Possiamo considerare Sofia Baccini una veterana del progressive italiano attuale. La bravissima cantante partenopea, infatti, ha mosso i primi passi in questo mondo all’inizio degli anni ’90, quando il gruppo Presence ha fatto il suo esordio discografico con il mini LP The shadowing. Sono poi seguiti altri quattro album in cui la band napoletana ha continuato a cimentarsi in una commistione di progressive dalle tinte oscure, hard rock e suggestioni derivanti dalla musica classica e lirica. Ma la più recente performance di Sofia è quella presente nell’album Kalevala, appena uscito per la Musea e a cui è dedicato un ampio articolo su queste pagine nella sezione “Concept e altre storie”. La vocalist ha partecipato all’opera in questione con un brano fantastico e suggestivo che va considerato tra le vette del disco. Ed ecco ora l’intervista realizzata con Sofia, che ci parla approfonditamente e con estrema disponibilità del Kalevala e della sua carriera facendo anche interessanti considerazioni sul mondo del progressive.

Giuseppe Di Spirito: Come è nata la tua partecipazione al Kalevala?

Sofia Baccini: Marco Bernard di Colossus, che conosceva già i Presence ed ai quali aveva dedicato una copertina in occasione dell'uscita di Gold, mi contattò per chiedermi se volevamo partecipare all'opera...per i Presence non era possibile per motivi contrattuali, così mi offersi come solista. Avevo già in mente da parecchio di "lanciarmi" nel mondo del Prog anche come autrice, ma non trovavo mai la spinta giusta. Marco accettò subito la mia proposta, ed eccomi qua. 

Conoscevi già l’opera letteraria?

Sì, per grandi linee, e mi piaceva moltissimo . Tutte le saghe  mi affascinano e mi ispirano sia come musicista che come appassionata di miti e leggende.

Hai deciso tu di comporre un brano riguardante il suicidio di Kullervo?

La decisione non è stata mia, perché quando Marco mi ha scritto erano rimasti solo tre brani liberi, e  lui mi propose direttamente quello riguardante Kullervoinen. Praticamente loro hanno diviso il Kalevala in 30 parti, o giù di lì, ed hanno affidato ciascuna di queste piccole storie ad un gruppo diverso...tra l'altro c'era anche il vincolo del tempo - per ragioni di spazio restante sul CD il mio pezzo non poteva durare più di 5 minuti... Ma quando mi arrivò la narrazione dell'epopea di Kullervoinen m'innamorai talmente di questo personaggio (l'ascesa ed il suicidio di un potente mago nero) che dissi a me stessa : riuscirò a farlo combattere, vincere, pentirsi e morire in cinque
minuti, è solo un'altra sfida in più.

Ci parli un po’ della genesi della tua composizione e di come questa sia stata registrata?

 

La prima cosa che mi è venuta in mente è stata un'immagine, la terra di Kullervoinen ormai devastata dopo l'ultima battaglia e nell'aria le voci degli spiriti di quelle che una volta erano una magnifica foresta, ed una fiorente città...Quindi ho cominciato a raccontare la storia dal punto di
vista di queste voci, e poi pian piano ho aggiunto le invocazioni ed i pensieri dei familiari di Kullervoinen che ancora aleggiavano quasi come una nebbia, in primis le parole della madre che  fino all'ultimo tenta inutilmente di distoglierlo dai suoi propositi di guerra e di vendetta.  Dal punto di vista musicale questo si è tradotto in una serie di canti che s'intrecciano dall'inizio alla fine, ognuno descrivendo col suo tema un personaggio, e che s'interrompono poi bruscamente tutti insieme quando Kullervoinen si trafigge con la spada del dio Ukko. Infine uso lo stesso tema iniziale per l'epilogo della storia, ma cantato stavolta da una voce soltanto. Il pianoforte è stato registrato a casa mia mettendoci una specie di gabbia intorno, perché ci tenevo che fosse proprio quello il suono. Le voci, tranne la solista, le ho registrate sempre qui dove ho una piccola discreta attrezzatura che mi consente di lavorare senza l'assillo del vile denaro (le sale d'incisione, come sai, si pagano ad ora!) poi per tutto il resto mi sono appoggiata a varie sale napoletane dove lavoro spesso come turnista, ed infine per il missaggio e la masterizzazione sono andata al NUT perché mi piacevano i suoni che Vinci (il fonico) riesce a concepire, e perché è una delle pochissime sale ad avere equalizzatori e compressori analogici.

 

Quella con il Kalevala è, credo, la tua prima esibizione solistica. Pensi di dare un seguito a questa esperienza?

 

Ho tanti progetti nel cassetto, e non ti nascondo che considero importante l'accoglienza riservata a questa mia prima prova per tirate fuori l'entusiasmo... 

Hai ascoltato il disco? Cosa ne pensi del risultato finale?

Lo trovo stupendo, una veste grafica magnifica, ed il livello generale, contrariamente ad altri lavori simili, è molto alto.

 

Col Kalevala, più che coi Presence, hai dimostrato la tua grande versatilità vocale. Ti trovi più a tuo agio in ambito lirico o in ambito rock? E fin dove pensi di spingerti con la sperimentazione vocale?

 

La lirica ed il  rock sono le mie due anime complementari, l'una ha bisogno dell'altra. Già con i Presence ho cercato di unificarle in Black Opera cantando quattro romanze di Verdi come fossero ballate rock, e quanto è risultato duttile e moderno Verdi alla prova dei fatti! Credo che la lirica ed il rock siano la migliore faccia della musica italiana, insieme con la napoletana che però ha una sua scala ed è quindi un linguaggio a parte, e sono molto orgogliosa di essere italiana in questo senso. Quindi non scinderò mai le due parti, tenterò sempre di unirle piuttosto. Dato che poi sono anche molto attratta da quello che le  macchine moderne e l'effettistica in genere possono ottenere, anche questa cosa la considero parte dell'essenza stessa del Prog (che ha creato tra l'altro nuovi strumenti!),credo che non smetterò mai di sperimentare e cercare nuovi suoni, ma sempre finalizzandoli alla musica ed a quello che voglio dire, che resterà lo scopo principale. In sintesi la sperimentazione fine a se stessa non m'interessa, la musica fine a se stessa quella sì, eccome.

Ci racconti il tuo percorso musicale dagli esordi fino ad oggi e parlando dei tuoi studi?

Sinceramente non riesco a ricordare un giorno della mia vita senza musica,quindi devo tornare indietro nel tempo più o meno a quando volava lo pterodattilo :)))...ho cominciato a cinque anni con il pianoforte, ed ho continuato poi con gli studi di lirica quando la voce è diventata abbastanza forte per cominciare. Questo perché mio padre commise il grave errore di portarmi al Teatro San Carlo di Napoli a vedere La forza del destino quando ero appena undicenne. Sentii la potenza dell'orchestra rotolarmi addosso e quando l'opera finì pretendevo di rimanere nel teatro. Solo la promessa che un giorno avrei studiato e cantato anch'io quelle cose riuscì a calmarmi. Con questo bagaglio iniziale ho imparato da sola a strimpellare la chitarra, e sempre da sola ho studiato composizione. Quando poi ancora andavo a scuola risposi ad un annuncio, un gruppo che cercava una voce femminile solista, e qui avvenne l'incontro con il rock.. Andai a fare il provino e fui presa, e da allora è stato un susseguirsi di esperienze, non ultima quella di turnista nelle sale d'incisione che dura ancora e mi ha regalato una grossa padronanza del mio strumento,  la voce. Poi nel '90 l'incontro (fatale?) con altri due turnisti, Enrico e Sergio, con i quali creammo i Presence. Con loro ho inciso finora cinque dischi in studio più due compilation, ed ho scritto tutti i testi e  tutte le parti vocali. Comunque i miei studi non sono mai finiti, tuttora faccio scale e vocalizzi e canto un paio di romanze ogni giorno, tanto per gradire...

Hai qualche artista preso/a a modello di riferimento?

Tantissimi, sempre diversi nel tempo...La prima ad affascinarmi proprio per il suo modo spregiudicato di usare la voce è stata Sonia Kristina, dei Curved Air. Poi arrivò Janis Joplin con la sua potenza, quasi una forza della natura. In seguito ho attinto moltissimo da tutti i cantanti hard e quelli del Metal storico, Rob Halford  David Coverdale e Grace Slick ad esempio, mentre ho ammirato molto il modo di comporre, e di usare lo studio, di David Bowie. Per i cori, i miei gran maestri sono stati gli Yes ed i Queen, e naturalmente i grandi cori della musica lirica. Per il modo di cantare, anche il blues degli anni trenta e quaranta ha la sua parte di colpa... Bessie Smith, Billie Holiday... E poi, e mi prendo interamente la responsabilità di quello che dico, mi hanno molto ispirata le grandi voci di Mina ed Antonella Ruggiero, due autentiche caposcuola nel loro genere.

 

Come sono nati i Presence? Ci racconti brevemente la vostra storia?

 

I Presence come ti ho già accennato sono nati nel 1990, come un’idea, o piuttosto come un grande sogno, nato nella mia testa e in quella di Enrico (tastiere-basso-percussioni) al quale subito aderì Sergio (chitarra) con entusiasmo, appena gli parlammo del progetto. Eravamo tre turnisti nonché tre amici, all’epoca, molto richiesti e molto demoralizzati dal fatto che tutta la nostra fatica ed i nostri studi finissero poi soltanto nel calderone della musica leggera e commerciale, mentre tutto quello che ci piaceva ascoltare, rock sinfonico e dark in testa, fosse un genere ormai bandito dai media e liquidato come obsoleto e vecchio. Io la consideravo la musica del futuro! Decidemmo perciò di registrare un po’ di quella enorme mole di note che conservavamo nel cassetto, pagando lo studio di registrazione con sessioni, e grazie alla nostra lunga esperienza di sala d’incisione nacque The Shadowing praticamente in una settimana. Era una piccola storia composta da tre pezzi più un epilogo e durava circa venti minuti. Ne stampammo circa 400 copie soltanto in vinile, pagandole con sessioni, e provammo a mandarle in giro a riviste specializzate, fanzine e radio qua e là. L’accoglienza fu entusiastica! Da qui scaturì l'incontro con la Black Widow, ed il resto più o meno lo sai…siamo arrivati al quinto album, ed ora la ristampa del terzo con allegato disco dal vivo.   

 

Sei soddisfatta dei vostri dischi, sia da un punto di vista artistico che per l’accoglienza della critica?

 

Assolutamente. Ognuno di essi ha rappresentato una tappa importantissima nella mia "crescita" come artista, ed inoltre tu sai benissimo che riuscire a realizzare prodotti del genere oggi e venderli anche bene è praticamente un' impresa...la critica ci ha sempre amati, forse anche per questo. 

 

Come mai avete scelto di ripubblicare il vostro secondo album da vendere insieme ad un disco dal vivo? Non pensi che sarebbe meglio stato produrre solo il live, visto che così c’è il rischio che chi possiede già il disco in studio potrebbe non aver voglia di fare un simile acquisto?

 

Non è stata una scelta nostra, ma della Black Widow che ha esaurito la prima stampa ed ha ancora molte richieste per  The Sleeper Awakes, che tra l'altro è il nostro terzo album, anche se effettivamente il secondo full length. Inoltre non è mai uscito su vinile, ed ecco il perché di questa ristampa.  Ci sembrava giusto dargli anche questo supporto che senz'altro valorizza meglio l'orchestra (The Sleeper Awakes è stato realizzato in collaborazione con la sezione d'archi del San Carlo). Avrà quindi una nuova veste grafica, una copertina apribile corredata di 13 fotografie, in concerto e non, ed un disco dal vivo allegato che vorrebbe testimoniare il meglio dei nostri concerti in questi ultimi 10 anni.

 

L’influenza della musica classica e lirica nei lavori del gruppo si è sempre sentita. Si tratta di qualcosa che hai portato tu nel gruppo, o è un punto di riferimento anche per gli altri musicisti?

 

La passione per la lirica era interamente mia, e sono riuscita pian piano a contagiare anche gli altri. Ma per quello che riguarda la musica classica c'è stato sempre un interesse comune, Enrico per esempio è un profondo conoscitore di Stravinsky e di tutta la musica d'inizio Novecento in genere. 

 

Pensi che continuerete su questa strada di unione di prog aggressivo, musica classica e lirica, o dobbiamo aspettarci delle sorprese?

 

Sempre sorprese dai Presence, uno dei nostri credo è suonare per passione. Se troveremo qualcos'altro che ci appassiona quindi lo seguiremo senz'altro... Ma non abbandoneremo mai il prog ed il dark, questa è una certezza.

Cosa prevede il futuro artistico tuo e del gruppo?

Con l'uscita di The Sleeper Awakes e del Live speriamo di fare davvero una montagna di concerti, è una cosa che veramente ci manca e tutti ci chiedono perchè non suoniamo più spesso... Le difficoltà per portare in giro adeguatamente questa musica sono veramente tante, ma la Black Widow quest'anno si sta attivando seriamente per darci una mano. Intanto il prossimo disco in studio è già pronto, ed è anche questo un doppio. Dovremmo cominciare le session nel prossimo anno. Io vorrei pubblicare il mio primo disco da sola, sto cercando l'etichetta che può aiutarmi.

 

Il rock progressivo in Italia continua a trovare terreno fertile, ma, soprattutto negli anni più recenti, le numerose band di qualità in circolazione restano sconosciute ai più e i loro dischi sono comprati solo ad una cerchia molto ristretta di appassionati (la qual cosa, col passare del tempo, sembra anche accentuarsi). Che opinione ti sei fatta al riguardo?

 

Si è entrati in una specie di circolo vizioso...gli appassionati del Prog cosiddetto puro non vogliono andare oltre gli anni 70, e probabilmente hanno anche ragione, e quando poi scoprono una nuova band di qualità ne sono quasi gelosi e sono felici se posseggono soltanto loro questa rarità: di conseguenza si è sviluppato molto il mercato dei collezionisti piuttosto che quello propriamente discografico. A volte, per trovare un disco che t'interessa, è meglio che lo cerchi nelle conventions o su E-bay piuttosto che nei negozi specializzati. Questo non incoraggia certo le grandi distribuzioni ad occuparsi del Progressive che così pur essendo molto ascoltato e molto suonato rimane un genere di nicchia. A questo aggiungi il costo effettivamente alto dei dischi...si potrebbe uscire da tutto questo investendo seriamente e portando all'attenzione di un pubblico più vasto il nostro genere, ma vai a convincere le etichette alternative a finanziare un po' di pubblicità, per esempio televisiva...

 

Andando più nello specifico, Napoli è stato in passato un centro molto attivo con Balletto di Bronzo, Osanna, Cervello, Alan e Jenny Sorrenti, ecc. Negli ultimi 20 anni, invece, le realtà prog partenopee si contano sulle dita di una mano. Cosa puoi dirci delle difficoltà che si incontrano in una città particolarmente calorosa come Napoli? E’ così difficile per proposte meno commerciali trovare spazio?

 

Napoli ultimamente è tutta funky ed etnico, chi proprio vuole osare suona jazz...quando io dico che faccio la cantante mi chiedono cosa canto io rispondo rock progressivo il più delle volte mi chiedono “E cos'è?”, oppure “Perché?”. E siamo ai casi più gentili... Eppure il Prog è riuscito a fondere egregiamente tutti questi generi ed a farli andare avanti. Ci sono anche qui ottimi gruppi ma come al solito non si comunica... Forse dovremmo unirci, chissà....

 

Il mondo di internet si sta rivelando per il prog un’arma a doppio taglio: da una parte c’è la possibilità di una maggiore visibilità, è più facile per gli appassionati stare dietro alle novità e trovare i dischi rispetto ad un decennio fa. Dall’altra si denota un’ulteriore frammentazione del mondo del progressive a causa di un maggior numero di proposte, delle rivalità e, come si suol dire, gelosia del proprio orticello. Tu che rapporto hai con internet in generale, con l’internet del prog e con l’ambiente degli addetti ai lavori?

 

Hai centrato in pieno il problema, ed in parte ti ho già risposto due domande fa...In sostanza in Internet io non ci credo più tanto. E' come quando compri una chitarra o un pianoforte, magari il prezzo è buono, ma compreresti mai senza provare? Lo stesso per me è per i dischi, io voglio il mio bel negozio che sia anche un punto di confronto e scambio, voglio ascoltare e soprattutto toccare la copertina, guardare le foto e sentire l'odore della carta. Voglio un commesso competente ed appassionato, un amico che mi mette da parte quello che mi piace. La rete può servire a farti conoscere, questo sì, a velocizzare le comunicazioni, ad esempio questa intervista sarebbe stata molto più complicata da realizzare anche solo 3 anni fa, la posta elettronica è la vera cosa bella secondo me...ma niente potrà mai sostituire un bel concerto, un bel negozio, un bel locale dove si suona e si ascolta buona musica. Ed anche a livello pubblicitario, internet è molto diffusa d'accordo ma è meno immediata della radio o della tv che le accendi e sei subito dentro, per cui io che ho poco tempo confesso di conoscere molto poco i siti che diffondono il prog, mentre trovo molto utili quelli delle band per sapere quando e dove suonano, ad esempio, ma è sempre la tv o i manifesti per strada o i giornali che m'informano per primi...in sintesi credo che internet sia una cosa ottima  per lavorare meglio, ma secondo me non potrà mai sostituire la discografia ufficiale o i normali mezzi di comunicazione come invece pare  siano tutti convinti ultimamente.  

 

Sei in contatto con altri artisti del genere? E cosa pensi del progressive italiano vecchio e di quello attuale?

 

Grazie al Kalevala ho collaborato con i Greenwall, che mi hanno contattata per il loro album che dovrebbe uscire tra poco, ed è stata una collaborazione fantastica. Conosco da sempre i Garden Wall, un gruppo che fa cover dei Genesis e suona qui a Napoli. Il Prog italiano vecchio è semplicemente eccezionale, innovativo, unico. Tra l'altro proprio gruppi come i Genesis devono parecchio all'Italia come più volte loro stessi hanno dichiarato, perché il paese che per primo ha decretato il loro grande successo commerciale è stato proprio l'Italia (bei tempi!). Conosco bene Lino Vairetti degli Osanna e Vittorio Nocenzi del Banco, con lui ho anche registrato un brano bellissimo tre anni fa. Attualmente si può e si deve parlare di NUOVO Prog italiano secondo me, un po' perché quella stagione è ormai irripetibile, e un po' perché piace talmente tanto suonarlo ed ascoltarlo, e questo vale anche per gli adolescenti, che sarebbe stupido non dirlo.  

Hai altri progetti/esperienze musicali, oltre il progressive?

Ho il mio solito lavoro di turnista ed arrangiatrice, come esperienza, che mi ha portato a collaborare un po' con tutti gli artisti napoletani, famosi e non, ed anche con qualche artista non napoletano tipo Amij Stewart, Ljuna...ma i miei progetti sono tutti nel Prog, puro o contaminato che sia. 

C’è qualche altra cosa che ti va di dire ai lettori del Rotters’ Club?

Mi hanno sempre detto che la mia musica fa viaggiare...ecco, spero di continuare a farci questo viaggio insieme ancora per tanto, tanto tempo, con l'augurio di conservare questa passione che ci accompagna ogni giorno...e vorrei approfittare di questo anche per ringraziare tutti quelli che mi hanno seguita finora, e a quanti altri vorranno farlo ancora...ancora e davvero grazie!

 

Ultimo aggiornamento (Domenica 04 Luglio 2010 11:53)