Quante volte abbiamo ascoltato o letto i commenti sulle esagerazioni dei gruppi prog giapponesi, sempre pronti ad esasperare al massimo pomposità, tecnicismo, velocità d'esecuzione ed esibizionismi vari al punto da far risultare le loro proposte non del tutto riuscite e non sempre credibili a causa della scarsa “anima” che si ravvisa in esse? Bisogna ammettere che spesso tutto ciò è vero e che moltissimi degli artisti della terra del Sol Levante non si discostano dalla descrizione appena indicata. Ma bisogna anche ammettere che, nel marasma di produzioni che possiamo ascoltare, ci sono anche le eccezioni che denotano caratteristiche ben diverse, a partire da una magica combinazione di talento esecutivo ed eleganza musicale. Una delle band nipponiche che da tempo porta avanti un discorso simile risponde al nome di Ain Soph. E' dagli anni '80 che questa formazione offre un prog principalmente indirizzato verso soluzioni jazzistiche e con la recensione in questione andiamo a riscoprire, grazie alla ristampa da poco pubblicata a cura dell'accoppiata Musea-Poseidon, un bel lavoro datato 1993. 5 or 9 contiene nove brani strumentali in cui ravvisiamo un jazz-rock fatto di stacchi continui tra cambi di tempo e di sonorità e che non scade mai nell'autocompiacimento, ma che, anzi, denota un approccio decisamente raffinato. E l'inizio del lavoro è una presentazione ottimale, visto che dopo un incipit caratterizzato dai due minuti d'atmosfera di Villa Adriana, si scatta in maniera decisa verso una fusion ricercata con gli otto minuti e mezzo di The two orders of image, nella quale tastiere, chitarra e suoni di sax si danno il cambio alla guida con efficacissimi solos. Il resto dell'album prosegue su queste peculiarità, soprattutto con le composizioni di lunga durata (Ancient museum, The Valley of Lutha, Shadow picture e Stonehenge) in cui si viaggia veloci, ma senza superare alcun limite, grazie ad una personalità evidente che emerge tra un ammiccata alla PFM di Chocolate Kings, qualche riferimento al Pat Metheny Group ed una strizzatina d'occhio all'amore Hatfield and the North. Eppure si deve ravvisare anche qualche momento un po' diverso; vedi, in particolare, i bozzetti solistici: la breve Fragments from the pass, dove magiche atmosfere sono create dal basso, la delicatezza di Seascape, tre minuti di piano, e la chitarra elettrica sognante di Little wind. Manca un po', rispetto ad alcuni degli album precedenti, quell'aura canterburiana che rendeva la musica degli Ain Soph ancora più affascinante, ma anche 5 or 9 è un disco di buonissimo livello nella discografia di un gruppo da considerare tra le perle del prog giapponese.

Peppe
Luglio 2006

Ultimo aggiornamento (Domenica 10 Maggio 2009 18:31)