alt  Brani:
1-Hystero Demonopathy; 2-Suicide Goth; 3-Are Mine; 4-Disincantation; 5-Demonic hysteria; 6-The Devils Nightmare; 7-Witches; 8-The Fatal Letter; 9-Possaction (integral document).
Formazione:

Antonio Bartoccetti: guitars, vocals, bass; Rexanthony: vocals, keyboards, synths, piano, digital drum/orchestra; Monika Tasnad: medium.

Special Guests:
Florian Gorman: acoustic drums; Laura Haslam: guest vocals; Vladimir Leonard: guest vocals; Svetlana Serduchka: guest vocals.

2012, Black Widow

Premessa doverosa: scrivere di un’opera del maestro Antonio Bartoccetti in poche centinaia di parole è alquanto improbo, se non impossibile. Forse un numero intero del Rotters’ Magazine non basterebbe per fare luce sui mille risvolti musicali, filosofici e misterici che Bartoccetti, sotto forma di Jacula o di Antonius Rex, dona ai suoi ascoltatori. Ciò detto, addentriamoci in questa nuova opera a nome Antonius Rex, che segue di un anno e poco più la realizzazione di Pre Viam (a nome Jacula).

Il disco è dedicato alle donne, ma non deve intendersi come un banale omaggio stile “8 marzo” bensì come una riflessione sul lato oscuro femminile caratterizzato, secondo le parole del Maestro, da stati di isteria, eccitazione, frenesia, irritabilità. Chiaramente, questi estremi emozionali si manifestano soprattutto nelle donne possedute dal demonio, e ci ritroviamo così esattamente dove ci aveva lasciati l’ultimo capitolo di Jacula, il racconto in suoni della possessione di Sandra B. Che la possessione, come descritta in quest’opera, sia un’ardita metafora del suo rapporto con l’universo femminile (magari per “esorcizzare” l’abbandono della compagna di una vita Doris Norton) oppure reale area di studio non è dato sapere, ma nemmeno credo interessi i nostri lettori. Lasciando loro la doverosa ricerca del verbo del Maestro (in rete vi è abbondanza di esso), andiamo alla musica.

La title track introduce l’opera con un vento maligno, per poi lasciarci in un universo mistico in cui siamo da soli di fronte alle nostre paure. I cori ricordano Switch on Dark ed un certo symphonic metal di maniera, ma ben rendono l’idea di cosa succederà nel disco. Suicide goth è il manifesto dell’evoluzione degli artisti, mescolando alcuni aspetti di prog, goth e black metal con una ricerca della melodia da b-movie italiano dell’orrore degli anni ’70. Are mine comincia in modo solenne grazie all’organo di Rexanthony (figlio del Bartoccetti), per poi svilupparsi in riff impreziosito dalle tastiere ma penalizzato da una suono di batteria non sempre all’altezza. Le grida lancinanti di donna non fanno altro che aumentare il pathos del pezzo, altrimenti quasi tutto strumentale. Con Disincantation ritorna direttamente dagli anni ’70 la voce recitata del Maestro, ma oggi non racconta di magici rituali bensì il dolore per l’amore andato via con Doris Norton. Qui il piano è languido come in Switch on Dark e dona ulteriore tristezza al brano. Demonic Hysteria è una specie di jam chitarra-organo un po’ inconcludente, come anche la seguente The devils’ nightmare, questa volta incentrata sulla tastiera. Ci si riprende con la dark‑prog Witches, che sembra uscita dalla colonna sonora de Il segno del comando o di Ritratto di donna velata: dolce ma inquietante al tempo stesso. Con The fatal letter (perché può uccidere) ricompare il tema di Disincantation ed un riff malinconico ed evocativo, forse solo un po’ troppo commerciale. Gran finale con la marziale e sempre inquietante Possaction (integral document), che ci fa nuovamente piombare nell’incubo di Sandra B e della sua (vera o presunta) possessione. Sicuramente un bel disco, non il migliore di Jacula o Antonius Rex, ma una buona introduzione per chi vuole conoscere questo fondamentale gruppo.

Italo Testa
giugno 2013

Ultimo aggiornamento (Venerdì 07 Marzo 2014 14:47)