alt Brani:
1- Almost I; 2-Almost II; 3-Not a Good Sign; 4-Making stills; 5-Witchcraft by a picture; 6-Coming back home; 7-Flow on; 8-The defeaning sound of the Moon; 9- Afraid to ask.
Formazione:
Paolo "Ske" Botta: keyboards, glockenspiel; Alessio Calandriello: vocals; Gabriele Guidi Colombi: electric bass; Martino Malacrida: drums; Francesco Zago: electric & acoustic guitars.
Maurizio Fasoli: piano (3, 5, 9); Bianca Fervidi: cello (5, 7, 9); Sharron Fortman: vocals (5).
Prodotto da Marcello Marinone & AltrOck Productions.

2013, Fading Records - durata totale: 51:47

Equilibrio sembra essere la parolina magica per i Not a Good Sign. Un equilibrio cercato dapprima tra i componenti della band, provenienti da esperienze molto diverse, se non proprio agli antipodi. Se infatti il chitarrista Francesco Zago e il tastierista Paolo "Ske" Botta sono reduci dalle avventure con gli Yugen, ensemble con cui hanno rivitalizzato il prog d'avanguardia italiano (nonchè da altre esperienze in direzioni simili), il bassista Gabriele Guidi Colombi e il cantante Alessio Calandriello fanno parte di una di quelle formazioni che si è cimentata abilmente in una rilettura del più classico rock sinfonico italiano, la Coscienza di Zeno. A completare la line-up dei Not a Good Sign, troviamo poi il batterista Martino Malacrida.

Ma parlavamo di equilibrio, ricercato da questa nuova band anche cercando di far convivere tradizione e modernità, cosa che si avverte soprattutto da un punto di vista timbrico, perchè, se da una parte con le tastiere si ricreano suoni vintage (moog, Hammond e mellotron a go-go) e tutt'oggi pieni di fascino, dall'altro si denota una registrazione pulita, che regala limpidezza alle note.

Alla fine, l'esordio dei Not a Good Sign è uno di quei lavori adatto un po' a tutti i palati. Zago e Ske rinunciano alle velleità arzigogolate del RIO e dell'avanguardia e si aprono a scenari più immediati, ma che comunque denotano una certa complessità. Facile, infatti, intravedere l'influenza sia dei King Crimson, sia di certe band che ad essi si sono ispirate nel corso degli anni.
Dall'inizio anglagardiano-crimsoniano di Almost I, alla conclusiva ed elegiaca Afraid to ask, passando per le languide e algide melodie à la Landberk di Almost II, della title-track, di Coming back home e di Flow on (giusto per citare alcuni dei momenti più interessanti), è sempre avvertibile l'ombra di Robert Fripp e i musicisti sfornano così una prova impeccabile da un punto di vista tecnico. Degli Anglagard sono ripresi i pieni, quelle situazioni movimentate e fragorose, con le note che si incastrano alla perfezione. Non viene mai perso di vista un certo romanticismo oscuro e finanche maestoso, emblematico soprattutto nella quinta traccia Witchcraft by a picture, interpretata magistralmente dall'ospite Sharron Fortman (della North Sea Radio Orchestra) alla voce.
Forse proprio il fatto che i musicisti sembrano andati alla ricerca di un equilibrio assoluto fa sembrare un disco pieno di buona musica, suonata egregiamente, un po' studiato a tavolino e indirizzato verso una perfezione compositiva che non sempre fa emergere il feeling che pure possiede. Un modo un po' ruffiano di puntare su una giusta via di mezzo che permetta di accontentare sia gli amanti del romanticismo che quelli di un sound più complesso e articolato? Sarebbe semplicistico giudicare così l'esordio dei Not a Good Sign, che ha tutte le carte in regola per far parlare di sè positivamente e a lungo.
Forse non sono raggiunti ancora equilibri perfetti in un lavoro formalmente ineccepebile, ma oltre ad una sostanza comunque superiore alla media si avvertono chiaramente potenzialità enormi, che se verranno raggiunte in futuro permetteranno alla band, già capace di questo debutto coi fiocchi, grazie soprattutto alla comunanza di idee e all'affiatamento di musicisti che partivano da esperienze eterogenee, di raggiungere valori qualitativi che in tantissimi potranno solo invidiare.

Peppe
novembre 2013

Ultimo aggiornamento (Martedì 02 Settembre 2014 09:44)