Siamo già intorno alla metà degli anni '70, quando in America vengono metabolizzati gli umori progressivi provenienti dall'Europa, ed i gruppi che si esprimeranno in tale contesto saranno destinati a restare ai margini della scena internazionale, uscendo raramente da una notorietà confinata nell'ambito del proprio Stato, tranne che per un certo "pomp-rock", di derivazione prog, a cui viene affibbiato l'acronimo A.O.R. (Adult Oriented Rock).
Il progressive americano rimarrà, quindi, un fenomeno sostanzialmente underground e di difficile accesso per l'ardua reperibilità dei dischi, stampati da poco più che artigianali etichette ed in esigue tirature. Grazie all'avvento del compact disc molte di queste registrazioni hanno rivisto la luce, permettendoci oggi di ricostruire una scena musicale altrimenti relegata negli scaffali di sparuti collezionisti.
A dire il vero, sono pochi gli aspetti realmente stimolanti, ma non manca la vena più sperimentale e creativa, dove vengono fusi il Jazz ed il Rock con le raffinate sonorità della Scuola di Canterbury e le intricate progressioni armoniche del R.I.O. (Rock In Opposition). Nell'area di Washinghton D.C., il fermento è piuttosto attivo da questo punto di vista, e va riconosciuto ai Muffins un posto di assoluto rilievo.
A dispetto di una produzione musicale piuttosto scarna, gli album "Chronometers" e "Manna/Mirage" sono di indubbio valore e non possono mancare all'ascoltatore più smaliziato. Anche i successivi "" e "Open City", seppur meno affascinanti dei precedenti, mostrano un gruppo capace di far germogliare interesse verso una proposta musicale sicuramente avvincente. Ora, anno 2002, questa band, che in ventotto anni ha pubblicato solo poche ore di ottima musica, rinasce dalle proprie ceneri e ci regala una perla intitolata "Bandwidth". Quale migliore occasione per ripercorrerne la storia musicale?

The Muffins

Il gruppo si forma intorno al 1973 ad opera di due ex appartenenti ai Tunc, David Newhouse (tastiere) e Michael Zentner (chitarra e violino) cui si aggiungerà, poi, Bill Swann (basso). Nel 1974 si unirà anche il polistrumentista Tom Scott. Diversi batteristi si alterneranno in questo periodo fino al 1975 quando arriva Stuart Abramowitz. La loro musica è fortemente influenzata da band come i Soft Machine, gli Hatfield & the North e le Mothers of Invention di Frank Zappa. Successivamente, la formazione produrrà varie registrazioni, alcune in studio, altre più "casalinghe", che vedranno la luce nel disco "Secret Signals", e saranno poi contenute nel Cd "Chronometers".
Nel 1976 Stuart e Mike abbandonano il gruppo. Nonostante ciò, i restanti tre continuano, portando all'estremo una delle caratteristiche peculiari dei Muffins: l'improvvisazione!
Alla fine del 1976 l'incontro con Paul Sears, batterista dallo stile potente ed intricato, dona nuova linfa alla band che, tralasciando il vecchio materiale eseguito in quintetto, inizia a dedicarsi a nuove composizioni. Il primo concerto della rinnovata line-up si terrà all'Università di Washington D.C., insieme ad un'altra formazione del posto, i Grits.

la band nel '74Nel 1977 i Muffins si dedicano ad un'intensa attività live, esibendo un repertorio diviso a metà tra lavori scritti e improvvisazioni. Un breve resoconto di tale felice periodo si trova nella raccolta "Open City", mentre alcuni fortunati potranno ascoltare il gruppo in grande forma nel bootleg "Live in Washinghton D.C" del 1977, oppure nel disco del 1979 "Air Fiction". Quest'ultimo, realizzato in sole mille copie, presenta una facciata live ed una con registrazioni in studio, e sarà inviato a pochi fans a mezzo posta.

Negli anni '80 la sonorità della loro musica muta verso lidi più marcatamente duri ed estremi. Bill acquista per una manciata di dollari una chitarra che modificherà con una strana accordatura per ottenerne un suono eccentrico ed originale. Ed è proprio in quegli anni che avviene l'incontro con Fred Frith, chitarrista e leader degli Henry Cow, ciò che darà al gruppo ulteriori stimoli. Tale collaborazione/amicizia ha origine dalla partecipazione dei musicisti al disco solista di Frith, dal titolo "Gravity", che tra le altre cose porterà il nome "The Muffins" all'attenzione di un più folto pubblico. Ma si prospettano tempi duri, impazza la disco music ed il punk, e non c'è più spazio per concerti e promozione. La band vive con difficoltà questa fase, creando all'interno tensioni e frustrazioni. Comunque, grazie all'incoraggiamento di Fred Frith, cominceranno le registrazioni del nuovo album "".
la band nel 1981Le redini della produzione sono affidate completamente a Fred, ed il lavoro svolto sarà eccellente considerando il ristrettissimo budget economico a disposizione. Tuttavia, il disco non ottiene le vendite sperate, anche per uno scarso interesse da parte della stampa, così il gruppo, indebitatosi, dopo tre mesi dall'uscita dell'album, si scioglie. L'ultimo concerto è tenuto in Pennsylvania nella primavera del 1981.
Degli anni a seguire non si hanno notizie certe, quanto meno di sicuro i Muffins non producono alcunché di nuovo, limitandosi alle rimasterizzazioni in digitale degli Lp in vinile, unitamente alla pubblicazione di versioni live o inediti su "Open City". La ripresa delle esibizioni dal vivo, riferite al periodo 1998-2001, e che comprendono pure l'Italia, viene documentata sul Cd "Loveletter#1".

Muffins 2002 I frutti di questa sorprendente reunion sono, però, condensati nel recente album realizzato in studio a distanza di 20 anni da "".
"Bandwidth" vede la formazione originale al gran completo per un grande ritorno che non ha il sapore della mera autocelebrazione, ed offre oltre 50 minuti di ottima musica che riporta la mente alle intriganti sonorità degli anni settanta. Un disco che non potrà non incontrare i favori dei fans di vecchia data, ma che probabilmente potrebbe addirittura acquisirne di nuovi per merito della Cuneiform Records, che non lesina forze per promuovere e distribuire i lavori dei propri gruppi su larga scala.

Discografia

Chronometers (1976)
Le registrazioni sono del periodo 1975-76 e la formazione comprende Stuart Abramowitz (batteria), Mike Zentner (chitarra, violino ed armonica), Bill Swan (basso, piano, chitarra e percussioni), Tom Scott (flauto piccolo ed alto, sassofoni soprano, alto e baritono, clarinetto alto, oboe e percussioni), Dave Newhouse (piano, organo, flauto, sassofono, clarinetto basso e percussioni).
Il gruppo, in quintetto, è molto vicino alle produzioni canterburiane dei primi anni settanta, con aloni sinfonici e composizioni dilatate ed intricate. Il suono è ricco, pieno ed articolato, con le voci ad accompagnare le innumerevoli variazioni ora in cori ora in solitudini recitazioni di stampo quasi teatrale. Poliritmi e divagazioni tra armonia e dissonanza invadono con grazia l'ascoltatore.
Apre la lunga suite omonima, di quasi 23 minuti, dove c'è tutto l'intrigante gioco di mille suoni in odore canterburiano, anche se traspare una certa personalità tale da non etichettarli come una copia carbone di qualche gruppo in particolare. Seguono voluttuose miniature sonore, della durata di pochi minuti ma perfettamente amalgamate e collegate tra loro. Musica cerebrale, tecnica e dal grande cuore, che ti porta a mille e più di mille ascolti senza mai stancarti; una musica che nasce spesso dall'improvvisazione corale, come evidentemente riscontrabile in Peacocks, leopard, and glass.
Non c'è nulla che non funzioni in quest'album, altamente consigliato agli amanti del Canterbury Sound e non solo!

Manna/Mirage (1978)
Il primo disco della band in quartetto; vanno via Abramowitz e Zentner ed entra in pianta stabile il nuovo batterista Paul Sears.
Uscito nel 1978 per la Random Radar e ristampato in Cd dalla Cuneiform, in esso hanno suonato anche altri musicisti (John Schmidt per corno e tuba, Doug Elliot al trombone, Larry Elliot e Greg Yaskovich entrambi alla tromba, Steve Faigenbaum alla chitarra). L'album è stato registrato nel 1977 con un otto tracce Tascam, e mostra qualche deficienza tecnica, solo in parte recuperata dal passaggio in digitale per il Cd.
L'opener Monkey with the golden eyes riporta alle atmosfere care al Canterbury, con il piano elettrico trattato, linea melodica di flauto e intervento di xilofono di zappiana memoria; ma ecco giungere la successiva Hobart got burned e lì fare capolino il gusto per l'indefinito, il rumoristico, tutto basato sui sax dissonanti, per poi arrivare al supremo atto liberatorio e corale, con la batteria a macinare tempi inconsueti, il basso martellante e distorto, il piano a creare un tessuto ideale per lo scorrere della melodia impazzita dei sax.
I legni, i campanelli, i flauti di Amelia earthart ci riconducono ad ambientazioni indigene, ma il prorompente e ritmatissimo tema seguente rapisce per le sue imprevedibili vene di jazz e rock, miscelate insieme senza soluzione di continuità. Il gusto dello sberleffo sonoro, in improbabili duetti, terzetti e quartetti strumentali, pervade in maniera più incisiva questo lungo brano, dove i toni cangianti ricordano a tratti i Soft Machine, gli Hatfield, i Gong e Zappa.
Con l'ascolto della quarta ed ultima traccia, The adventures of Captain Boomerang, ci si immerge nella più vivida realtà canterburiana, ma è pure jazz, oltre all'immancabile beffa strumentale, e alla dolcezza di incredibili aperture sonore con motivetti che basta fischiettare solo per un attimo per poi rimanerti piantati nella memoria. Dunque, musica canterburiana nelle sue caratteristiche tinte di grigio e di rosa, ma si percepisce l'anima più anarchica che permea in maniera molto sottile l'intero lavoro, quella à la Henry Cow per intenderci.
Grandi Muffins!!!

(1981)
Un lavoro dal fascino alquanto controverso. I primi anni '80 non sono stati favorevoli alla band, piuttosto incline a conflittualità interne dovute al nervosismo per lo scarso interesse riscontrato nei confronti della loro proposta musicale e, più in generale, al declino del "genere progressivo".
Il titolo trae spunto dal libro "I Russi" di Hedrick Smith, laddove viene descritta una procedura attraverso la quale determinato materiale riservato era bollato "" nelle biblioteche dell'Unione Sovietica.
Uscito nel 1996 per la Cuneiform, il Cd contiene le prime 10 tracce appartenenti al disco originale del 1980 prodotto da Fred Frith, il quale suona anche in quasi tutti i brani. Le restanti tracce si riferiscono agli stessi brani tranne che per Subduction, Dream Beat e Street Dogs, volutamente lasciate come in origine in quanto improvvisazioni. Da sottolineare alcuni pezzi tra cui la trascinante Queenside, la scanzonata ed irriverente Zoom Resume, la tagliente Under Dali's Wing.
Il perché di queste due versioni è da ricercarsi nel tiepido accoglimento da parte dei fans più affezionati riguardo al "" prodotto da Frith. «Grande registrazione, ma non è il vostro suono», questo fu il commento! Nel corso della digitalizzazione di "", il gruppo decide, perciò, di proporre le registrazioni effettuate nel 1980 per le prove dei brani in questione, quasi un live in studio per offrire agli ascoltatori il "sound originale" degli artisti.
Tale parallelo, comunque, conferma la sostanziale propensione della band verso suoni più estremi, maggiormente indirizzati a risonanze di stampo RIO, il che non significa affatto che sia un album da evitare, tutt'altro; ma chi lo ascolta sia preparato ad un aspetto "diverso" dei Muffins...

Open City (1994)
Questo Cd non è una semplice raccolta antologica bensì un prezioso documento che consente di conoscere il più fervido periodo vissuto dalla band tra il 1977 e il 1980. Un periodo comunque di transizione, che vede progressivamente spostare le sonorità del gruppo verso forme più dure e spigolose tipiche del RIO.
I sette brani iniziali sono registrazioni effettuate in studio e che, sostanzialmente, andranno a far parte dell'album "". Boxed & Crossed è, invece, un brano non incluso in "", una delle prime composizioni comprendenti un testo, a cavallo tra la produzione di "Manna/Mirage" e le successive.
Vanity, vanity e Dancing in sunrise Switzerland sono due pezzi composti da Fred Frith, non inseriti nel suo album-solo "Gravity" e suonati da lui stesso con i Muffins. Il primo è, in qualche modo, più vicino allo spirito musicale del gruppo, mentre il secondo ne è decisamente lontano.
Blind Arch è un ottimo esempio dell'improvvisazione sempre amata e del grande affiatamento tra i musicisti, qui estratta da un concerto live. Espected Freedom è una vecchia composizione con Paul Sears alla batteria, suonata in maniera molto libera, che rimarrà fuori dalla scelta dei brani per "Manna/Mirage". In the red affascina per il perfetto equilibrio tra l'animo melodico e quello "free" della band: i cambi umorali e di tempo si susseguono senza soluzione di continuità nella traccia forse più accattivante dell'intero Cd. La finale Open City è un inedito, più che altro un'esperimento di Scott con un effetto, l'echoplex, che introduce e conclude il breve brano.
Per gli importanti aspetti storico-artistici in esso contenuti, l'album non potrà assolutamente mancare all'estimatore dei Muffins.

Loveletter (2001)
Dopo diversi anni di oblìo, arriva questa testimonianza delle riprese attività live, con un cd, a tiratura limitata, contente registrazioni effettuate tra il 1998 ed il 2001. In totale nove brani divisi tra vecchie e nuove composizioni per un cd dalla durata totale limitata a poco più di mezz'ora. Quattro i brani registrati al Knitting Factory nel luglio del 2000: "These castle children" e "Under dali's wing" già contenute in ; con il rinnovato gusto dell'improvvisazione che traspare da "Knitting factory blues" viene introdotto un fantastico estratto da "The adventures of Captain Boomerang" di Manna/Mirage. Due brani registrati anche in Italia, al jazz festival di Villa Celimontana in Roma nel luglio del 2000, con la "rotonda" interpretazione di Nan True's Hole dei Matching Mole e l'anteprima di Sam's Room che andrà poi su "Bandwidth". Alcuni inediti, la psichedelica QSL registrata live in studio e But not for others nata dalle session per "Bandwidth". La trascinante Walking the duck sempre in versione live, sarà scelta come brano d'apertura di "Bandwidth". Un cd che nasce per "omaggiare" i fans, una chicca per gli irriducibili estimatori che però sottolinea la ritrovata vitalità di un gruppo meritevole di maggiore attenzione.

Bandwidth (2002)
A distanza di circa vent'anni, torna in sala d'incisione uno dei gruppi mito del progressive americano: The Muffins.
Questo "Bandwidth" è un lavoro totalmente anacronistico che suona molto anni '70, ma senza odore di stantìa autocelebrazione né di operazione meramente commerciale. Le "focaccine", d'altronde, sono sempre state ai margini di una scena musicale che non ha regalato ricchezza e notorietà da classifica, ma la loro miscela di jazz e rock, fortemente intrisa d'umori provenienti dalla cosiddetta Scuola di Canterbury, sfocia in un sano eclettismo sonoro che appassiona ancora oggi.
Il sound, tutto basato sui sax di Newhouse e Scott, si avvale di un generoso e fantasioso supporto ritmico creato dal basso di Swann e dalla batteria di Sears. Non mancano le tastiere suonate da Newhouse o la chitarra, alternativamente usata da Swann e Sears; alcuni ospiti ai violini e Dough Elliott al trombone (che aveva già partecipato alle registrazioni di "Manna/Mirage") completano l'ensamble strumentale.
Tutto il lavoro scivola via dolcemente, preferendo toni pacati e suadenti, appena interrotti dalle caratteristiche scorribande rumoristiche, come la particolarissima chitarra di Sears in Essay R, gli interventi dissonanti dei due sax sparsi qua e là, oppure il basso distorto presente già nell'iniziale Walking the Duck. Particolarmente toccante People in the Snow, con il flauto a tessere eteree trame, antecedendo l'incedere ritmato e piacevolmente inquietante del finale.
Le concessioni ad una musicalità dal più facile approccio pervadono l'intero lavoro, risultando più evidenti, ad esempio, nel fischiettabile tema di East of Diamond oppure nel delicato finale affidato al brano 3 Pennies.
Lontano dalle influenze RIO del loro precedente album "", a quel tempo benedette dall'amico-produttore-musicista Fred Frith degli Henry Cow, "Bandwidth" incarna perfettamente una musica non convenzionale con affettuose melodie, a creare un mix di intricate composizioni armoniosamente costruite per un opera di grande pregio.
Consigliato, senza riserve!


*****
A questo punto, dobbiamo augurarci una sola cosa, ossia vivere la sicuramente emozionante esperienza di vederli ed ascoltarli dal vivo in Italia. Roma è stata oggetto già di un loro fugace passaggio, come testimonia questa foto del gruppo nei pressi dei Fori Imperiali.
L'invito è di tenere d'occhio le manifestazioni culturali romane, in particolare quelle che si svolgono a Villa Celimontana, e se ci saranno loro... non perdeteli assolutamente!!!!

Muffins a Roma

Geppo
Marzo 2003