Brani:
1) Tung Alung-Along 4:32; 2) Kekeberen Ni Pejuang 11:11; 3) Perueren 10:40; 4) Ho Ho Hi Heh 11:23; 5) Dansa Gayo 6:28; 6) Slebar-Slebor 8:12. Bonustrack: 7) Ho Ho Hi Heh (remixed) 9:17
Formazione:
Firman Sitompoel: Cello, Acoustic Guitar; Joeliyandi: Electric/Acoustic Guitar, Flute; Andri Rustandi: Bass; Andi Gomes: Piano, Keyboard and Synthesizers; Daniel Caesar: Drums, Taganing; Pramono A. Pamungkas: Tenor Sax, Flute, Piccolo, Bamboo Flute; Soedarman: Djembe and Percussions; Eddie Flo: Add, Keyboard, Player on "Slebar - Slebor, Perueren, Keberen Ni Pejuang"; Diana Insyafari: Add, Vocal on "Keberen Ni Pejuang"
2005, Indonesian Progressive Society

L'Indonesia è una terra che non smette mai di sorprenderci, seppur ogni volta tra mille difficoltà, da ormai 40 anni sforna piccoli e grandi gioielli di musica progressive. Su tutti forse brilla il disco omonimo dei Guruh Gipsy del '77, capace di fondere in maniera sublime il Gamelan (musica tradizionale del sud di Giava) con il jazz rock e il prog più avanguardistico. The Evolution Ethnic degli Anane è l'ennesimo regalo fornitoci dalla Inondesian Progressive Society (vedi Discus, Makara, Imanissimo) ed è sicuramente quello che più di ogni altro vuol proseguire sulla strada intrapresa dai Guruh Gipsy, prenendo a piene mani da tutto l'immenso patrimonio di musica tradizionale indonesiana , creano un mix esplosivo di Etno-Folk-Avant-Jazz Prog. Ognuna delle  sei tracce  parte come  base da una canzone popolare di una delle zone dell'arcipelago indonesiano (in prevalenza Gayonese, proveniente dalla zona di Aceh nell'isola di Sumatra) e viene rielaborata creando una miscela incredibile di suoni e colori, dove a melodie accattivanti si fondono assoli sghembi. La band è composta da sette musicisti che suonano sia strumenti elettrici moderni che stumenti acustici tradizionali della cultura indonesiana.
Il disco inizia con il ritmo incalzante e trascinante di un "canzone per bambini": Tung Alung-Alung, caratterizzata da un modo di cantare unico, sussurrando ad alta voce; si tuffa poi nella meravigliosa Kekeberen Ni Pejuan dove le tipiche melodie cantilenose della musica raga si intrecciano splendidamente in fraseggi intricati degni della migliore tradizione RIO. Con la terza traccia, cala leggermente il livello: Perueren è la più stravagante, ma anche la meno riuscita; prende spunto da un pezzo melodico abbastanza fiacco per poi proseguire con una parte di chitarra flamenco e giri di valzer, ma ogni dubbio sul grande valore dell'album vengono subito spazzati via dal successivo Ho ho hi heh, forse la vetta del disco, un brano ipnotico: sulle basi di quello che sembra un rito magico, si sviluppa un tortuoso percorso strumentale, sempre in bilico tra Cantebury e avant prog.
Dansa Gayo inizia con una specie di marcetta condotta da un flauto, poi si levano canti e cori che ci portano in un atmosfera bucolica. Il disco infine si conclude degnamente con Slebar Slebor  (unico pezzo non Gayonese) che dà il titolo all'album e ci trascina tra le tribù dell'isola di Suwalesi con una filostrocca che sembra rievocare qualche rito pagano.
Assolutamente inaspettata la bonus track dove Ho ho hi heh viene riproposta in versione techno house. Il pezzo non porta la firma del gruppo nell'arrangiamento ed è forse solamente una proposta da prendere con una buona dose di humor.
Nel complesso risulta un cd molto sfizioso e molto variegato, in cui moderno e antico si fondono alla perfezione, in grado di soddisfare un range molto vario di ascoltatori prog.

Francesco Inglima

agosto 2010

Ultimo aggiornamento (Lunedì 27 Dicembre 2010 16:17)