alt Brani:
1-Some stories (Dance of the Sun/The remark/Dane of the Sun (birth of the light); 2-The withered throne; 3-We all stand in our broken jars, 4-A safe haven; 5-Knight's vow; 6-Clumsy grace; 7-Mellow days; 8-'til the morning came; 9-Some stories (reprise).
Formazione:

Valerio Smordoni: lead and backing vocals, minimoog, keyboards, piano, harmonium, acoustic guitar, tambourine and Taurus pedal; Maono D'Antonio: 6 and 12-string acoustic guitars, electric guitars, classical guitar, ukulele and backing vocals; Marco Avallone: bass, synth bass, Taurus pedal and percussions.
Guest Musicians
Francesco Favilli: drums and percussions; Carlo Enrico Macalli: flute; Andrea Bergamelli: cello; Eliseo Smordoni; bassooon; Giovanni Vigliar: violin.

The Morning choir:
Valerio Smordoni; Manolo D'Antonio, Marco Chiappini; Marco Del Mastro; Francesco Macrì; Simone Giglio, Giovanni Peditto, Igi Tani.

2013, Fading Records - Durata totale: 49:39

Tra le più belle soprese dell'annata 2013 del prog italiano ci fa piacere segnalare il disco d'esordio dei romani Camelias Garden. Si tratta di un terzetto formato da Valerio Smordoni, Manolo D'Antonio e Marco Avallone (coadiuvati da altri musicisti ospiti e da un coro), che ha realizzato You have a chance, un album incredibilmente raffinato, dai colori spesso tenui, che sembra partire, similmente a quanto facevano i primi Genesis, dagli arpeggi acustici delle chitarre, ma pronto poi ad aprirsi verso lidi e contaminazioni in cui si ravvisano elementi rock e classici. Ne vien fuori un disco brillante, pieno di idee apprezzabili, incantevole sia per l'abilità mostrata nelle composizioni, che per la capacità di coinvolgere l'ascoltatore.
Le trame delicatissime si fanno strada immediatamente, con i primi secondi dell'opener Some stories, tra chitarre acustiche, docili melodie vocali e violoncello. Subentra poi il
flauto per un altro momento elegantissimo, che precede poi il trascinante rock sinfonico di The remark, con grande spinta data dall'entrata della batteria e dalle tastiere trionfali. E si prosegue tra variazioni d'atmosfera e di tempo, evocando danze folk e trasmettendo gioia e serenità. Si susseguono una serie di bozzetti gustosissimi, che hanno sempre queste basi acustiche pronte a intrecciarsi con timbri elettrici e/o con sapori orchestrali, che fanno pensare a Anthony Phillips e ai Genesis, così come ai Fairport Convention, che si aprono ad arie mediterranee un po' come la PFM, ma anche pronti a soluzioni americane care a Crosby, Stills and Nash, che evitano volutamente situazioni troppo complicate, cercando di mantenersi orecchiabili pur rifiutando la banalità di canzoncine semplici. Sia attraverso gioielli strumentali come We all stand in our broken jars e A safe haven che con brani cantati come Knight's vow, Mellow days (dal meraviglioso crescendo genesisiano) e 'til the morning come (giusto per citare alcuni dei momenti migliori) i Camelias Garden sono stati capaci di esordire con un album ben compatto e quasi cinquanta minuti di brillante musica a cavallo tra prog e folk che non ci metterà molto a farsi amare da chi si lascia trasportare da quelle emozioni musicali che puntano direttamente al cuore.

Peppe
febbraio 2014

Ultimo aggiornamento (Domenica 08 Giugno 2014 18:01)