Ciao Wayne!

La tragica scomparsa di Wayne Gardner ci ha particolarmente colpito. Ricordiamolo ripercorrendo il suo operato e sopratutto mettendo su nel cd player un po' della musica del suo gruppo: Magellan!

Lo scorso 10 febbraio ci ha lasciati Wayne Gardner, chitarrista e bassista dei  Magellan, che aveva fondato insieme al fratello (cantante e tastierista) ormai nel lontano 1985. Non mi dilungherò qui sui dettagli di cronaca che trovate sulla webpage ufficiale della band (http://www.magellansongs.com/). Preferisco di gran lunga invece ricordare l’enorme contributo che i  Magellan hanno dato al Progressive Metal.

Siamo nel 1993 e nel mercato discografico sta infuriando la tempesta grunge. Tuttavia, i segnali di resistenza al trend di Seattle si stanno facendo sempre più intensi: in ambito classic, i Blind Guardian pubblicano un grande live album, gli Stratovarius cominciano la loro ascesa all’olimpo del power metal, il black metal norvegese raggiunge il suo apice creativo ed il death metal melodico sforna i capolavori di Anathema (Serenades) e  My Dying Bride (Turn loose the swans).

Ma è nel progressive metal che si notano fermenti che di lì a poco daranno vita ad un vera e propria esplosione creativa. Sulla scia dei Dream Theater, nuove band fanno timidamente sentire la propria voce: Morgana Lefay, Threshold, Conception, Elegy escono con i loro lavori migliori proprio nel 1993, mentre un’azzeccata scelta della Metal Blade fa riscoprire i Warlord come padri putativi del prog metal.

Insieme a queste uscite, fanno capolino anche due dischi della allora sconosciuta etichetta  Magna Carta. Forse a causa delle copertine a forte carattere illustrativo utilizzato anche dagli Helloween ed i  Blind Guardian, questi due dischi finiscono nella sezione metal e molti ne rimangono ammaliati sin dal primo sguardo. Stiamo ovviamente parlando degli Shadow Gallery del loro omonimo esordio e del secondo disco dei Magellan, Impending Ascension. Seppur carenti sul lato della produzione, entrambi i dischi mostrano il lato più leggero del prog metal e aiutano a codificare il genere. Mentre i Dream Theater si affidano ai passaggi e ritmiche tipicamente metal con venature progressive, questi due gruppi riprendono le ariose armonie dei Kansas e degli Yes e le aggiornano con un suono di chitarra più pesante e al passo con i tempi (grazie al copioso uso di sintetizzatori) allungando spesso a dismisura le composizioni.

Specialmente i Magellan vivono soprattutto su continui duelli di tastiera e basso, numerosi cambi di ritmo, un cantato genesisiano e un incedere epico che farà scuola. Estadium Nacional è il prototipo del prog metal anni ’90 con i suoi 11 minuti che scorrono in maniera talmente naturale che ci si stupisce quando si arriva alla fine e si ha la sensazione di un viaggio appena iniziato. La drammaticità della composizione influenzerà moltissime band nel futuro, specialmente gli Ayreon che di lì a poco avrebbero esordito. Tutto il disco si mantiene su standard altissimi e spesso e volentieri sembra di sentire degli IQ vitaminizzati che proprio in quell’anno pubblicheranno un altro grande capolavoro come Ever.

Sulla scia del grande successo di questo secondo disco, come anche accaduto ai Dream Theater, molti riscoprono il disco gemello Hour of restoration che precede Impending Ascension di due anni ma che aveva avuto ben poco spazio in quell’anno dominato dagli ultimi grandi gruppi metal. Anche qui la track di apertura Magna Carta dimostra le potenzialità creative e la grandissima caratura tecnica di nostri.

Maggiormente influenzato dal prog anni ottanta inglese alla Pendragon  e generalmente più acerbo rispetto al secondo disco, il debutto dei Magellan resta comunque un eccellente esempio di ibrido prog metal. Nel 1993 il nome dei Magellan continua a circolare negli ambienti metal e la loro fama cresce a dismisura. Purtroppo per loro, la label tra il 95 e 96 comincia a sfruttare il mercato degli album tributo che sfregiarono gli anni ’90 e a sovraccaricare i propri artisti con impegni inutili per realizzare cover di Pink Floyd, Genesis, Jethro Tull e Yes (memorabile però la versione di Aqualung)

A causa di questi impegni, la band non si esibisce dal vivo, specialmente in Europa (problema comune agli Shadow Gallery), rallenta la produzione e si ripresenta solo nel 1997, quando ormai il picco creativo del prog metal è passato. Test of wills è un disco decisamente poco ispirato fin dalla copertina e lontano dagli slanci sinfonici innovativi delle prime due opere. Dopo gli ovvi scarsi riscontri, Trent Gardner si dedica all’opera Leonardo (2001) prima della realizzazione di Hundred Year Flood, che mostra un passo avanti rispetto a Test of Wills grazie soprattutto alla lunga suite The great goodnight.

Sulla scia del rinnovato interesse per il prog metal alimentato da band come Porcupine Tree e Pain of Salvation, i Magellan pubblicano tra il 2003 ed il 2007 tre dischi (Impossible figures, Symphony for a Misanthrope e Innocent God) che segnano sì un ritorno alle sonorità dei primi due dischi ma anche un affievolirsi progressivo della vena creativa schiacciata anche da un mercato che ormai è diventato sempre più avaro per band di confine come i Magellan.

Dal 2007 il silenzio cade di nuovo sul gruppo fino alla pubblicazione nel 2012 di sei nuovi singoli autoprodotti e che trovano pochissimo spazio in una realtà discografica ben diversa dai primi anni’90.

La notizia della morte di Wayne è un amaro epilogo per una band che forse avrebbe meritato di più se fosse nata in Europa e se solo avesse avuto maggiori possibilità di riproporre dal vivo le proprie composizioni.

Italo Testa
Febbraio 2014

Ultimo aggiornamento (Mercoledì 27 Agosto 2014 10:33)