Incontriamo Daniele Pomo, batterista-cantante delle RaneStrane, in occasione dell’uscita della loro ultima fatica: A Space odissey part one - Monolith. Cogliamo l’occasione di scambiare quattro chiacchiere per approfondire la conoscenza di questo talentuoso gruppo nostrano nel nostro consueto salotto telematico.

Potreste dirci come vi siete incontrati e un po' la storia del vostro gruppo in modo da farvi conoscere da chi ancora non ha sentito parlare di voi?  

Con Massimo (Pomo, chitarre; n.d.r.) praticamente suoniamo da sempre insieme, mentre con Riccardo (Romano, tastiere; n.d.r.), ci siamo conosciuti per un progetto parallelo denominato Mare del Nord ed è stato subito "amore", così appena possibile  io e Max l'abbiamo coinvolto nel primo nucleo delle RanestRane appena nate. Maurizio (Meo, basso; n.d.r.) già collaborava con noi in altri progetti professionali ed ha iniziato a far parte del progetto RanestRane all'inizio della lavorazione di Shining. Il suo apporto ha stabilizzato e dato solidità artistica e ritmica alle Rane. 

Come è nata la vostra (geniale, a mio modo di vedere) idea del cineconcerto e come avete scelto i vostri primi due film? 

L'idea era quella di ispirarsi ad un film come il The Wall dei Pink Floyd ma non potendo permetterci un Alan Parker alla regia abbiamo deciso di tentare il processo inverso. Non ricercavamo una semplice sonorizzazione da film muto ma qualcosa in più ed è così che la scelta è caduta su Nosferatu il principe della notte di Werner Herzog che oltre ad essere un capolavoro aveva una narrazione ideale alle nostre idee musicali del periodo. L'obiettivo era fare in modo che l'opera costruita sul film fosse complementare alla film pellicola (per il live) ma anche autonoma dallo stesso (per la diffusione del cd stesso). Tra l'altro c'era il problema di sostituire la maggior parte dei dialoghi del film con nuovi testi che rispettassero anche la storia narrata dalle immagini ed a sincronizzare la musica con le immagini, che avevamo deciso sin dall'inizio, non dovevano essere tagliate o editate in alcun modo. Visto che Nosferatu sembrava suscitare buone reazioni nel pubblico, abbiamo deciso di cercare un  film che avesse ancora maggior appeal ma che mantenesse il carattere orrorifico. Dopo aver valutato varie ipotesi, la scelta è ricaduta su Shining di S. Kubrick per vari motivi: il primo è che Shining, anche più del precedente Nosferatu, è un film che amiamo e rispettiamo in maniera assoluta e, dovendo spendere su questo film circa tre anni di lavorazione, questi fattori erano basilari; il secondo motivo è che Shining è sicuramente uno dei film più conosciuti della storia del cinema e poteva aiutarci ad "incuriosire" maggiormente il pubblico; infine il film di Kubrick è estremamente differente dal Nosferatu di Herzog e questo ci avrebbe aiutato a differenziare i due lavori. 

E arriviamo al nuovo lavoro! Come avete dichiarato nel trailer visionabile su youtube, 2001 odissea nello spazio è un must, forse il miglior film mai realizzato. La vostra scelta è quindi la raccolta di una sfida? 

Anche questa è stata una scelta difficile. Infatti oltre alla normali difficoltà delle nostre CineConcept opera si rischiava di risultare "blasfemi" nei confronti del "FILM" in assoluto e dell'importante ed ingombrante colonna sonora di 2001 Odissea nello spazio. Alla fine comunque l'AMORE che proviamo per il film e le prospettive tematiche ci hanno convinto a questa vera e propria "Odissea" che comunque già ci ha dato immense soddisfazioni e che sta raccogliendo già ottimi riscontri tra il pubblico. 

Se per gli altri lavori, dichiaratamente per il mercato italiano, vi era un pathos creato anche dalla straordinaria bravura dei doppiatori italiani (e diciamolo!), al punto che veramente ascoltando il disco sembra di vedere il film, con la nuova fatica e la scelta di lasciare i dialoghi in lingua originale, non avete paura di far perdere questa valenza al vostro lavoro?  

Sono d'accordo con te riguardo l'importanza del doppiatori Italiani ma volevamo iniziare a distaccarci un po’ dalla dipendenza dai dialoghi, soprattutto a favore degli ascoltatori del cd. Il  film stesso è un po’ povero di dialoghi e, specialmente nel primo atto Monolith, non sono del livello di Nosferatu e Shining.  Molti fan ci hanno fatto presente  che avrebbero preferito "più musica" in futuro e noi siamo stati ben lieti di accontentarli perché questo significava che l'importanza che i nostri ascoltatori danno alla nostra musica prevale addirittura sui film stessi. Usare i dialoghi in Inglese, invece, è stata una scelta dettata soprattutto dal profilo più internazionale che la band ha raggiunto in questi anni nelle vendite: l'uso dell'Inglese, almeno nei dialoghi, avrebbe aiutato gli ascoltatori fuori dall'Italia a seguire maggiormente la narrazione dell'opera. 

E' singolare che scegliate di continuare a cantare in italiano mentre il resto (narrazione compresa) sia in inglese, capisco che è un chiaro intento di esportazione dell'idea, ritenete che leggendo le traduzioni dei testi gli anglofoni possano riuscire a risalire alla magia di cui parlavo prima e che avete compiutamente realizzato nei primi vostri lavori?  

La scelta per alcuni Italiani di cantare in Inglese denota, secondo noi, il profilo "hobbistico" che alcune band hanno. Abbiamo troppo rispetto per la cultura inglese e, soprattuto per chi, scrivendo  e cantando in questa lingua, ha cambiato la musica  degli ultimi 40 anni di rock proprio dalla "Madre Britannia", per poter pretendere di cantare in inglese non essendo madre lingua: l'effetto per chi conosce l'inglese come lingua natale rischierebbe di creare un effetto contrario. Inoltre la tradizione del prog Italiano negli anni '70 ha creato un approccio positivo nei confronti della nostra lingua, ad esempio quando siamo stati a suonare in Inghilterra nessun ascoltatore ha mai sollevato la benché minima ostilità comprensiva nei confronti della nostra lingua. 

Come mai la scelta di uscire con la prima parte e non dare, come al solito, tutto l'opera in una sola volta ? Non temete che questo frazionamento penalizzi ogni singola parte? 

Abbiamo deciso di dividere l'opera in tre parti per vari motivi: Primo: il film è più lungo degli altri due e saremmo stati costretti, per motivi tecnici, a far uscire un triplo; forse sarebbe risultato troppo pretenzioso per un ascolto consequenziale, soprattutto per i primi ascoltatori di RanestRane. Credo invece che i tre cd singoli (di durata normale) alleggeriscano la metabolizzazione del progetto. Secondo: l'uscita dell'opera completa sarebbe risultata troppo lontana, dall'ultimo nel tempo, da Shining. Terzo: Alla fine della trilogia è già prevista l'uscita di un cofanetto Deluxe con i tre cd di A Space Odyssey Monolith-Hal e Starchild più  contenuti speciali audio-video. 

Quando usciranno le altre due parti? Avete già un piano dell'opera? 

L'uscita della Part II Hal è prevista per Settembre 2014,  mentre il terzo cd Starchild uscià  nel 2015. 

Come è nata questa collaborazione con dei mostri sacri come Hogarth e Rothery? 

Da sempre siamo grandi fan dei Marillion e sicuramente nel nostro stile si sentono le loro influenze, è così che da anni è nata un' "affinità elettiva" tra il "The Web Italy" (il fan club Italiano del gruppo britannico) e noi. Da anni partecipiamo con i nostri spettacoli alla convention raduno del fan club a Cervia dove un "manipolo di eroi" organizzano l'evento da decenni. Il Presidente del The Web Italy, Davide Costa, si è innamorato del nostro progetto ed ha creato un link con Steve Rothery che, una volta ascoltati i nostri lavoro, si è mostrato interessato ad eventuali collaborazioni. Alla penultima convention Steve è stato invitato da Davide ed, oltre ad aver suonato con noi alcuni brani del repertorio Marillion, ha seguito per intero l'anteprima di Monolith. A quel punto il più era fatto e Steve si è mostrato propenso ad inserire un paio di interventi nel nostro lavoro. La scorsa estate, in maniera imprevista, ma sempre grazie alla spinta di Davide e di altri fan Italiani dei Marillion, Steve Hogarth si è auto-invitato nel progetto, stuzzicato dal ruolo di "narratore"; a quel punto non abbiamo potuto far nient'altro che acquistare un'altro tappeto rosso da stendere sul suo cammino per A Space Odyssey

La presenza di Rothery ha influenzato la composizione dell'album o ha suonato in parti già composte da voi?  

No, avevamo già ultimato la stesura del progetto quando abbiamo inviato il materiale a Rothery. Gli abbiamo fornito degli spunti ma sostanzialmente ha deciso, con gusto, dove auto-inserirsi e comunque il nostro lavoro con Massimo alle chitarre  era già di livello ed autosufficiente. 

Le gemme di Hogarth-Rothery hanno avuto il compito di impreziosire il nostro lavoro. Rothery e Hogarth parteciperanno anche alle altre due parti? 

Non è ancora sicuro ma ci proveremo!!

Altra vostra attività, da poco conclusa, è stata la collaborazione con Il Rovescio della Medaglia. Come è nata la vostra collaborazione? Continuerete in futuro a "frequentarvi"? 

Conosco Enzo Vita (fondatore e chitarrista della band) dagli anni 90, quando collaborai all'album Il Ritorno, poi ci siamo ritrovati per l'ultimo cd Microstorie. Per il momento le nostre strade si sono separate ma chissà... 

Toglietemi una curiosità, essere incanalati  nel fiumiciattolo prog è, a vostro giudizio, per voi un limite? 

Assolutamente no, riteniamo che visto il momento storico che la musica sta attraversando, fare parte di una "elite" sia l'unica possibilità di sopravvivenza perché è proprio sentendosi parte di una piccola-grande cerchia che  le persone sono portate a rispettare maggiormente l'artista, supportandolo anche economicamente, cosa che di solito l'uomo della strada, specialmente in Italia, non fa. 

Oltre i Marillion (e immagino il new prog) ascoltate quanto viene prodotto attualmente in ambito prog? 

Ascoltiamo tantissime cose e molto diverse! Tutti i classici ed i lavori degli artisti "collaudati" dal tempo mentre, per quanto riguarda le ultime band, le uniche che, in maniera diversa, sono riuscite ad interessarci sono: gli A Perfect Circle, i Muse, i Sigur Ros ed anche le prime cose dei Coldplay

Parliamo, infine, un po’ di cose pratiche, Immagino che non viviate di musica è così? 

Questa domanda mi permette di affrontare un problema "spigoloso". Invece si, noi viviamo di musica da più di 20 anni! In Italia la maggior parte dei gruppi progressive non conducono un'attività professionale nella musica e questo oltre a creare delle limitazioni tecniche (che comunque non sta a me giudicare) crea soprattutto una differenza di  impostazione "gestionale" nel gruppo. I suddetti gruppi, non dovendo vivere di musica, suonano in Festival ed in locali con cachet  irrisori se non addirittura senza riceverne. Mi sono arrivate voci di gruppi che avrebbero pagato di tasca loro per partecipare a Festival Internazionali! Tutti i musicisti delle RanestRane vivono di musica attraverso la collaborazione con altri artisti e l'insegnamento in strutture di eccellenza e non possono permettersi di non richiedere un cachet che meriti questo nome. Possiamo vantare collaborazioni con: Steven Rothery, Steve Hogarth, Graham Nash, Dionne Warwick, Dire Straits, Mel Collins, Patty Pravo, Mariella Nava ecc. e tra l'altro, personalmente, svolgo l'attività  di Coordinatore ed insegnante presso il Saint Louis Music College che è la prima struttura didattica in Italia. Fino a quando gli altri "italiani" attueranno questa politica "sotto costo" per i professionisti sarà impossibile vivere di progressive in Italia. Come consolazione  comunque, credo che almeno la soddisfazione delle collaborazioni con artisti come Steven Rothery e Steve Hogarth dei Marillion (unico esempio di collaborazione per una band Italiana) sia merito anche delle nostre maggiori perizie professionali. 

Ho sicuramente formulato male la domanda, intendevo se riuscivate a vivere con i ricavati delle attività delle RaneStrane, visto che notoriamente il progressive non è in cima alle vendite discografiche! Ma la risposta mi dà il la’ per affrontare altre spinose questioni.  C'è qualcosa prodotto attualmente dai vostri colleghi italiani che vi sembra interessante? 

Al momento niente in particolare. 

Sapete niente del polverone (in senso positivo, per carità) alzato da Fabio Zuffanti, attraverso il suo blog prima, e con un libro poi, sulle difficoltà che un musicista non coinvolto con grosse case discografiche, a poter diffondere la propria musica? Voi come vedete la situazione italiana? 

Sicuramente ci sono vari aspetti da considerare ma mi soffermerei su un paio in particolare. Il primo è sicuramente la mancanza di supporto da parte delle Istituzioni e dello Stato in Italia per tutto quello che riguarda la musica. Penso all'educazione della stessa: Basti pensare all'insegnamento della musica: "ridicolo" che venga fatto nelle scuole dell'obbligo (purtroppo questo rientra in una riforma della scuola dovuta dal MIUR più che dalla volontà dei conservatori, n.d.r.) ed alla situazione di "baronato" dei Conservatori italiani che ha ormai reso gli stessi (una volta riferimenti in tutto il mondo) delle organizzazioni para-statali vetuste ed anacronistiche. Basta pensare inoltre al supporto di fondi per nuove attività che, oltre ad essere scarsissimi o inesistenti, sono indirizzate da logiche che poco hanno a che vedere con la meritocrazia (e anche questo purtroppo è mal comune a tanti altri ambiti, n.d.r.). Il secondo aspetto è la mancanza di "professionismo"  da parte della maggior parte di "sedicenti" musicisti (come dicevo prima di solito fanno un altro lavoro nella vita di tutti i giorni) che  pur di suonare e di vivere l' “illusione di essere dei musicisti" si prestano a suonare senza compenso alcuno (o quasi)  ed in situazioni di "sciacallaggio" da parte dei gestori dei locali di musica dal vivo. D'altronde gli stessi locali come unico segno della presenza dello Stato Italiano di supporto per la  musica hanno l'obbligo di pagare la Siae ogni volta che solamente si nomini la parola musica! Soldi che tra l'altro sono indirizzati ad una "cerchia" ristrettissima di vecchie glorie (della serie "abbiamo già tanto denaro ma ne vogliamo altro!!") ed al man- tenimento di una macchina statalizzata "brucia soldi". Basta dare un occhio ai palazzi ed agli uffici  della Siae a Roma: chi li paga? Forse i musicisti  stessi ? Forse chi fà musica dal vivo? Ma non dovrebbero aiutarci loro invece di "succhiare" soldi a noi e a chi cerca di fare musica? Cosa servirebbe dal vostro punto di vista affinché si uscisse dalla cosiddetta "nicchia" in cui s'è rinchiuso il prog? Cosa servirebbe, per farvi lavorare "meglio"? Grazie alla rete oggi è possibile uscire dall'Italia rimanendoci. Senza Internet e le nostre vendite all'estero forse oggi non esisteremmo più! Per il resto la situazione della musica in Italia è solo un aspetto di quella politica e sociale che il nostro paese sta vivendo praticamente da quando ho iniziato a fare questo mestiere negli anni 90. Se lo Stato è assente già per quanto riguarda la salute, la scuola ecc. come può essere presente per la musica e l'arte in generale? Comunque il giorno che aboliranno la SIAE sarà un gran giorno! Sembra che almeno qualcosa in quest’ambito stia cambiando: è stato deciso l'abolizione  (decreto di qualche mese fa) del paga-mento dei diritti SIAE per manifestazioni con meno di 200 persone è un passo verso la direzione prospettata!   Vediamo se non aggireranno l'ostacolo (la SIAE ti vede....sempre.....)!  

Salutiamo Daniele, ringraziandolo e  augurandogli buon lavoro e di godersi il magico momento della nascita di questo nuovo “figlio” che è A space odissey. Se siete stati dalle parti del Cross Road a Roma il 21 febbraio spero abbiate goduto della prima delle date di presentazione del disco. Evento ghiotto in quanto presente anche Rothery che con la sua band ha presentato il suo album solista. L'evento  è stato ripetuto il 22 febbraio a Veruno (NO) (Forum 19) e il 23 a Sommacampagna (VR) (Cinema Teatro VIRTUS)! 

 

RaneStrane  A space Odissey - part one  Monolith

2013, Ma.Ra.Cash Records 

Ogni disco delle RaneStrane è qualcosa di speciale: il progetto di voler narrare un film con la musica e le canzoni rimanendo legati alle immagini integrando  parti dell'audio originale del film nella musica, ha un grande fascino. I due episodi precedenti (Nosferatu il vampiro e Shining) sono due dischi godibilissimi che dimostrano la bravura degli strumentisti oltre lo splendido gusto nel gestire l'intero progetto.  Musicalmente, RaneStrane, affondano le loro radici ispirative nel rock sinfonico e in certe ambientazioni new prog. Era da tempo che si parlava di questa nuova fatica. Di nuovo Kubrick e questa volta addirittura IL film per eccellenza: 2001 odissea nello spazio! Diversamente dal solito, l'intera opera è suddivisa in tre parti che usciranno separatamente. Scelta comprensibile  vista la lunghezza del film, ma è un peccato perdere quell'interrezza che era caratteristica dei lavori precedenti. Ma la suddivisione in parti non è la sola novità: diversamente dal solito gli interventi dell'audio originale restano in lingua madre (e quindi in inglese), il che fa perdere un po' quel pathos che veniva creato con i precedenti lavori. Ma non è la sola cosa che tradisce una certa voglia di "internazionalità" di questo disco: sono ospiti (direi più che graditi) Steve Hogath in veste di narratore, e Steve Rothery dei Marillion, che hanno voluto "ingioiellare" con il loro intervento (prezioso ma rispettoso dell'opera del gruppo romano),  questa nuova fatica. Gli oltre 50 minuti di musica di questa parte coprono alcuni millenni di storia umana, fino all'arrivo in un ipotetico futuro dove i viaggi spaziali sono norma.  I pochi dialoghi presenti nel film danno la possibilità alle RaneStrane di costruire ampi momenti strumentali: il gruppo senza (quasi) briglie costruisce una complessa e godibile atmosfera che in Semi (con narrazione di Hogarth) e Fluttuerò risolvono magnificamente il "problema" di cominciare un'opera così complessa. Le tastiere e la chitarra la fanno da padrona in un contesto tipicamente sinfonico-new prog (in certi momenti sembra ascoltare l'eco forte dei Marillion, e non solo dove suona Rothery) parole che valgono per tutta l'opera con tanti momenti interessanti sparsi qua e là nel disco e che è inutile elencare.  Un limite del disco, per chi conosce bene il film è proprio quando si cerca di mettere insieme audio e video (ho acquistato il disco direttamente dalla band, e sono stato omaggiato di un file mp4 con la sincronizzazione immagini-audio già fatta!). Ci sono momenti ben precisi del film che hanno colpito l'immaginario collettivo da quando quest'opera è stata realizzata. E questi momenti sono commentati da brani classici che sono divenuti un tutt'uno con quelle immagini: quando si sostiutuisce il commento originario con quello delle RaneStrane il disagio è inevitabile. Ma a parte questo, il disco è molto piacevole, con parti molto ben riuscite e un ascolto che non stanca. Non si ha nessun stravolgimento di genere rispetto ai dischi precedenti, il gruppo è ben assestato su una formula compositiva ben rodata e riesce a produrre musica senza autocitarsi o cadere in stanchezza compositiva e questo non è cosa da poco: hanno una precisa idea della loro proposta musicale e riescono a realizzarla apparentemente con disinvoltura e semplicità. Per i visionari come me, resta solo la delusione di non riuscire a "vedere" 2001 Odissea nello spazio ascoltando questo disco, come invece riesco a fare con Nosferatu il vampiro o Shining. Ma prima di dare un giudizio in tal senso attendo fiducioso le altre due parti per un commento in toto dell'intero progetto. Per ora resta il piacere di un ascolto sempre intigrante e coinvolgente. 


Montag
Febbraio 2014

Ultimo aggiornamento (Mercoledì 27 Agosto 2014 10:57)