alt Brani:
1-Nadir; 2-Dandelion; 3-Seth Zeugma; 4-Dua; 5-Tiglath; 6-Più limpida e chiara di ogni impressione vissuta, part II
Formazione:

Marco Marzo: electric and acoustic guitars; Daniele Piccinini: bass guitar; Cristian Franchi: drums; Giovanni Parmeggiani: Fender Rhodes, Hammond Organ, minimoog, acoustic piano.
Special guests
Vladimiro Cantaluppi (Violin in Seth Zeugma, viola in Più limpida e chiara di ogni impressione vissuta, part II); Marina Scaramagli (viola in Più limpida e chiara di ogni impressione vissuta, part II); Enrico Guerzoni (cello in Seth Zeugma).

2014, AltrOck Productions - durata totale: 37:44

Dopo tre anni dal loro ultimo (capo)lavoro il gruppo bolognese finalmente pubblica un nuovo album. Ho avuto il piacere e il privilegio di sentire già un paio di anni fa alcuni pezzi di questo nuovo lavoro, seppur in stato embrionale, in un bel live ad Anzola Emilia, provincia di Bologna. Cosa si può dire di questo terzo album dell’Accordo dei Contrari, intitolato semplicemente AdC?
Innanzitutto si può dire che ormai il suono dell’Accordo è consolidato e la band ha raggiunto piena maturità in questo disco, che comunque a mio avviso si discosta un pochino rispetto al precedente. Mentre lo strabiliante Kublai, quello che a mio modesto parere può considerarsi uno dei dischi più belli sfornati in questo primo lustro degli anni ’10, era più orientato verso sonorità canterburyiane e progressive rock di matrice jazz mediterraneo stile Area o Perigeo, AdC - forse perché prodotto egregiamente dalla AltrOck del caro Marcello Marinone - mi sembra che abbia un sound più assimilabile al primo lavoro, Kinesis.
Detto che la splendida Seth Zeugma, grazie al contributo di Cantaluppi e Guerzoni agli archi ha un approccio molto cameristico e Rock In Opposition, in generale l’album è molto più orientato verso sonorità fusion di matrice britannica. Il chitarrista Marco Marzo si prende sempre più spazio, questo però non va a discapito delle tastiere di Parmiggiani, la testa illuminata di questo gruppo eccezionale. Ma il cuore pulsante che tiene in piedi tutta questa complessità di suoni sempre più spigolosi e virtuosi è la coppia Piccinini-Franchi, che imbrigliano alla perfezione la vena istrionica di Giovanni e l’esplosività chitarristica di Marco. I pezzi che preferisco del disco comunque sono Tiglath, una delirante digressione psichedelica firmata dal duo Parmeggiani-Marzo, che sa quasi di King Crimson del periodo d’oro con Wetton e Cross, e Nadir, l’opening track, una miscela di potente rock infuocato e fusion.
Ormai AdC è un gruppo che ha raggiunto punti di perfezione praticamente senza paragoni in Italia, e forse anche in Europa i gruppi più preparati di loro si contano sul palmo di una mano. Non siamo ai livelli di Kublai, ma non ne faccio una colpa; un’opera come il predecessore ti viene una volta nella vita; nonostante questo è già un ottimo candidato per essere considerato il disco del 2014.

Roberto Veneziani
luglio 2014

Ultimo aggiornamento (Lunedì 13 Ottobre 2014 13:10)