma ricordiamo anche che, come uno spettacolo nello spettacolo, i numerosi momenti solistici in cui Budjana si lascia andare e diventa protagnoista assoluto mettono in luce un musicista non solo tencico, straordinariamente ispirato e capace di qualsiasi cosa, ma anche una invidiabile abilità nel mostrare grande feeling.
All'inizio accennavamo al dilemma che ci può essere su quale considerare il disco indonesiano dell'anno, se questo o Pasar Klewer di Dwiki Dharmawan. La realtà dei fatti è che entrambe le uscite toccano livelli qualitativi così elevati che meritano di essere annoverate tra le migliori del 2016, indipendentemente da genere e nazionalità.

Peppe
aprile 2017

Ultimo aggiornamento (Venerdì 14 Aprile 2017 13:09)