alt Brani:
1-Numbers; -2-For The Love Of Gold; 3-Pandemonium; 4-For Those About To Drown; 5-Rising The Imperial.

Bonus disc
1-Illuminati; 2-Fireghosts; 3-Going Up; 4-LoLines.
Formazione:

Roine Stolt: vocals and guitars; Hasse Fröberg: vocals and guitars; Jonas Reingold: bass; Tomas Bodin: keyboards; Felix Lehrmann: drums and percussion.

2013, Inside Out - durata totale cd 1: 53:25; durata totale cd 2: 22:00

Presto in tour con la Neal Morse Band, i Flower Kings lo scorso anno hanno tagliato il traguardo, di tutto rispetto, dell’undicesimo disco, escludendo live e raccolte varie. Questa ultima opera arriva dopo una lunga interruzione che aveva fatto pensare il peggio, forse anche a causa di una concomitante crisi del movimento neo‑prog e del prog metal nella seconda metà degli anni 2000 (protrattasi, però, dalla fine degli anni ’90). A parte riflessioni che troveranno ampio spazio in altre parti del sito, proviamo qui ad analizzare il nuovo album di una band spesso denigrata per la sua riproposizione pedissequa di schemi prog anni ‘70 ma che, comunque, ha saputo partorire capolavori come Back in the world of adventures (1995) o Retropolis (1996) in un periodo non facile per la musica rock, dominata da Seattle o dal Britpop.

Va detto subito che i detrattori non cambieranno idea con Banks of Eden, a partire dalla suite iniziale Numbers, che riassume tutti i principali aspetti della band di Roine Stolt: vocals à la ELP, cambi di ritmo genesisiani e aperture à la King Crimson. Tutto ciò è condensato nei 25 minuti di questa song con grande maestria e perizia tecnica dai Nostri, ma purtroppo, rispetto alle suite dei primi dischi, manca la scintilla del genio, che pare riemergere solo nell’eccezionale assolo che prelude al finale. La successiva For the love of gold è un bel brano cantato da Hasse Fröberg, in cui rivive nuovamente la fiamma degli Yes e dei Genesis, mentre Pandemonium gioca su vocals molto oscure che contrastano con la tipica apertura strumentale crimsoniana dei Nostri. For those about to drown è un buon esempio di neo‑progressive anni ’90 ispirato ai Pink Floyd teatrali, denso di cambi di ritmo e mai noiosa. Rising the imperial è una ballad emozionante che ricorda da vicino alcune cose dei Pendragon e degli Shadowland.

Il Bonus Cd si mantiene su livelli più che sufficienti: particolare menzione per la floydiana strumentale Illuminati e la “aoreggiante” LoLines. Complessivamente, un rientro positivo degli svedesi, non eccezionale né sugli standard dei vecchi capolavori, ma in ogni caso un risultato che fa ben sperare per il futuro.

Italo Testa
giugno 2013

Ultimo aggiornamento (Venerdì 07 Marzo 2014 14:47)