Permettetemi un inizio con un paio di osservazioni molto personali. Punto uno: questo è un libro che, da amante del progressive, ho sempre sognato di leggere. Punto due: è un libro che, da modestissimo "addetto ai lavori", ho sempre sognato di scrivere (con i dovuti distinguo)! Un excursus cronologico della storia del progressive, dagli "antefatti" fino ai giorni nostri, trattato con nozione di causa, senza limiti temporali, senza limiti spaziali, che non si occupa, quindi, solo dei "soliti" nomi.

Il progressive viene messo a nudo da Donato Zoppo come storie in una storia, come un viaggio che parte da lontano, dal 1966, per arrivare ai giorni nostri. La struttura è talmente semplice e logica che funziona alla perfezione: in ordine cronologico vengono narrate le avventure del nostro amato genere, procedendo, per la lunghissima prima parte dedicata al perdiodo che va dalla "pre-nascita" fino all 1974, con la descrizione di tutti gli album storici dei gruppi storici inglesi. Dopo una prefazione di Ray Thomas che ricorda gli esordi dei suoi Moody Blues ed una Premessa, si passa alla prima sezione che tratta del periodo che infiammava il rock nel 1967-1968 e c'è un'analisi di come avvenivano le prime sperimentazioni che avrebbero portato al prog degli anni d'oro. Anni che vanno dal 1969 al 1974, ampiamente trattati nella seconda parte del libro. Si passa poi alle scene nazionali, ricordando la Germania, la kosmiche musik e il kraut rock, il rock progressivo italiano, la scena francese e lo zeuhl, per poi spostarsi in Olanda e Belgio, nella Scandinavia del "progg", nella penisola iberica, nell'Est Europa, fino al Canada e al Sud Americana e infine al Giappone. L'ultima sezione del libro è dedicata alla trattazione della "fine" del prog storico negli ultimi seventies, alla scena statunitense e ai Rush, ai difficili anni '80 e all'esplosione del new-prog, fino alla vivacità degli anni '90 e ai protagonisti che animano la scena attuale (tra reunion e artisti emergenti). Non mancano, infine, pagine dedicate ad una bibliografia/sitografia e ad una discograrfia cronologica.

Certo non tutto è perfetto e qualche piccola manchevolezza qua e là si nota. Ma tutto dipende dall'unico limite che c'è e che probabilmente è quello più invalicabile: il numero delle pagine. Per una storia del prog davvero completa ci vorrebbero forse diversi volumi per un totale di un paio di migliaia di pagine... Donato, comunque, avverte già nell'introduzione che ha dovuto fare un lavoro di sintesi e per un panorama così vasto e così longevo come quello del progressive questo implica necessariamente rinunce e riassunti a volte fin troppo brevi. Ma proprio perchè si parte da questo presupposto la domanda che vorrei fare all'autore é "su un totale di 350 pagine era proprio necessario utilizzarne 79 prima di arrivare al 1969?". Poichè non mancano testi riguardanti il prog "storico", forse quelle pagine avrebbero permesso di dare maggiori informazioni sulla scena degli ultimi 20 anni, vivacissima e ricchissima di artisti molto interessanti. E infatti può apparire sbilanciato parlare per oltre circa 280 pagine di meno di quindici anni di prog ('66-'79) e per circa 70 dei restanti trenta... Così come magari ci sarebbe stato spazio per il prog indonesiano, riscoperto e riportato in auge negli ultimi tempi, ma qui si va davvero a cercare il pelo nell'uovo.

Alla fine bisogna solo fare i complimenti a Donato, per un lavoro che finora non ha eguali. Certo, il libro "definitivo" sul prog deve ancora essere scritto, ma questo è quello che idealmente si distanzia di meno.

Peppe
giugno 2012