Marillion – Clutching at Straws (1987)

Brani:

1 – Hotel Hobbies
2 – Warm Wet Circle
3 – That Time of the Night (The short Straw)
4 – Going Under
5 – Just For the Record
6 – White Russian
7 – Incommunicado
8 – Torch Song
9 – Slainte Mhath
10 – Sugar Mice
11 The Last Straw
i) Happy Ending

Formazione:

Fish – Vocals
Ian Mosley  - Drums
Peter Trewavas – Bass
Mark Kelly – Keyboards
Steve Rothery – Guitar

Il quarto album dei Marillion, datato 1987, segna la fine di un’era. Dopo la pubblicazione del lavoro e il relativo tour, Fish lascerà la band per intraprendere la carriera solista. L’importanza di quest’album non è racchiusa solo nella celebre defezione, ma anche nell’ormai maturazione del suono marillico e nelle liriche sempre elaborate ma ormai non più sfocianti nel favolistico, quanto decisamente calate nel reale. Clutching at Straws si configura come l’album più oscuro della band inglese, il cui tema principale approfondito nelle sue 11 tracce è l’alcolismo, con i problemi da esso derivanti (problemi che riguardavano direttamente Fish). Hotel Hobbies, Warm Wet Circle e That Time of Night sono tre brani in cui è suddivisa la suite dell’album, tracce che ripercorrono stanze d’albergo, come ultimo rifugio, dove ormai vinti dagli abusi di alcool e cocaina si rivivono o semplicemente si ricordano aspirazioni, desideri, amori maturati in ambienti disagiati, speranze infrante e l’ormai abituale gesto del rifugiarsi presso il bancone del bar. Alzare il bicchiere,  “chinare la cannuccia”, un gesto rituale, intimo come confidarsi ad un amico, difendersi dal fatto d’essere la causa del disfacimento del proprio nucleo familiare, confidare le proprie frustrazioni per un mondo estraneo, cattivo, dove le persone che dovevano essere il nostro sostegno sono la dimostrazione vivente dei nostri fallimenti (Going Under, Sugar Mice). A situazioni ormai compromesse si accompagnano flebili speranze di riscatto (Slainthé Mhath), assunzioni delle difficoltà come un momento passeggero cui si potrà finalmente porre rimedio (Just For the Record). Il finale è quindi una cruda constatazione dell’impossibilità di cambiare, basata sull’analisi di vaghi e improbabili sforzi accompagnati alla fine dall’amara accettazione di una situazione fallimentare cui semplicemente adattarsi. A margine del tema principale, quasi una parentesi particolare troviamo White Russian, scritta da Fish nel ghetto ebraico di Vienna, un duro attacco all’allora governo austriaco, in cui vengono rievocati gli orrori dell’olocausto.
Dal punto di vista degli arrangiamenti, l’album vede Steve Rothery salire in cattedra. E’ il suono della sua chitarra a rappresentare le tristi scene descritte dalle liriche, gli assoli in Hotel Hobbies e The Last Straw lasciano più di qualche brivido, in Sugar Mice, riesce a tradurre in musica tutta la disperazione di un padre che a causa dell’alcool deve rimanere lontano dalla famiglia e dai figli. Mark Kelly lavora dietro alle quinte, riuscendo a ritagliarsi uno spazio come protagonista in Just for the Record e Incommunicado. Il tutto sempre dietro l’attenta regia di Pete Trewavas al basso e Ian Mosley alla sua “lenta e pesante” batteria.
In definitiva Clutching at Straws è un grande album, l’ultimo dei quattro dischi che hanno incoronato i Marillion tra i massimi esponenti del new prog, Un lavoro che estimatori e non, dovrebbero ascoltare.

Roberto Cembali
settembre 2013

Ultimo aggiornamento (Giovedì 21 Novembre 2013 15:08)