alt Brani:
1-Spiritual Ouverture II; 2-The maze of Babylon; 3-Society; 4-The fugitive; 5-Amazing; 6-Game over. It's me; 7-We are legion; 8-Special laws; 9-Cosmos; 10-About time; 11-Revolutionary soul.
Formazione:
David Petrosino: vocals, piano, keyboards, guitar; Raimondo Mosci: drums; Alphonso Nini: bass; Stefano Toni: drums; Stefano "The Hook" Barelli: guitar; Lorenzo Canevacci: guitar; Cecilia Amici: backing vocals; Stefano Ribeca: sax.
2016, Tide Records - durata totale: 43:18

Attivi dal 1991, i Sailor Free irruppero nel mondo del prog con due album apprezzati negli anni '90, dopo i quali la loro avventura sembrava terminata. A sorpresa, la band si è riunita nel 2010, cominciando a mettere giù idee per un concept album basato sulla storia di Beren & Luthien, contenuta nel Silmarillion di Tolkien. La prima parte di questo lavoro, intitolato Spiritual revolution è uscita nel 2012, mentre, con formazione parzialmente rinnovata, realizzano la seconda parte nel 2016. E' di questa che ci andiamo ad occupare e diciamo subito che si tratta di un cd molto interessante, che mostra una band in piena maturità e pronta a dare una rilettura personale e moderna del progressive rock. Le prime due tracce magari possono essere un po' fuorvianti, perchè si discostano un po' dal resto dell'album, ma non per questo non convincono, anzi... Il breve incipit Spiritual Ouverture II è un'introduzione che si muove tra ambient, rumori di fondo e atmosfere floydiane e apre le danze di The maze of Babylon, cinque minuti e mezzo nei quali i ritmi intensi e la presenza di un sax invadente spingono in quei territori sonori stranianti marchiati Van der Graaf Generator, cambi d'umore e canto magnetico compresi. Un altro breve strumentale d'atmosfera, Society, ed ecco che con il quarto brano The fugitive ci immergiamo meglio nel sound dei Sailor Free di oggi. Si susseguono, infatti, una serie di pezzi di durata contenuta, compatti e omogenei, che annullano qualsiasi somiglianza con il passato. La band cerca un'immediatezza mantenendo le distanze dalle tentazioni commerciali, creando degli affreschi moderni, puntando su stravaganti melodie, avvicinandosi al post-rock e mettendo a frutto gli insegnamenti dei Radiohead di Ok computer e dei Porcupine Tree di Stupid dream. Ne vien fuori un prodotto fresco e convincente, non certo adatto ad un pubblico che cerca le sonorità rassicuranti degli anni '70, ma che mostra in maniera perfetta un gruppo in piena evoluzione.

Peppe
maggio 2016

Ultimo aggiornamento (Venerdì 08 Luglio 2016 10:25)