alt Brani:
1- O do not lovo too long; 2-The cap and bells; 3-He wishes for the cloths of heaven; 4-To a child dancing in the wind; 5-Parting; 6-The fisherman/Carolan's ramble to cashel; 7-Before the world was made; 8-The song of wandering Aengus; 9-The song of the old mother; 10-The wild swans at Coole.
Formazione:

Tirill Mohn: vocals, acoustic guitars and mellotron. Violin and percussion on10 and 5.
Audun Kjus: flutes and additional vocals on 10; Nils Einar Vinjor: electric guitar and electric bass; Nils Herman Schultz: double bass; Sigrun Eng: cello; Oyvind Sorensen: percussion; Nick Jones: violin on 4; Dagfinn Hobcek: vocals on 5, 2 and 1; Jan Turig Rui-Rahman: piano; Johanne Gallagher: gaelic voices; Wandering Finn: spoken words on 8; Kostas Stefanopoulos: vocals on 9; Tonje Ettesvoll: backing vocals on 9.

Prodotto da Tirill.

2011, FairyMusic

Le proposte legate al mondo del progressive non sono tutte incentrate su lunghe suite, epiche cavalcate strumentali, tempi dispari, ecc. ecc. Ci sono degli album in cui a farla da padrone sono innanzitutto emozioni semplici, atmosfere sospese e fiabesche, una musica che parte da basi folk per poi farsi più ricercata. A volte c'è anche un forte legame con la poesia. E nel nuovo disco di Tirill Mohn, musicista norvegese che ha collaborato anche con i White Willow, di poesia ce n'è tanta, sia per l'eleganza sonora, sia perchè i testi delle canzoni presenti sono incentrati su opere di W.B. Yeats. Basterebbero le note presenti all'interno della confezione di Nine and fifty swans per descrivere al meglio la musica di questo cd, "tanto calda e palpabile, quanto eterea ed evocativa". Un velo di struggente malinconia ammanta tutti i brani, ma non si pensi a venature dark pesanti e opprimenti, visto che c'è alla base un delicato romanticismo, pregno di un forte calore che punta direttamente al cuore di chi ascolta. Trame tenui e raffinate si snodano su un comparto sonoro essenziale eppure capace di magie, grazie a timbri prevalentemente acustici con eleganti arpeggi di chitarra e dolcezze flautistiche, spesso accompagnati da archi che donano anche quel tocco classico che non guasta.
E poi c'è la voce della fata Tirill, incredibilmente seducente, che in alcune occasioni sembra sussurrare tranquillità, in altre decanta una dolcezza elegiaca. Dieci interpretazioni magistrali, una classe fuori dal comune ed un incanto senza fine in un folk-pop-prog di enorme fascino. Si può chiedere di più?

Peppe
giugno 2013

Ultimo aggiornamento (Venerdì 07 Marzo 2014 14:45)