alt Brani:
CD 1
1. From the Outside In (7:24); 2. The Road of Bones (8:32); 3. Without Walls (19:15); 4. Ocean (5:55); 5. Until the End (12:00).

CD 2 (Bonus disc)
1. Knucklehead (8:10); 2. 1312 Overture (4:17); 3. Constellations (12:24); 4. Fall and Rise (7:10); 5. Ten Million Demons (6:10); 6. Hardcore (10:52)
Formazione:
Peter Nicholls: vocals; Mike Holmes: guitars; Tim Esau: bass; Paul Cook: drums; Neil Durant: keyboards.

Durata totale: CD 1: 53:07; CD 2: 49:06

2014, GEP

Piacevole ritorno degli IQ a distanza di 5 anni dal discreto Frequency. I nostri non sono mai stati prolifici e hanno sempre intervallato le proprie uscite a lunghi periodi di silenzio.

In questo caso la pausa, dedicata tra l'altro alle ri-edizioni in formato deluxe di The wake e Tales from the Lush Attic, è stata senz’altro positiva perché il doppio The Road of Bones è il miglior disco degli IQ dai tempi di Subterranea ed in un certo qual modo riprende anche le file proprio dei primi due dischi degli anni '80. Le atmosfere cupe, l’interpretazione sofferta e sentita di Nichols e le lunghe cavalcate strumentali disseminate lungo gli oltre 100 minuti del disco rappresentano al tempo stesso gli IQ di oggi e tutto quello che sono stati in più di trent’anni di carriera. Diciamo subito che la successione dei brani sui due cd è piuttosto discutibile e che si poteva armonizzare meglio, ma alla luce della qualità del disco, questo appare un difetto trascurabile. Il disco si apre con From the outside in, cavalcata che ricorda l’immortale title track di Subterranea. Si prosegue con l’oscura title track, che invece ricorda gli episodi più “cinematici” e moderni di Frequency a cui segue, non senza sorpresa, la suite dell’album, Without Walls, diciannove minuti in cui chitarre, tastiere e voce si rincorrono facendo tornare come d’incanto le atmosfere di Last Human Gateway e soprattutto The Narrow Margin: subito tra i classici!

Il primo cd si chiude con Ocean, delicata ballad molto vicina alle cose di The Seventh house, e con la drammatica Until the End, che racchiude atmosfere eteree che sfociano in una cavalcata degna di Leap Of Faith e Came Down (da Ever). Tutto qui?

No, il meglio forse deve ancora venire. Il secondo cd, infatti, impiega più tempo a catturare l’ascoltatore ma resta di più nella mente: i nostri in questa seconda parte, infatti, presentano altri sei brani che hanno poca continuità stilistica con quelli della prima parte. Knucklehead è un ottimo mid tempo con break che richiama temi mai dimenticati da Subterranea, mentre 1312 Overture doveva essere la canzone di apertura di tutto il disco, in quanto presenta alcuni dei temi presenti in From the Outside In e Without walls, ma forse è stata scartata proprio per evitare paragoni ingombranti con l'album del 1997. Constellations è una lunga digressione che cita i padri tutelari Genesis di Cinema Show e Firth of Fifth, mentre Fall and Rise è un bellissimo brano che a me ha ricordato le atmosfere AOR di Nomzamo (si ascoltino le linee di basso in stile quasi Toto). Il disco si chiude con Ten Million Demons, quasi un outtake di Frequency ma soprattutto con la splendida Hardcore, che nella parte finale racchiude come perla la nuova Dans le Parc Du Cheatau Noir, merito di un ispiratissimo Michael Holmes.

Della prova superlativa di Nichols abbiamo già detto. Ci rimane da dire che forse il contributo di Neil Durant alle tastiere è stato il vero fattore determinante per il successo del disco, che la prova di Paul Cook è superiore a quanto fatto negli ultimi dischi, e che aspettiamo le prove dal vivo per giudicare con maggiore obiettività il rientro dello storico bassista Tim Esau, globalmente, gli IQ hanno sfornato un grande disco, sicuramente uno degli highlight dell’anno.

Italo Testa

giugno 2014

Ultimo aggiornamento (Lunedì 25 Maggio 2015 10:49)