Le fredde terre scandinave sono state sempre un punto di riferimento importante per il progressive rock. Se nei seventies erano attive numerose band di fondamentale importanza per un cultore del genere, non bisogna dimenticare come all’inizio degli anni ’90 l’ormai nota “triade” svedese formata da Anglagard, Anekdoten e Landberk abbia catturato non poche attenzioni. Ma anche la Norvegia è stata patria di uno dei più interessanti gruppi recenti: i White Willow, capaci di unire magnificamente prog e folk scandinavo in una straordinaria proposta suggestiva e malinconica. Nel loro primo album Ignis fatus i momenti più vicini al folk erano spesso legati ai coinvolgenti suoni del violino di Tirill Mohn. L’inizio del 2004 ha visto l’esordio solista di questa brava musicista, che con l’album A dance with the shadows (di cui potete leggere nella sezione dedicata alle recensioni) è in grado di offrire grande delicatezza impegnandosi come cantante e polistrumentista. Abbiamo scambiato qualche parola con Tirill, personaggio che ha tutte le carte in regola per costruirsi un roseo futuro musicale, e ve ne offriamo di seguito il resoconto.

 

 

Ci parli della tua carriera musicale e di come sei cresciuta in tal senso?  

Sono cresciuta in una famiglia amante della musica ed ho frequentato una scuola in cui la musica aveva un ruolo importante: tutti suonavano il flauto dal primo anno ed il violino dal terzo. Ho poi continuato a suonare entrambi questi strumenti e sono passata anche al piano, alla chitarra classica, alla batteria, alle percussioni ed infine al canto.

Prima del tuo album solista, hai suonato solo con i White Willow o anche con altri gruppi? 

Ho suonato il violino con le Bella Devas (un gruppo di ragazze la cui musica si ispira al “Einmahl kommt der liebe”), negli Schola Intrumentalis (un gruppo medievale), nei Dansende Alver (gruppo di progressive poetico che ha suonato un unico, ma meraviglioso, concerto), nei Dis (rock sperimentale, ma anche melodico), ed anche la batteria nelle Åses Død (rock band al femminile) e negli Unicorn (pop-rock sinfonico). Quando ho iniziato le registrazioni del mio album nello studio Lydkjøkkenet non ero più nella line-up di nessuno di questi gruppi.

Quali sono le tue aspettative dall’album “A dance with shadows”? 

E’ difficile dirlo… Immagino di non avere nessuna vera aspettativa. Ma il mio desiderio è che l’album riesca a raggiungere quelle persone che lo possano ritenere valido indipendentemente dallo stile o dal genere. Apprezzo davvero il mio legame con il pubblico che ascolta progressive rock. Eppure la mia musica non è solo progressive, nonostante ne presenti alcuni elementi. Ci sono anche componenti derivanti dal folk, dalla musica medievale, gotica, classica, dall’Europa Meridionale, oltre ad uno stile cantautoriale e spero perciò che la mia musica possa raggiungere anche gli ascoltatori di questi generi.

Hai scritto tutti i testi e ci sono molti riferimenti alla natura ed ai cambiamenti di stagione. Sono queste le tue fonti di ispirazione primarie?

Spesso avverto l’espressione della natura, o un cambiamento di stagione, come metafora dei miei sentimenti e delle mie sensazioni interiori. Quindi descrivo sovente un ritratto della natura che appartiene all’atmosfera che voglio esprimere nella canzone… Penso che la mia forza motrice principale sia voler rendere tutti questi meravigliosi paesaggi maggiormente raggiungibili e il mio modo per fare tutto ciò sta in un paesaggio di suoni e parole. A volte mi sento più una pittrice che una musicista, solo che uso note invece di colori.

Hai qualche “eroe” musicale, qualche artista di cui ti piacerebbe seguire le orme? 

Ho avuto pochi eroi musicali, anche se sono molti gli artisti che mi piacciono. Ammiro davvero il cantautorato di Nick Drake. Aveva raggiunto un livello incredibile nell’abilità di suonare la chitarra, nelle progressioni di accordi, nella scrittura dei testi e nel fraseggio vocale e penso che qualsiasi cantautore possa solo imparare da lui. Ho anche trovato grande ispirazioni da un cantautore greco che si chiama Pantelis Thalassinos. E’ una fonte meravigliosa ed apparentemente inesauribile di belle melodie ed arrangiamenti. Tutto ciò si estende dai momenti della vita più luminosi, in cui tutto sembra una grande festa, passando per l’amore e la perdita dell’amore, fino a dove il mondo finisce e comincia il paradiso… e poi daccapo di nuovo! Ammiro la sua presenza, l’umiltà, la cooperazione con altri musicisti e autori e la comunicazione con le persone in generale. Posso chiamarlo davvero il mio eroe musicale, si! Ed è tutto in greco!

Il tuo album è composto da canzoni scritte tra il 1996 ed il 2001. In questo stesso lasso di tempo, ci sono altri brani pronti che non hanno fatto parte del cd e che potresti utilizzare in futuro?

Si, ho due o tre canzoni risalenti allo stesso periodo che utilizzerò in una prossima registrazione.

Ed il futuro? Pensi di continuare con la tua carriera solista o pensi di collaborare con altri artisti?

Fondamentalmente penso che mi dedicherò alla carriera solista con altri album, ma capiterà sicuramente che collaborerò anche con altri artisti! Effettivamente sto già curando gli arrangiamenti di violoncello per il prossimo album dei White Willow “Storm season”, la cui registrazione è stata appena ultimata.

 

A proposito dei White Willow, ti va di spendere qualche parola su questo gruppo che ci piace molto (sul nostro sito è presente una retrospettiva)?

Come accennato, i White Willow hanno appena terminato di registrare il loro quarto album, che si intitola “Storm season” e che sarà disponibile in primavera. Insieme alla line-up di base, ci sono vari ospiti proprio come nel primo lavoro “Ignis fatus” e rispetto alle precedenti due prove, il suono si è fatto ancora più compatto e potente. E’ un album meraviglioso e non vedo l’ora che venga pubblicato.

Ci dici qualcosa riguardo la scena musicale norvegese, in particolare quella progressive e folk?

In effetti, in Norvegia c’è una scena progressive abbastanza limitata che si concreta ogni anno al festival progressive Olsoprog. Ci sono anche i gruppi degli anni '70, come Host, Thule, Aunt Mary, Junipher Greene, Ruphus e molti altri ed alcuni di loro di tanto in tanto tornano a suonare insieme in reunion E’ stata fatta anche una discografia del progressive rock norvegese, disponibile pure in lingua inglese al sito http://www.progrock.no dove è possibile leggere della maggior parte delle prog band attive in Norvegia. C’è poi il magazine Tarkus all’indirizzo http://www.tarkus.org che segue la scena progressiva norvegese con trasmissioni radio, interviste ed altre informazioni. Anche questo è disponibile nella versione in inglese. Oltre al progressive ci sono molti altri avvenimenti riguardanti la musica norvegese, ma immagino che questa sia un’altra storia…

Suoni dal vivo? 

Si, mi esibisco con un gruppo acustico di sette musicisti.

Suoni solo in Norvegia, o hai la possibilità di esibirti anche all’estero? 

Mi piacerebbe moltissimo suonare all’estero, ma finora non ho avuto ancora richieste in tal senso.

Come ti piacerebbe concludere quest’intervista? C’è qualcosa di particolare che ti va di dire ai lettori del Rotters’ Club?

Grazie per il vostro interesse! Spero un giorno di poter suonare in Italia (anche se in realtà con l’orchestra della mia scuola suonai ad Ottaviano dodici anni fa!)

Ultimo aggiornamento (Martedì 05 Maggio 2009 19:36)