PETER GABRIEL

Arena Flegrea, Napoli, 7 luglio 2004

Sembra che l'Italia sia il posto preferito da Peter di questi tempi. Gabriel, dopo essersi sposato su una spiaggia sarda, aver preso la cittadinanza onoraria di Arzachena ed aver suonato a Milano il warm up del tour, è poi tornato nel Bel Paese per ben tre volte nel corso dello stesso Growing UP tour. In quest'ultimo giro Peter ha avuto un occhio di riguardo per il mezzogiorno d'Italia, solitamente escluso dai percorsi concertistici dei big della musica internazionale. Dopo Taormina e Lecce, il fondatore della Real World ha fatto tappa al Neapolis Festival, precisamente all'Arena Flegrea del capoluogo campano. Preceduto dall'apripalco senegalese Dabe Toure (una sorta di nuovo Youssou N'Dour), il concerto ha visto esibirsi la consueta formazione di Gabriel, con la figlia Melanie ai cori, il fido Tony Levin al basso, Rachel Z al pianoforte, Ged Linch alla batteria, David Rhodes e Richard Evans alle chitarre.
Nonostante i concerti di Gabriel siano quanto di più prevedibile si possa sentire in giro, a causa del ricorso smodato ai suoni campionati ed alle programmazioni, la figura da santone di Peter catalizza l'attenzione degli spettatori accorsi a riempire ogni angolo dell'arena di Fuorigrotta. Non è da tutte le rock star straniere presentare tutti i pezzi in italiano, sfidando le complicazioni della nostra lingua. Non è da tutti ringraziare così calorosamente i ragazzi dello staff (gli uomini in arancione, come li chiama Gabriel). Non è da tutti cantare una canzone su un macchinario che fa avanti e indietro sul palco, rischiando ad ogni passo di cadere nel fossato che separa il palco dal pubblico o, peggio ancora, di scontrarsi con la figlia Melanie. Tutto questo, ed altre diavolerie inventate sul palco, rendono un concerto di Peter un avvenimento a cui di certo non mancare. Però il pubblico napoletano non può dirsi soddisfatto appieno: molte delle trovate sceniche del Growing Up tour non sono state mostrate, a causa delle dimensioni ridotte del palco. Il concerto è iniziato molto tardi ed è durato appena un paio d'ore. Dal set sono state tagliate Darkness, Growing Up e Biko. A rappresentare l'ultima fatica di studio di Gabriel è rimasta pertanto solo Signal To Noise, peraltro campionata ovviamente nelle parti cantate dal povero Nusrat Fateh Ali Khan.
Peter è apparso affaticato; la sua voce ha spesso penato a raggiungere le tonalità opportune e più di una volta la figlia Melanie ha dovuto supportare il padre nell'esecuzione dei passaggi più delicati. Le difficoltà più evidenti si sono avute nell'interpretazione di Red Rain e Sledgehammer, due dei principali cavalli di battaglia di Gabriel. Un curioso aneddoto, raccontato anche da Tony Levin nel suo sito internet, si è verificato durante l'esecuzione di Solsbury Hill, quando tutta la band, ad eccezione di Linch e Rachel, ha iniziato un trenino che nelle intenzioni di Gabriel doveva portare i musicisti in mezzo al pubblico. Peccato che l'Arena Flegrea presenti un profondo fossato che divide il palco dalla platea con il risultato che gli ignari artisti vi si sono ritrovati dentro, invisibili agli spettatori e con il sound degli strumenti sempre più basso, a causa delle difficoltà di ricezione del segnale. Un pasticcio che ha avuto perlomeno il merito di aver incrinato un po' la perfezione degli show di Peter.
Un'altra "primizia" dello spettacolo è stata la presenza sul palco, durante il primo bis, del gruppo folk napoletano Spaccanapoli, che la Real World di Peter ha scritturato tempo fa. Colasurdo e compagni, insieme a Dabe Toure hanno accompagnato Peter nell'esecuzione di una versione diluita di In Your Eyes. L'improvvisazione è stata massima, dal momento che mi risulta che gli Spaccanapoli sono stati chiamati all'ultimo minuto sul palco (alcuni di loro erano normali spettatori paganti tra il pubblico!). Al termine del pezzo, dopo foto e abbracci di rito (Colasurdo mette a dura prova la proverbiale riservatezza di Gabriel con una serie interminabile di baci), Peter rimane da solo sul palco per una emozionante versione di Father, Son.
Il concerto è terminato, ma noi, incontentabili, diciamo: da un campione come Peter ci aspettavamo di più!

Giovanni
Agosto 2004

Ultimo aggiornamento (Lunedì 14 Giugno 2010 14:44)