Brani:

1-Descenso en el Mehellstrong; 2-Amantes de la irrealidad; 3-Cobarde o desertor; 4-Buenos deseos; 5-Marchando una del Cid (1 & 2); 6-Si todo hiciera Crack; 7-Epilogo.

Formazione:

Alex Cabral: basso; Rafael Rodriguez: chitarra; Manolo Jimenez: batteria; Alberto Fontaneda: chitarra, flauto, voce; Mento Hevia: tastiere, voce

Anno: 1979, Chapa; ristampa 1993, Si-Wan - Durata: 40:47

La scena progressiva in Spagna cominciò qualche anno più tardi rispetto al resto d'Europa. Certo i primi dischi comparvero anche qui nei primi '70, ma il momento migliore venne raggiunto intorno al 1975-1979. Di questo periodo (1979 esattamente) fa parte lo splendido album dei Crack intitolato Si todo hiciera Crack. Dico splendido perchè questo disco è veramente notevole. In primis per l'efficace uso della lingua spagnola in questo ambito che non risulta essere fuori luogo come si potrebbe pensare. Secondo motivo, ma non per importanza, la grande preparazione tecnica dei musicisti. Cominciare a suonare così "tardi" dà il rischio di emulare musiche e suoni già sentiti, ma, nonostante tutto, il prodotto gode di una certa dose di originalità.
A partire dalla prima traccia, che è Descenso en el Mahellstrong, semplicemente stupenda: grande inizio sinfonico e delicato, senza batteria, con pianoforte, basso e chitarra acustica; ma qui cresce il grande stile progressive, con un affascinante cambio di tempo degno dei migliori Jethro Tull (quelli di Thick as a brick, per intenderci). Parlo di Anderson e compagni perchè c'è un'accelerazione basso-batteria-flauto da brividi; una parte strumentale veramente imponente anche grazie al pianoforte. Ma la delicatezza torna a prevalere sull'agitazione anche se l'insieme risulta essere ancora ben ritmato. Nel finale, a coronamento di tutto, fa il suo ingresso anche la chitarra elettrica, delicatamente. Il pezzo successivo, Amantes della irrealidad, è una grande ballata perfettamente orchestrata tra le parti, con un grande solo di flauto, sempre sostenuto da una eccellente base ritmica. Tutti i musicisti fanno la loro parte in maniera esemplare. Dolce e profondo il pianoforte che con la chitarra acustica e la voce porta alla conclusione del brano, dove subentra il magnifico mellotron. Segue Cobarde o desertor, dove c'è uno splendido utilizzo della voce su una base ritmica gagliarda, a metà strada tra il folk e il rock. Ispirati soprattutto i fraseggi del basso e i buoni inserti tastieristici. Anche la chitarra acustica fa il suo dovere nell'accompagnamento delle tastiere. Leggero, ma "sentito", l'apporto della sei corde elettrica. Buenos desos comincia acusticamente, desta impressione ancora una volta il basso che spesso fuoriesce dal ruolo di accompagnatore. La canzone è meno impegnata della precedente, ma sono comunque bellissimi i cori di supporto femminili. Sul finire ancora in evidenza il bassista, mostruoso a dir poco. Anche il brano successivo, Marchando una del Cid parte 1 e 2, è una bellissima canzone di stampo tulliano alla quale però c'è da aggiungere la solita fenomenale base ritmica e qualche bel tocco di tastiere/mellotron a dar originalità al tutto. Il tema del flauto viene ripreso ora dalla chitarra, mentre il pianoforte impazza in sottofondo. Splendido anche il duetto vocale (tutto maschile stavolta), cui segue un incalzante marcetta che si fa strada per introdurre un'altra fase veloce della traccia, con un grande dispiegamento di tastiere e organi, fino al termine in dissolvenza con delicatezza di strumenti e voce,senza batteria.
La penultima traccia, quella che dà il titolo al disco, fila via tranquilla, quasi in modo scanzonato, sembra che i musicisti dimostrino la loro felicità per la riuscita del lavoro, ma l'animo dei Crack è grande ed i nostri non si astengono dal regalarci ancora un'altra stupenda variazione ben sottolineata dalla consueta straordinaria base ritmica che accompagna piacevolmente la chitarra elettrica e le tastiere fino alla fine. Epilogo è il finale strumentale di breve durata che parte guidato dal flauto, strumento che regnerà sovrano anche nella seconda parte più movimentata. Fantastica, e non mi stanco di ripeterlo, la base ritmica sempre coordinatissima.
Peccato… Magari fosse durato di più questo album. E' quasi un capolavoro assoluto, ha tutte le peculiarità che fanno gigante un disco di rock progressivo, bisogna assolutamente ascoltarlo.

Magmarockets
Gennaio 2006