Brani:
1-The Barn; 2-Old souls; 3-Windmill; 4-Black out; 5-Earth bound; 6-Mold your life; 7-Never surrender
Formazione:
Alessandro Accordino: voce, piano Rhodes, sintetizzatori; Jacopo Giusti: batteria e percussioni; Davide Matteucci: sax e oboe; Simone Coloretti: chitarre; Alfonso Papasso: basso
Prodotto da: Egoband “Il Granaio” Edizioni
Anno: 1999, Mellow Records - Durata: 46:19

La Scuola di Canterbury ha influenzato numerosi artisti e varie generazioni ed era inevitabile che gli echi del magico sound esploso in questa cittadina del Kent arrivassero anche in Italia. Sorprende, tuttavia, che un gruppo come gli Egoband, protagonisti del risorgimento progressivo italiano all’inizio degli anni ’90, potessero proporre un disco come questo Earth. La band del tastierista Accordino, infatti, si era cimentata in un new-prog abbastanza personale e sufficientemente aggressivo e nonostante degli album abbastanza differenti l’uno dall’altro mai ci si sarebbe aspettati un così brusco cambio di direzione stilistica. La lunga The Barn, da sola, varrebbe l’acquisto di questo splendido album. Ventuno minuti e mezzo strumentali di magiche combinazioni musicali, in cui interagiscono tastiere, piano, sax, oboe e chitarre su ritmi agili ed eleganti in continua variazione, che permettono l’alternanza di passaggi melodici e raffinati ed altri nei quali emerge un jazz-rock particolarmente dinamico. Ma anche gli altri brani meritano un ascolto attento, a partire dal delicato minuto di piano e sax di Old souls, passando per gli oltre otto minuti di Windmill, primo episodio cantato, dai toni caldi, passionali e surreali o per le delicate atmosfere che si muovono dal blues al jazz di Earth bound, fino alla conclusiva e pacata oasi sonora di Never surrender. Gli Egoband inanellano una serie di gemme preziose, finemente composte prendendo spunto da maestri degli anni ’70, ma evitando del tutto qualsiasi clonazione e mantenendo forte una spiccata personalità. Con il loro modo di essere, la loro natura mutevole e il loro estro musicale sono riusciti a sfornare un album i cui padri putativi rispondono ai nomi di Soft Machine, National Health, Caravan, Nucleus; eppure, gli Egoband sono stati bravissimi a miscelare queste influenze e a trasportarle nella musica moderna, riuscendo così a creare un piccolo gioiello che regala emozioni ad ogni ascolto.

Peppe
Febbraio 2004

Ultimo aggiornamento (Lunedì 28 Settembre 2009 14:43)