alt Brani:
1-Introduzione; 2-Cavalcata; 3-Mare in tempesta; 4-Via Egnatia; 5-L'assedio di Antiochia; 6-Fuga da Amman; 7-Rairuv'an: 8-Masqat; 9-Jangala mem; 10-Il vento del tempo; 11-Finale.
Formazione:

Igor Leone: vocals; Mattia Liberati: keyboards; Flavio Gonnellini: electric and acoustic guitars, backing vocals; Marco Gennarini: violin and backing vocals; Shanti Colucci: drums, nagara, tibetan bells, other percussion and konnakol.
Guests:
Marco Bruno: electric bass on 2; Edoardo Arrigo: backing vocals, electric bass on 3, 5; Simone Massimi: electric bass, fretless bass and upright bass; Luciano Colucci: indian mystic speech on 9; Fabrizio Proietti: classical guitar on 4; Beatrice Miglietta: backing vocals on 11.
Special guests:
Mattias Olsson: drums & percussion on 9, synth and weird noises on 10; David Jackson: sax and flute on 11; Angelica Sauprel Scutti: backing vocals on 11.

2013, Black Widow - Durata totale: 63:54

Ecco uno di quei gruppi che si cimenta in un esordio che guarda indietro, alla storia del rock progressivo italiano, riprendendone certe caratteristiche, un po' come hanno fatto negli anni recenti apprezzate band quali Maschera di Cera, Coscienza di Zeno, Tempio delle Clessidre, giusto per citarne alcune. Gli Ingranaggi della Valle sono romani, giovani, preparati e sembrano avere le idee molto chiare riguardo l'indirizzo musicale da intraprendere, al punto da riuscire a coinvolgere nel loro lavoro anche un nome noto come Mattias Olsson ed una vera e propria leggenda come David Jackson. In hoc signo, concept-album ambientato ai tempi della prima crociata, lo dimostra alla perfezione. Dopo una brevissima introduzione che ha un che di medievaleggiante, si entra nel vivo dell'album con Cavalcata: ritmi frenetici, sempre pronti a mutare, per un rock scalpitante che si avvicina anche alla musica classica, con mirabolanti intrecci di chitarra, tastiere e violino e con parti vocali enfatiche. Una gran bella presentazione, che rievoca subito fasti antichi e gloriosi e gruppi come PFM e Quella Vecchia Locanda. Si prosegue sempre su questa scia, mantenendo grande compattezza e omogeneità, puntando qua e là anche sulla melodia, indirizzandosi verso deviazioni jazz-rock mai eccessive, persino sfiorando sonorità floydiane (Via Egnatia).
Nulla è fuori posto in un album che sotto certi aspetti può essere visto molto di maniera, ma che è suonato alla grande e che desta ottime impressioni per la qualità della musica. Sia nei momenti di insieme che nelle numerose parti solistiche i musicisti fanno faville e mostrano già una certa maturità nonostante un'età media abbastanza bassa. E proprio nelle parti strumentali (senza nulla togliere al bravo vocalist, autore di un'ottima prova), in cui si riassaporano le cavalcate e la spontaneità della PFM che quanto descritto diventa ancora più evidente. Ogni composizione è costruita saggiamente, evitando prolissità e momenti riempitivi e si giunge con scorrevolezza al meraviglioso brano Finale (con i suoi nove minuti e mezzo il più lungo del cd), che chiude alla grande il lavoro: inizio delicato tra arpeggi acustici e violino in crescendo, poi l'entrata della sezione ritmica vivacizza le cose ed iniziano una serie di saliscendi sonori decisamente intriganti, tra frenesia rock, rallentamenti, spunti sinfonici, echi di mellotron, nuovi impasti elettroacustici, con i fiati di Jackson a dare un'ulteriore tinta di colore alla musica. Insomma, avete certamente capito in che direzione si muove il gruppo e se sono quei percorsi che piacciono anche a voi non esitate a seguirli!

Peppe
gennaio 2014

Ultimo aggiornamento (Martedì 14 Gennaio 2014 14:25)