Abbiamo mandato, come un messaggio nella bottiglia, queste domande, nella speranza di una risposta. Ringraziamo Yuri Abietti, per la cortese disponibilità, ci spiace il poco spazio disponibile, perché alcune sue risposte stimolano altre domande, che ci serberemo per il prossimo incontro.

Ci racconti come vi siete conosciuti e la storia dei Silver Key?

Il nome Silver Key deriva – come ormai sanno anche i sassi, credo – da una serie di racconti di H. P. Lovecraft, ed è un nome che mi frulla nella testa fin dal 1991-1992. Infatti diverse “formazioni” di band hanno portato il nome Silver Key, anche se avevano scopi differenti da quelli attuali o persone del tutto diverse. L'attuale formazione – quella del disco e quella con cui stiamo preparando i brani del secondo album – risale all'incirca al 2009 – quando decidemmo di lasciare la “carriera” di tribute-band e cominciare seriamente a lavorare ai nostri brani. Davide Manara e Alberto Grassi sono i componenti più “storici”, dato che facevano parte di una delle primissime formazioni, nel 1994-1995. Viviano è parte della band dalla nuova reincarnazione, nel 2006, mentre Carlo Monti è entrato più recentemente nella line-up. Dopo la registrazione dell'album, Carlo e Alberto hanno deciso di lasciare l'impegno della band e quindi abbiamo cercato dei degni sostituti che riteniamo di aver trovato nelle figure di Ivano Tognetti e Roberto Buchicchio.

Ci parlate di come è nato e delle fonti d’ispirazione per il vostro concept?

Il Concept dell'album è nato da due spunti, uno letterario e uno musicale. Per quanto riguarda il tema del concept e i testi, tutto nasce da una serie di immagini che io avevo in mente, in parte ispirate da racconti di Lovecraft e di R. W. Chambers – vedi Dim Carcosa - in parte da film come Dark Crystal e in parte – come accade sempre – da esperienze personali e cose che volevo dire e raccontare, un filo conduttore narrativo che fa da collante tra tutte questi “flash” apparentemente slegati tra di loro. Dal punto di vista musicale, la suite di quest'album è stata un po' un “Mostro di Frankenstein”, perché molti dei brani sono nati indipendentemente e poi sono stati riarrangiati e legati insieme per rendere il tutto più compatto, coerente e omogeneo. Tutto sommato, siamo contenti del risultato finale: era un progetto ambizioso per una band agli esordi e siamo felici di essere riusciti – quasi del tutto – a ottenere ciò che volevamo.

I riferimenti musicali riportati nella recensione, vi trovano d’accordo? C’è dell’altro sicuramente, c’è qualche riferimento sbagliato secondo voi? C’è nel booklet una lista nutrita di altri fonti ispirative, ma quale aggiungereste sicuramente che io ho tralasciato?

Io sono dell'opinione che una volta che un'opera è “là fuori” (sia essa un disco, un film, un romanzo) l'opinione di chi la legge è “giusta” a prescindere (a meno che non dica cosa oggettivamente false), perché non è più una cosa solo tua ma vive anche del rapporto con il pubblico e con la critica. Alcuni, come te, hanno sentito forti le influenze dei Marillion e di altre band del movimento New-Prog come Pendragon, mentre altri recensori hanno dichiarato il contrario... In ultima analisi, io credo sia inevitabile avere dei riferimenti e dei modelli a cui ci si ispira, soprattutto all'inizio di un viaggio artistico, ma sono contento perché so che il nostro album non è un'operazione di “copycat” ma sa stare in piedi sulle sue gambe, sia tecnicamente sia artisticamente. Penso che siamo riusciti a dare un nostro imprinting personale alla musica, agli arrangiamenti, agli effetti usati, alle atmosfere... Trovo le tue critiche molto costruttive e attente. Le influenze sono davvero tantissime... da Simon & Garfunkel a Peter Gabriel, dai Linkin Park ai Tangent, da Steven Wilson agli Iron Maiden... come si fa a dirlo? Anche inconsciamente, certi concetti, certe parole, sembrano pretendere un certo stile, certe atmosfere, mentre altri richiedono stili totalmente diversi. Quello che vorremmo fare – soprattutto col secondo CD – è esplorare anche altri generi, spingerci nel pop, nel folk, nell'hard-rock, usare la musica elettronica. Per me la musica è uno strumento che serve a dire una certa cosa, a esprimere un concetto, a comunicare delle emozioni. Il genere musicale è irrilevante fintanto che è lo strumento più adatto in quel preciso momento a veicolare ciò che vogliamo dire.

A me è piaciuta molto Dim Carcosa, ma quale traccia è per te quella rappresentativa del vostro progetto musicale?

Temo che su questo punto ognuno abbia le sue idee. Per me, probabilmente, è la suite, nel suo complesso. Altri preferiscono More Than I Can o Learn To Let Go... non credo ci sia unanimità di vedute su un brano specifico. Pare che il pubblico, in generale, apprezzi particolarmente Welcome, Millennium e Dim Carcosa.

Che ne pensate della mia velata critica all’uso dell’inglese?

Che non l'ho colta? :)
L'uso dell'inglese per me – e anche per altri della band – è una questione sia stilistica sia – se vogliamo – commerciale. Il fatto di parlare una “lingua franca” comprensibile da molte più persone aiuta la diffusione dei brani e la comunicazione dei messaggi. Stilisticamente, io sento l'inglese come la lingua giusta per esprimermi, soprattutto nel prog e nel rock, anche perché non amo molto il cantato in italiano se non in generi completamente differenti.

Come stanno andando le vendite?

A quanto pare, per una band esordiente italiana che fa questo genere, piuttosto bene. La prima tiratura “standard” è praticamente finita e ora faremo sicuramente una prima ristampa dell'album, anche in occasione dell'uscita del secondo CD.

Da quanto dici, state lavorando a nuovo materiale, a quando il secondo lavoro?

Speriamo di riuscire a pubblicare il secondo album entro la prima metà del 2015. Speravamo di farcela anche prima, ma gli impegni di una band come la nostra, che non può permettersi di farlo “di mestiere” a tempo pieno, rendono le tempistiche di lavoro sempre molto più lunghe del previsto, a prescindere da programmi o pianificazioni. Comunque, abbiamo registrato un singolo e stiamo cercando di realizzare un video di anteprima che dovrebbe uscire su YouTube nei prossimi mesi, e poi, se tutto va bene, torneremo in sala di registrazione per gli altri brani dell'album entro febbraio 2015.

Pubblicherete con la stessa casa discografica?

Sì, sempre con Ma.Ra.Cash Records di Massimo Orlandini.

Colgo l'occasione, a nome della band, di salutare tutti i lettori di Rotters' Magazine e di ringraziarti per il tempo e lo spazio che ci hai dedicato. Speriamo di tornare a parlare presto di nuovi progetti!

Figurati, un piacere!

Silvio Leccia

agosto 2014