alt Brani:
1-Intro...; 2-Parte I; 3-Parte II; 4-Parte III; 5-Parte IV
Formazione:
Marco Marini: voce; Stefano Avigliana: chitarre; Emanuele Telli: tastiere; Dariush Hakim: tastiere & effetti; Ettore Mazzarini: basso; Massimo Moscatelli: batteria e percussioni.
2013, Lizard - durata totale: 39:16

Il Giardino Onirico si era affacciato nel panorama del progressive rock italiano nel 2012, con l'autoproduzione Perigeo, in un secondo momento pubblicata dalla Lizard. Ed è la stessa etichetta veneta ad occuparsi della realizzazione di questo nuovo cd, che in realtà raccoglie una lunga suite composta nel 2009 e registrata amatorialmente nel 2010, ma rimasta nel cassetto. Dopo alcune correzioni in studio nel 2013, arriva l'uscita ufficiale nello stesso anno. Si tratta di un lavoro in cui già si avvertono certe peculiarità di quello stile sviluppato con Perigeo, trattandosi di un progressive rock robusto, che riesce ad unire magicamente una spinta metal (evitando, però, inutili virtuosismi) dettata dalla chitarra graffiante e dalla sezione ritmica potente e dei passaggi di stampo sinfonico-romantico, per merito di tastiere capaci di disegnare sonorità suggestive. Dopo l' Intro recitata e atmosferica si entra nel vivo dell'album con quattro parti che si sviluppano naturalmente, con gli intrecci strumentali e le fughe solistiche a rappresentare i momenti più intriganti. La linearità con cui va avanti la musica, nonostante i consueti cambi di tempo e di atmosfera, permette di gustare pienamente delle trovate della band (merito anche di una durata complessiva tutt'altro che eccessiva) e riteniamo che anche la caratteristica "heavy" del sound sia assimilabile facilmente a chi è abituato a sonorità più "classiche". Gli unici momenti non del tutto convincenti sono i passaggi narrati nella citata Intro e nel finale della Parte III, fortunatamente breve, che sembra però spezzare un po' il feeling del momento. Visto il percorso scelto, la bravura del Giardino Onirico è stata quella di non cadere nella tentazione di andare ad emulare i Dream Theater, puntando su un indirizzo quasi esclusivamente strumentale in cui la potenza del suono di base viene spesso e volentieri stemperata da soluzioni orientate verso il romanticismo e lo space-rock.

Peppe
novembre 2016

Ultimo aggiornamento (Mercoledì 12 Aprile 2017 10:57)