Brani:

1.Monolith, 2.Ricochet, 3.The war is over, 4.What should but did not die, 5.SW4, 6.Gravity ,7.The games we play, 8.Seljak.

Formazione:

Anna Sofi Dahlberg (mellotron, voice, piano, Farfisa, organ), Nicklas Berg (voice, guitars, mellotron, Fender Rhodes, Farfisa), Jan Erik Liljeström (bass, voice), Peter Nordins (drums, cymbals, vibraphone, mellotron).

Anno: 2003, Virta Durata: 46:22

Quarto album in studio per questa band svedese, forse meno esotico per la totale assenza del violoncello dal loro suono, ma non per questo meno interessante, con un prog scuro e malinconico ancora in vena crimsoniana. Il disco si apre con Monolith che sembra il naturale collegamento con il precedente From Within, ma è solo un attimo, infatti tutto il resto dell'album è all'insegna di una nuova direzione dove Anna Sofi Dahlberg diventa protagonista principale con le sue tastiere ed in particolare per i preziosi tappeti di mellotron. Nicklas Berg (qui chiamato Barker...mah) consegna un guitar-sound molto sperimentale su Ricochet con il mellotron che fa da contraltare a questo brano che apre una nuova strada alle composizioni della band. Con The War is Over si percorrono territori di sapore psichedelico. Nicklas Berg e Jan Erik cantano su una musica imperniata su una chitarra acustica appoggiata dal mellotron e dalle percussioni di Peter Nordins pregne di reminiscenze arabe. What Should But Did Not Die miscela alla perfezione chitarra e tastiere con un incedere dal classico sapore nordico. Il brano della svolta è sicuramente SW4 con un sound che si allontana dal classico prog a cui eravamo abituati per esplorare territori più psichedelici e sperimentali. Passiamo addirittura alla new wave con la title track Gravity, brano di bell'impatto con il mellotron che affresca momenti di grande intensità fino allo splendido finale con la chitarra di Nicklas. E' proprio questi che con l'acustica introduce The Games We Play breve brano molto bello: fragile ed etereo allo stesso tempo. Chiude l'album Seljak dove chitarra e Farfisa appoggiati dal basso di Jan Erik e dal drumming di Peter Nordins confezionano un brano molto potente. L'utilizzo del vibrafono rende il pezzo ancora più interessante consegnando una band dal suono rinnovato. Sicuramente un ottimo risultato...anche senza violoncello!

Progman59
Novembre 2003