alt Brani:
1-Mingas; 2-Goulash èlectrique; 3-La promenade de Cléobule; 4-La bascule; 5-Le mal de Cadéras; 6-Les soeurs duvel; 7-La ligne perdue; 8-Faux whammy.
Formazione:
Marc Dosiere: trompette, bugle; Jérome Roselé: saxophone ténor, flute; Jean-Louis Morais: guitare, compositions; Olivier Verhaeghe: basse; Charles Duytschaever: batterie.
2015, Circum Disc - durata totale: 51:38

Ci sono voluti ben sei anni, ma alla fine il secondo album di questa interessante band francese è stato realizzato. Il debutto degli Outre Mesure avvenne infatti nel 2009 e solo oggi arriva il bis intitolato La ligne perdue.
Si tratta di un lavoro interamente strumentale che mostra tutta la fantasia di questo quintetto, che già a partire dalla strumentazione adottata fa capire che non vuole seguire sentieri sicuri, preferendo avventurarsi in qualcosa di più spericolato. Oltre ad un terzetto diciamo "classico" formato da Jean Louis Morais alla chitarra, Olivier Verhaeghe al basso e Charles Duytschaever alla batteria, la line-up del gruppo è infatti completata da Marc Dosiere, impegnato alla tromba e al flicorno e da Jérome Roselé al sax tenore e al flauto.
La musica proposta è un magnifico compendio di jazz-rock adatto a tutte le stagioni, in cui è facile intravedere le influenze di Soft Machine e Frank Zappa, ma per il quale si possono scomodare anche il Davis elettrico e i King Crimson del 1971-72, oppure tirare in ballo i connazionali Zao e Moving Gelatine Plates. Le otto composizioni presenti nel cd sono infatti strutturate con grande estro, senza un preciso filo conduttore, se non quello di voler sempre sorprendere l'ascoltatore. La chitarra elettrica, a volte frippiana, a volte acida, è ben contrastata dal suono acustico dei fiati ed il sound che ne scaturisce è davvero particolare. In effetti potremmo dire che quello che Zappa faceva con band allargate nel periodo di Waka Jawaka e The Grand Wazoo è applicato in maniera più snella dagli Outre Mesure, meno orchestrali del Maestro, ma sicuramente attrezzabili e convincenti in questo sound che brilla con una visione personale e moderna del jazz-rock.
Sia nelle composizioni più brevi che in quelle più ad ampio respiro si percepisce in pieno questa voglia di libertà, di stupire, di lanciarsi verso direzioni sonore ardite eppure affascinanti, lascianosi andare in solos e intrecci che mostrano non solo grandi capacità individuali di base, ma anche un enorme affiatamento ed una invidiabile vena improvvisativa. Si prenda ad esempio la traccia più lunga del cd, Le mal de cadéras: non c'è nulla di scontato in questi tredici minuti e mezzo, tra ritmi sbilenchi, accelerazioni improvvise, momenti in cui il centro del proscenio viene lasciato ad un sax pronto a rievocare lo spirito di John Coltrane e Pharoah Sanders, frangenti più ricercati al limite del RIO, passagi melodici ed altri più dissonanti. Un gioiello!
La ligne perdue, insomma, è la splendida testimonianza di un gruppo intraprendente che si lancia prepotentemente tra più interessanti realtà del jazz-rock progressivo moderno.

Peppe
marzo 2016

Ultimo aggiornamento (Venerdì 08 Luglio 2016 10:34)