alt Brani:
1-Il mio nome è Dedalo; 2-Labirinto; 3-La promessa; 4-L'arma vincente; 5-Una nuova realtà; 6-oggi volerò; 7-Il sogno spezzato; 8-Ora che son qui (Icaro... la fine).
Formazione:
Franco Piccolini: organo, piano, mellotron, synth; Giuseppe Terribile: basso, chitarra acustica e voce; Gino Terribile: batteria, gong e voce; Piuccio Pradal: chitarra acustica, 12 corde e voce; Roberto Giordana: chitarra elettrica e voce; Bruno Govone: chitarra elettrica.
Special guests:
Pino Sinnone: batteria; Giorgio "Fico" Piazza: basso; Martin Grice: sax e flauto; Ettore Vigo: piano; Daniele Ferro: chitarra elettrica; Athos Enrile: mandolino.
2013, Black Widow - durata totale: 48:50

Dopo averci deliziato con un concept "storico", dedicato a Cristoforo Colombo, il Cerchio d'Oro segna una nuova tappa della sua carriera con un album che trae ispirazione dal mito di Dedalo e Icaro. Confermato un sound pulito, sinfonico e passatista, la band sembra dare continuità alla sua proposta, con una musica romantica e maestosa, in cui tastiere, organo e mellotron si intrecciano a meraviglia con le chitarre in composizioni articolate alla perfezione. Non convincono del tutto, magari, le parti testuali, ma le progressioni strumentali, soprattutto con l'abile keyboards-playing di Franco Piccolini, regalano non poche emozioni, tra fughe emersoniane, momenti altisonanti di grande atmosfera e rimandi classicheggianti dal fascino innato. Qualche passaggio un po' all'inglese, tra Camel e Yes, rende più vivace una proposta che resta comunque legata al 100% al più classico rock progressivo italiano degli anni '70. Ottima, in particolare, la composizione strumentale Labirinto, che mi ricorda anche quanto fatto dai tedeschi Epidaurus nel capolavoro Earthly paradise.
I risultati ottenuti con Dedalo e Icaro sono molto buoni, anche se forse c'è da registrare una minor freschezza rispetto all'album precedente, che sembrava più ispirato; ma fondamentalmente possiamo dire che il Cerchio d'Oro, con l'aiuto anche di ospiti di spessore (Giorgio "Fico" Piazza, Martin Grice, Pino Sinnone, ecc.), mantiene viva, in maniera più che convincente, un'attività che è nata nei seventies, ma che solo in periodi recenti ha dato i suoi frutti, sicuramente gustosi e tutti da ascoltare.

Peppe
marzo 2014

Ultimo aggiornamento (Martedì 10 Giugno 2014 17:10)