La Tsunami pubblica un interessante libro dedicato al progressive italiano degli anni ’70 in cui vengono esaminati i migliori album del periodo. Il volume si intitola I 100 migliori dischi del progressive italiano ed è cura dell’appassionato e collezionista Mox Cristadoro che tratta l’argomento con grande competenza. Fabio Zuffanti, figura cardine della nuova scena prog del nostro paese e autore dell’introduzione, ben sintetizza le qualità del testo mettendo in luce come non ci troviamo di fronte al solito libro fatto di un arido elenco enciclopedico di artisti e dischi. Al contrario l’approccio di Mox Cristadoro è quello di un fan del genere. Leggendo la disamina degli album emergono passione e trasporto e traspare tutto l’amore di un vecchio cultore del prog italiano. L’Italia ha avuto l’onore nei ’70 di vantare una delle scene prog più valide a livello internazionale. Fu un periodo di grande creatività dove, sotto l’impulso di quanto stava avvenendo in Inghilterra con i vari King Crimson, Jethro Tull, Genesis, Gentle Giant, Van Der Graaf Generator, etc. si formarono numerosissimi gruppi che adottarono il linguaggio innovativo di quella musica. Il paradosso era che band come Genesis e Van Der Graaf Generator avevano più successo in Italia che nel loro paese d’origine. Era indubbiamente un periodo di grande fermento in cui pullularono riviste ed etichette discografiche leggendarie come la Cramps e la Bla Bla. Dietro ai soliti e noti PFM, Banco del Mutuo Soccorso, Le Orme ci furono così molti nomi che magari pubblicarono solo un album o due ma che lasciarono un’impronta indelebile nella storia e nella cultura musicale italiana. Si prenda il caso del mitico Balletto di Bronzo che, con Ys, ha creato un disco che oggi è considerato una pietra miliare del prog in tutto il mondo. Paesi come Giappone e Corea in particolare – ma anche Stati Uniti e Europa - hanno un vero culto per i gruppi prog italiani che hanno ristampato in continuazione. Addentrandoci nelle pagine del libro ci ritroviamo così a fare una sorta di viaggio nel tempo a ritroso in cui riemergono le atmosfere, le copertine – spesso vere e proprie opere d’arte - e i suoni di quell’epoca leggendaria. Si tratta di un volume ricco di aneddoti e particolari che credo piacerà anche a chi non è esattamente un neofita. Spazio viene quindi riservato ad esperienze diverse come l’hard rock del Rovescio della Medaglia e dei Teoremi, la musica etnica degli Aktuala, l’avanguardia del primo Battiato e dei Pierrot Lunaire e il jazz-rock degli Agorà e degli Artie e Mestieri, a dimostrazione della ricchezza e della varietà delle proposte della nostra scena. Stupisce l’assenza di un nome molto importante come gli Opus Avantra. La postfazione è a cura di un altro esperto – boss dell’etichetta discografica BTF – come Matthias Scheller.


Cosmic Courier

giugno 2014