Non sono pochi gli appassionati che, erroneamente, tendono ad identificare il progressive con il rock sinfonico. In effetti, come potete constatare anche da queste pagine, non c'è nulla di più sbagliato. E' facile, tuttavia, cadere nell'errore, in quanto col tempo il termine progressive è stato quasi "tatuato" in maniera indelebile ai gruppi più famosi di rock sinfonico, quelli che più di qualsiasi altra prog-band ottennero un buon successo commerciale. Ma rispondiamo alle classiche domande fatidiche: cos'è il rock sinfonico? Quali sono i gruppi ad esso appartenenti? Quali sono le differenze e quali i punti comuni rispetto agli altri sottogeneri del progressive?
Partiamo subito col notare che, similmente a quanto avviene per il termine progressive, anche in questo caso dicendo che un gruppo appartiene al rock sinfonico si è detto tutto e non si è detto niente… Questo movimento nacque, infatti, sul finire degli anni '60, quando i gruppi inglesi, allontanandosi dal beat, cercavano nuove forme musicali basandosi sul revival del folk, del blues e, appunto, della musica sinfonica, i cui primi esperimenti si possono intravedere negli album di Moody Blues, Procol Harum e The Nice. Ma il vero successo ci fu nella prima metà degli anni '70, e per far capire la difficoltà di dare una definizione completa di rock sinfonico basta prendere i nomi più noti: Genesis, King Crimson, ELP, Yes, Gentle Giant, Van der Graaf Generator, Camel, Renaissance, Banco, PFM. Si può affermare che suonano la "stessa" musica? A mio avviso no. Come si può rispondere affermativamente alla domanda, confrontando il romanticismo dei Genesis e l'inquietudine dei VdGG, i tecnicismi gentlegiantiani e la maestosità di ELP, il sound orchestrale dei Renaissance con il flash rock degli Yes? La realtà è che tutti questi gruppi, pur risultando ognuno particolarmente originale, possono essere accomunati facendo riferimento al termine sinfonico: infatti, i nomi elencati, anche se in maniera diversa l'uno dall'altro, inserivano nelle loro composizioni non pochi spunti tratti dalla musica classica. C'è chi lo ha fatto in maniera molto netta, riproponendo in chiave rock composizioni classiche e attraverso un ampio utilizzo delle tastiere e, a volte, dell'orchestra, realizzando una musica particolarmente altisonante (ELP, Renaissance), chi, prendendo spunto da un certo modo di comporre tipico della musica colta, ne ripercorreva quasi le strutture andando oltre i classici tre minuti del rock 'n' roll, puntando su "costruzioni" particolari, spesso lunghe e dai toni talvolta romantico-decadenti (Genesis, Yes, Camel, Van der Graaf Generator), chi, ancora, preferiva cercare una miscela esplosiva che comprendesse, tra le varie influenze, anche barocchismi di grande effetto (Gentle Giant). Fondamentale fu la crescita tecnologica che favorì l'utilizzo di tastiere sempre più all'avanguardia in grado di ricreare i suoni più disparati. Si imposero, così, keyboards-wizards quali Keith Emerson, Rick Wakeman, Tony Banks, Kerry Minnear, Vittorio Nocenzi, ritagliandosi spazi ampissimi nei dischi dei gruppi di cui facevano parte e facendo divertire pubblico e stampa con improbabili, ma divertenti, sondaggi su chi fosse il tastierista più bravo. Eppure tra moog, minimoog, sintetizzatori vari e piani elettrici, lo strumento che più di ogni altro assunse un ruolo affascinante e di primaria importanza nell'ambito del rock sinfonico fu il mellotron, tutt'oggi amato da ogni appassionato del genere, anche se ampiamente superato dalle moderne tastiere analogiche. Attraverso il mellotron si azionavano dei nastri magnetici che permettevano di ascoltare sonorità preregistrate di archi, fiati e cori. Certo i meccanismi delicati dello strumento non ne garantivano la completa affidabilità, eppure i risultati ottenuti all'epoca furono straordinariamente seducenti, al punto che ancora a distanza di anni il suono del mellotron manda in brodo di giuggiole non pochi ascoltatori. In effetti, è qui uno dei segreti del rock sinfonico: i suoni, i timbri… Oggi le moderne tastiere possono riprodurre qualsiasi tipo di sonorità, ma le calde ed avvolgenti note di un mellotron, di un organo Hammond, di un minimoog, pur "sporche", difficilmente lasciano indifferenti. Ad ogni modo, l'ampio utilizzo delle tastiere fu uno degli elementi distintivi del rock sinfonico, a volte andando a scapito delle chitarre (ELP, VdGG, Renaissance, Rick Wakeman, Orme), altre volte regalando magnifiche composizioni interagendo con la sei corde (Genesis, Gentle Giant, Yes, PFM). E, sempre parlando di strumentazione, non si può dimenticare che molti dei gruppi che si cimentarono col rock sinfonico facevano anche un ampio uso di strumenti classici quali flauto, pianoforte, chitarra classica e violino (a volte anche violoncello, clavicembalo, xilofono, oboe, fagotto, clarinetto), che li legano ulteriormente alla musica sinfonica. Altro elemento che accomunò quasi tutti i gruppi di questo filone fu, poi, la durata dei brani: prendendo, infatti, spunto dalla musica classica non pochi musicisti realizzarono canzoni dalla lunghissima durata, che spesso occupavano un intero lato (se non entrambi) dei long playing assumendo forma di suite: brani che si presentavano variopinti, spesso suddivisi in diversi movimenti, caratterizzati da continui cambi di tempo e di atmosfera, in cui le esecuzioni strumentali erano di prim'ordine. Suite come "Supper's ready" dei Genesis, "Tarkus" e "Karn Evil 9" di ELP, " Lizard" dei King Crimson, "A plague of lighthouse keepers" dei VdGG, "The Snow Goose" dei Camel, "Close to the edge" e "Awaken" degli Yes, "Il giardino del mago" del Banco del Mutuo Soccorso restano ancora oggi capolavori irraggiungibili del progressive.

Ad accomunare, quindi, i gruppi di rock sinfonico furono essenzialmente i rimandi classicheggianti della musica, il grande uso delle tastiere e di strumenti classici e i lunghi brani. Ma non si trattava degli unici fattori di cambiamento rispetto alla concezione di rock che si era avuta fino ad allora. Anche il pubblico, infatti, fece la sua parte: affascinato da questo nuovo modo di proporre la musica rock, non era composto da giovani scalmanati che andavano ai concerti per urlare e per fare baldoria bensì da ragazzi che si concentravano sulla musica cercando di assimilare al meglio le complesse partiture che venivano eseguite pure in concerto. Insomma, la musica non era più solo svago e divertimento ma vera e propria linfa vitale che alimentava mente ed anima. Cosicché anche le tematiche affrontate dai musicisti nei loro album cambiarono, e nonostante oggi alcune esperienze sono accusate di ingenuità e anacronismo se non, addirittura, di essere kitsch, all'epoca fu facile attirare l'attenzione attraverso temi fantastici e surreali, caratterizzati da mondi incantati, gnomi, draghi e folletti, rimandi all'epica medievale e invenzioni di universi fantascientifici.

Vediamo ora le caratteristiche che distinguevano i gruppi più importanti rndendoli unici ed imitatissimi sia negli anni '70 che in quelli a venire.

I Genesis incarnano il sound più classico del rock sinfonico, quello ancora oggi più amato e più emulato. Classica formazione a cinque, con voce, chitarra, tastiere, basso e batteria (e uso parsimonioso anche del flauto), autrice di una musica dai toni romantici e fiabeschi, perfetta a descrivere le favole surreali narrate attraverso le canzoni. Gli intrecci strumentali che portavano spesso a cambi di atmosfera che andavano dalla delicatezza alla vivacità, i magici momenti solistici, la teatralità del cantante Peter Gabriel e le artistiche esibizioni live sono tutti elementi che hanno subito e subiscono tuttora innumerevoli tentativi di imitazione.

Emerson, Lake & Palmer furono un trio di grande levatura tecnica (tastiere-basso-batteria, con la chitarra utilizzata solo sporadicamente) ed uno dei gruppi che maggiormente prese spunto dalla musica classica. Il tastierista Keith Emerson, dopo i suoi studi classici, approdò al rock e diventò in breve tempo un virtuoso delle tastiere, attraverso le quali cercò di proporre in chiave rock composizioni sinfoniche (emblematico il rifacimento di "Pictures at an exhibition" di Mussorgskij), riuscendo nell'intento di rendere la musica classica più "simpatica" agli ascoltari rock. La grande magniloquenza della musica degli ELP e i funambolismi emersoniani che si incrociano con una sezione ritmica potente e trascinante (eccezionale il lavoro del batterista Carl Palmer) restano il lato più caratteristico, anche se nei loro album non sono mai mancate delicate ballate guidate dalla sei corde acustica suonata dal bassista Greg Lake.

Gli Yes furono quelli che enfatizzarono più di ogni altro tecnicismi e prolissità. Classica formazione a cinque i cui componenti si sono mostrati dei veri maestri con i loro strumenti, con la voce cristallina di Jon Anderson (sembra quasi un canto in falsetto) a incantare più di una generazione, arrivarono anche ad eccessi (come il monumentale "Tales from topographic oceans", doppio album composto da 4 suite: una per ogni facciata!) per i quali si finisce per amarli o odiarli.

I King Crimson del geniale chitarrista Robert Fripp furono i più sperimentatori, capaci di passare con disinvoltura dal rock più sinfonico, con incredibili e suadenti tappeti di mellotron, a sfuriate strumentali con chitarra protagonista, dal jazz rock all'improvvisazione, sempre con una classe fuori dal comune. La formazione raramente si mantenne stabile, e questo fatto comportò anche la realizzazione di album molto diversi l'uno dall'altro, ma il loro esordio "In the court of the Crimson King" resta un punto di riferimento imprescindibile per il rock sinfonico.

 I Gentle Giant furono senza dubbio il gruppo più avventuroso, con una musica che mescolava elementi barocchi, folk, rock e jazz, sfruttando un ampio parco strumenti e l'incredibile abilità tecnica dei musicisti. Altro elemento distintivo fu l'utilizzo di coretti particolari e stili di canto che ricordano i solfeggi del conservatorio.

 I Van der Graaf Generator si distinsero sia per le atmosfere cupe e quasi sepolcrali della musica, sia per la strumentazione utilizzata. Ad una sezione ritmica solida e spesso ossessiva si affiancavano le sonorità drammatiche dell'organo ed un cospicuo utilizzo del sax solitamente dissonante con risultati particolarmente originali che, combinando rock, classica, jazz e suoni foschi ed agitati, davano vita ad una musica assolutamente unica. Ma il personaggio di punta del gruppo era il cantante Peter Hammill, doti vocali eccezionali e grande carisma, nonché eccellente autore dei testi che risultavano sempre molto ispirati.

I Renaissance, similmente agli ELP, prendevano ampiamente spunto dalla musica classica, mostrando però, rispetto alla band di Emerson, un maggiore romanticismo, accentuato dall'incredibile voce di Annie Haslam, straordinaria cantante capace di raggiungere vette altissime, e da qualche spunto vicino al folk. Nei loro album, inoltre, si riscontra di frequente la presenza dell'orchestra che rende più altisonante il sound.

I Camel rimarcarono particolarmente la vena romantica del rock sinfonico, con la chitarra "piangente" del leader Andrew Latimer a realizzare momenti musicali di straordinaria intensità.

Un discorso specifico va fatto per i Jethro Tull, gruppo che per alcuni rientra "per caso" nel progressive. In effetti, si tratta di una band che unisce soprattutto elementi rock, folk, ballate tradizionali, hard e blues, caratterizzandosi anche per l'ampio uso del flauto del leader e cantante Ian Anderson, sorta di menestrello del rock e vero animale da palcoscenico.

Tutti questi gruppi, in un modo o nell'altro, influenzarono notevolmente il panorama progressivo "minore" e quello degli anni a seguire. Ma bisogna ricordare che se il rock sinfonico nacque in Gran Bretagna, che è la patria dei gruppi del genere maggiormente conosciuti, anche gruppi non provenienti dalla terra di Albione riuscirono ad essere molto personali col loro rock sinfonico.
Gli italiani Premiata Forneria Marconi e Banco del Mutuo Soccorso, pur prendendo inizialmente spunto dalle esperienze inglesi, diedero un tocco originale alla loro musica con inflessioni mediterranee di grande fascino. La PFM puntò su un prog sinfonico più grintoso, il Banco su una maggiore raffinatezza. In Francia, invece, gli Ange si fecero capostipiti di un rock sinfonico molto teatrale, con tastiere in evidenza e cantato di tipo scenico e drammatico, a volte anche recitato, grazie peraltro all'uso della madrelingua che favorisce non poco la riuscita di simili composizioni.

Tutto questo negli anni '70, sul finire dei quali ci fu il momento di crisi del rock sinfonico e, più in generale, del progressive. C'è chi individua le origini della crisi nella nascente affermazione del punk e del nichilismo che lo caratterizzava, nonché della disco music spensierata, chi le vede nello strapotere che cominciavano ad avere le case discografiche, chi, ancora, vede i grandi gruppi come Yes e Emerson, Lake & Palmer i veri "killer" del rock sinfonico, a causa delle loro degenerazioni ed esasperazioni barocche. Non dimenticherei, però, che verso la fine dei seventies la scintilla della creatività sembrava essersi spenta per tutti i grandi gruppi che fino a quel momento avevano scritto pagine straordinarie. Probabilmente la verità va inquadrata nella somma di queste varie cause che andarono, così, ad alimentare la crisi degli anni '80, periodo in cui, terminata l'epopea d'oro del progressive, il rock sinfonico si "tramutò", se si può dire, nel new prog – del quale parliamo in una sezione a parte.

Essendo il "sottogenere" che raggruppa i musicisti che ottennero maggiore successo commerciale, il rock sinfonico risulta anche quello che ha subito maggiori tentativi di imitazione e che, quindi, vanta attualmente un elevato numero di band che si rifanno alle sue caratteristiche, per la gioia dei numerosi appassionati che seguono questo filone.

Peppe
Agosto 2002

Ultimo aggiornamento (Domenica 10 Maggio 2009 18:16)